I blucerchiati si devono salvare altrimenti è finita. Canonico-Foggia è addio. Mancini “nuovo” Presidente della Lucchese: e gli stipendi a quando?

La Sampdoria rischia “forte” non solo perché, a seguito del pesantissimo 0-3 subito dal Frosinone, si trova al terzultimo posto in B che suonerebbe come retrocessione diretta in Serie C. Si espone (piuttosto) ad un rischio gravissimo e ben diverso soprattutto perché risulta priva di una vera e solida direzione societaria. Da qui all’orlo del precipizio il passo è breve. Ovviamente, la situazione è diventata pericolosamente “esplosiva” a partire dall’agguato teso dai gruppi del tifo organizzato che hanno lanciato di tutto tra cui bengala, fumogeni e sassi all’indirizzo del pullman della squadra di ritorno a Bogliasco dopo la disfatta ad opera dei gialloblù ciociari. I tifosi, d’altronde, percepiscono che la retrocessione in Serie C significherebbe fallimento sicuro visto il piano di risanamento economico con l’Agenzia delle Entrate – tra l’altro approvato dal Tribunale – che non prevede assolutamente la discesa in Serie C. Come riportato da “La Gazzetta dello Sport”, qualora la Sampdoria dovesse retrocedere, potrebbe venir meno la sostenibilità del piano industriale interrompendo così la continuità aziendale ed i rapporti con i creditori. Il rischio è altissimo e, in merito, ha fatto giurisprudenza la situazione della Reggina la quale, per una questione simile, è stata “sbattuta” in Serie D. Se la legge è uguale per tutti – come si legge nelle aule di qualsivoglia tribunale –, se la Sampdoria non riuscisse a preservare la Serie B e se non dovesse giungere in suo aiuto il Paperon de’ Paperoni di turno per ripianare l’ingente debito entro i termini dell’iscrizione in C, secondo le nuove norme, i blucerchiati si scontrerebbero con la Cairese che partecipa al Girone Unico di Eccellenza Ligure.

Un’altra società sull’orlo del baratro è il Foggia. Come ogni anno, oseremmo dire. Nicola Canonico, attuale patron del club, ha infatti annunciato il suo disimpegno irrevocabile, dichiarando che non verserà più un centesimo per la società e mettendo in dubbio sia la salvezza che l’iscrizione al prossimo campionato. “Da questo momento non sono più il presidente del Foggia” ha dichiarato nel corso della conferenza stampa organizzata in fretta e furia per la bisogna. “Sono disposto a cedere la società alle stesse condizioni di quando la acquistai quattro anni fa: 1,8 milioni di euro per il titolo sportivo e l’accollo di una debitoria di 2,7 milioni”. Oltre a vivere una gravissima crisi tecnica (quattro sono le sconfitte consecutive rimediate nelle ultime quattro uscite) da ieri il Foggia ha un grande, grandissimo problema societario da risolvere entro il 16 aprile coincidente con le scadenze federali e con i pagamenti degli stipendi che, a questo punto, risultano a forte rischio. Nicola Canonico è stato fin troppo chiaro: “I pagamenti avverranno solo se nelle casse del club ci saranno fondi disponibili. In caso contrario, la squadra subirà una penalizzazione in classifica”. L’ormai ex Presidente rossonero ha rincarato la dose lanciando invettive verso tutto l’ambiente: “In quattro anni ho investito 10 milioni di euro nel Foggia. Ho sempre cercato di fare il bene del club, ma contestazioni e minacce hanno superato ogni limite. Ora è arrivato il momento di dire basta”. Della grave situazione è stata messa al corrente anche la Sindaca Episcopo la quale può fare davvero poco o niente vista l’ingerenza ed il disinteresse del mondo imprenditoriale dauno. È fin troppo ovvio pensare che l’addio di Canonico avrà strascichi drammatici per il Foggia che, ad ogni buon conto, è ancora fuori dal “giro playout” visti i 30 punti conquistati in 31 incontri al più 5 sulla Casertana ed a più 11 sul Messina già con un piede in Serie D anche se la possibile (e conseguente) penalizzazione potrebbe risucchiare la squadra – letteralmente allo sbando – nei bassifondi della classifica. Nel frattempo, il direttore sportivo Luca Leone e l’allenatore Luciano Zauri dovranno decidere se proseguire o presentare le dimissioni.

Situazione abbastanza torbida anche dalle parti di Lucca dove Benedetto Mancini che, attraverso una sua società (quale?) ha rilevato il club nella scorsa settimana, ha “siglato” il quarto passaggio di proprietà nel giro di 70 giorni. Mancini non rappresenta una novità rispetto a queste operazioni. La più clamorosa risale al campionato di Serie B targato 2017 (con Vincenzo Vivarini allenatore) allorquando tentò di acquistare il Latina. In quell’occasione pur mettendo sul piatto i primi 72.000 euro, non versò i successivi 684.000 euro per completare l’acquisto della società. La stessa cosa si ripeté a Catania dove presentò logo, organigramma societario, squadra e settore tecnico, salvo poi essere bloccato dal Tribunale che dichiarò decaduta una trattativa mai avviata. Anche a Giarre, Rieti e Fano le “solite magagne” di un personaggio sopra le righe che al momento non ha pagato un centesimo ai tesserati e dipendenti della Lucchese creando malumori e tensioni con giocatori e staff tecnico. Ad ogni modo, se l’operazione dovesse andare in porto la Lucchese non arriverebbe neppure all’iscrizione al prossimo campionato di Serie C






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