di Rocco Genovese

Alla vigilia di un incontro di Champions League con il Galatasaray decisivo per il passaggio del turno, al cronista che gli chiedeva se avrebbe temuto il pubblico della Türk Telekom ArenaGianluigi Buffon spiegò – parafrasando un aforisma ben più conosciuto del compianto Johan Cruyff – che “non aveva mai visto un tifoso segnare un goal“. Il buon Gigi e la sua Juventus salutarono la massima competizione due giorni dopo (la partita fu sospesa per neve e rinviata l’indomani) a causa di una rete di Wesley Sneijder nel finale e furono “retrocessi” in Europa League, dove i bianconeri furono eliminati in semifinale dal Benfica, capace di prevalere di misura in Portogallo e strappare un sofferto 0-0 allo “Stadium”, malgrado la tifoseria avesse raccolto l’appello di mister Conte e nonostante una partita ben giocata; lo smacco di non poter giocare una finale europea nel proprio stadio non poteva certo essere paragonabile alla beffa per i lusitani, che non riuscirono (e non ci sono ancora riusciti) a cancellare “la maledizione di Bela Guttmann” e persero ai rigori contro il Siviglia.

Diciamo che ho ripensato a quella espressione un po’ spavalda del buon Gigi già di ritorno da Acireale, ascoltando in radio le dichiarazioni del neo ds Praticò junior (a proposito, congratulazioni!) in sala stampa, e mi hanno strappato più di un sorriso i numerosi proclami a mezzo stampa degli ultimi giorni, compresi quelli lanciati da coloro i quali nei mesi scorsi hanno sbeffeggiato i sostenitori della squadra, evidenziato le criticità di una rosa composta perlopiù da presunti ex calciatori o con interessi in città, rimarcato l’assenza di una dirigenza competente e capace di lottare per vincere e polemizzato persino sull’uso sistematico del solo completo bianco, anche in casa

D’altro canto, se davvero bastasse riempire uno stadio nel 1989 a Pescara sarebbe andata diversamente…La bontà del lavoro di Mister Trocini è innegabile, molti giocatori sono stati rivitalizzati con il cambio tecnico (un nome su tutti: Nino “solo goal pesanti” Ragusa) e si è riusciti a trovare un equilibrio tra la fase difensiva e la proiezione offensiva (le fasce vengono sfruttate intensamente, i cross dal fondo e dalla trequarti sono aumentati in maniera esponenziale e le reti su azione pure: sarà un caso?), e le assenze forzate per la prossima gara non devono destare troppa preoccupazione, perché la rosa è ampia ed i “superstiti” hanno l’occasione di dimostrare di essere pienamente responsabilizzati e consapevoli della propria forza.

Domenica arriva al “Granillo” la capolista, ma ricordiamoci che tale resterà quale che sia il risultato finale, e teniamo conto che si tratta della squadra con la migliore difesa (insieme al Bra, che però ha giocato più partite) dell’intera quarta serie, che è imbattuta in trasferta da ottobre e che ha digerito piuttosto bene l’inattesa sconfitta casalinga con il Sambiase ad inizio anno, anche grazie alle numerose reti dei rispolverati Sarao e Russotto. 

Eppure, risultati alla mano, l’unica differenza tra noi e loro è che nella gara di andata un loro attaccante ha gonfiato la rete da 11 metri, mentre uno dei nostri ha preso il palo da 2. Fanno molto piacere le dichiarazioni del presidente Ricci, che ci vede assoluti favoriti per il salto di categoria, o le sottolineature dei telecronisti della loro televisione ufficiale (che al termine della diretta della partita giocata a Sant’Agata di Militello invano hanno aspettato buone notizie da Ragusa ed auspicato una pronta riscossa dell’Acireale) così come i ricorsi presentati e respinti da altri soggetti: sono tutti indizi del fatto che la Reggina, questa Reggina, al di là del nome e del blasone, si è conquistata sul campo la considerazione ed il timore da parte delle avversarie.

La squadra ha tutte le carte in regola per fare il colpo ed ha meritato a suon di risultati la vicinanza del pubblico, ma pensare che la spinta del tifo (quasi che al “Granillo” ci si aspetti 10000 tifosi, e che uno stadio pieno non possa galvanizzare anche gli avversari…) basti da sola per il completamento della rimonta è un errore che potrebbe rivelarsi decisivo e doloroso.

Il campionato non finisce domenica (anche se una sciagurata sconfitta potrebbe indirizzarlo) e, per certi versi, si deciderà lontano dal “Granillo”, posto che nel prosieguo del campionato sono in programma 4 trasferte in casa di squadre in piena lotta per la salvezza, una capatina a Paternò (dove a far festa è stato solo il CastrumFavara, mentre Scafatese, Vibonese e lo stesso Siracusa non sono andate oltre il pari) e lo scontro diretto in casa di un Sambiase che domenica sarà di scena a Locri ma non potrà non ascoltare con interesse quanto accadrà in contemporanea a Reggio Calabria.

Cosa serve per battere il Siracusa? Lungi da me dare consigli a giocatori, società e staff tecnico, ma credo che i 4 elementi menzionati all’inizio di questo “pezzo” non debbano proprio mancare.

Una replica a “SCONTRO AL VERTICE: ISTRUZIONI PER L’USO”

  1. […] di facciata, ha maturato la convinzione inconscia di essere inferiore al Siracusa ed ha sperato di trovare altrove ciò che serviva  per colmare la distanza fra noi e loro, ed aver caricato di eccessivo significato un incontro […]

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