Alberto Gatto era nato il 1° ottobre del 1931 a Villa San Giovanni, ad una decina di chilometri da Reggio Calabria, ma è da considerarsi a tutti gli effetti un reggino purosangue, ed infatti abitava al rione Ferrovieri. E come tutti i giovani del luogo, ha respirato fin da bambino l’aria dello Stadio Comunale, situato in fondo al Viale Galileo Galilei.
Gatto ha giocato sempre nella Reggina, ha giocato solo per la Reggina.

L’esordio e i numeri in amaranto
Il suo esordio in maglia amaranto risale al lontano 16 novembre del 1952, quando al “Comunale” di Trapani, per il campionato di Quarta Serie, la Reggina dell’allenatore Pietro Piselli aveva sconfitto a domicilio la squadra siciliana con un sonante 4 a 1. Tanto per rendersi conto della fedeltà di Gatto alla maglia amaranto, basti pensare che l’ultima partita da lui disputata tra le fila della Reggina è l’incontro Reggina – Lecco, di Serie B, terminato 0 a 0, del 6 Febbraio del 1966. Quattordici campionati, ininterrottamente dalla Quarta Serie alla Serie B con Tommaso Maestrelli; 361 partite di campionato e 48 gol (senza contare le partite di Coppa Italia od altro). Questi numeri collocano Gatto al vertice della graduatoria dei calciatori della Reggina con il più alto coefficiente, inarrivabile.

Una carriera polivalente
Alberto Gatto aveva cominciato la propria carriera di calciatore da attaccante, per poi ritrovarsi a concluderla da libero. Ma apparteneva a quella categoria di calciatori la cui azione era semplice e priva di fronzoli, per cui riusciva a giocare bene in ogni ruolo, difesa, centrocampo, attacco. In effetti, in quei lontani anni ’50 di calcio ancora pionieristico, si riteneva che se uno sapeva giocare a pallone sapeva farlo in ogni ruolo. Ma, nonostante questo suo modo di essere calciatore apparisse così semplice, è riuscito ad affacciarsi anche alla Serie B: magari alla fine della carriera, ma è stato comunque per lui un premio meritatissimo.

Il servizio militare e la Nazionale militare
All’epoca di Gatto esisteva il servizio militare di leva. Nemmeno i calciatori potevano sfuggire a quest’obbligo. Il nostro campione venne arruolato in Aeronautica, e in quel periodo partecipò con la squadra Nazionale militare ad alcuni tornei internazionali.
La vita privata e il trasferimento a Udine
Nel 1958 Gatto aveva sposato a Udine la signora Maria Luisa De Piero ed è in quella città che si trasferì nel 1966 con la famiglia, una volta appese le scarpe al chiodo. Dal matrimonio sono nati Roberto (1961) e Massimo (1965). Gatto aveva vinto il concorso nelle Ferrovie dello Stato, era arrivata la sistemazione. Negli anni Cinquanta e Sessanta i calciatori come Gatto non si arricchivano come avviene oggi, ma sopravvivevano. Ecco, quindi, che il posto sicuro era ancora quanto mai ambito.
A Udine, dunque, lavorò presso le Ferrovie dello Stato, diventando anche giocatore e capitano della Nazionale Ferrovieri. In Friuli ha comunque continuato con passione il giuoco del calcio a livello dilettantistico ricoprendo il doppio ruolo di giocatore/allenatore in tre società quali il Percoto (la squadra di un borgo del comune di Pavia di Udine, ad una quindicina di chilometri as sud del capoluogo), Cividale (ad una mezz’oretta di macchina a est di Udine) e Buttrio (ad una decina di chilometri a sud est di Udine) dove ancora militava fino alla malattia. Si evidenzia che vinse dei campionati con tutte le società sopra richiamate, portandole ai massimi livelli dilettantistici regionali.
Tra i vari riconoscimenti ricevuti si segnala la Medaglia d’oro quale “Miglior atleta dilettante” del Friuli Venezia Giulia del 1971.
La tragica scomparsa
Ma … spesso il destino beffardo è dietro l’angolo, e ti fa scherzi atroci. In settembre del 1976 arrivò a Reggio Calabria la notizia che Alberto Gatto era morto, e la città sportiva pianse questo suo figlio così modesto, che aveva dato una lezione di attaccamento alla maglia e, per conseguenza, alla città, che aveva lasciato solamente per andare a lavorare, seguendo il triste destino di tantissimi altri emigrati.
Ricordiamo ancora perfettamente la voce commossa dello speaker ufficiale del “Comunale”, Muccio Baccellieri, il quale, domenica 3 ottobre 1976, prima dell’inizio della partita Reggina – Brindisi, comunicava al pubblico presente la morte di Alberto Gatto, che era avvenuta il 25 settembre, suscitando un solenne applauso.
Qualche anno fa l’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria, con una lodevole decisione, ha intitolato ad Alberto Gatto una strada: quella via che dal piazzale nord dello stadio, intitolato Piazzale Tommaso Maestrelli, conduce verso Largo Botteghelle.
Giuseppe Cantarella






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