di Rocco Genovese
Visto che in questi giorni abbiamo a che fare con lettere aperte, ferite aperte, mercato aperto (per svincolati e “saldi di fine stagione”) e Curva Sud… chiusa, potremmo approfittarne per tenere bene aperti pure gli occhi.

Ieri pomeriggio, una squadra vestita di amaranto, finalmente legittimata a chiamarsi “Reggina” e fregiarsi di un marchio storico, ha messo da parte per circa un paio d’ore critiche, piagnistei e “polemicuzze”, lasciando che a parlare fosse solo il campo. Ed il campo ha detto qualcosa di piacevole e confortante.
Il migliaio (dato arrotondato per eccesso) di presenti allo stadio “Granillo” per il primo turno di Coppa Italia Serie D non può non dirsi soddisfatto per la prestazione offerta dalla compagine di casa, che ha fatto intravvedere un’idea di gioco e dimostrato di essere mentalmente pronta per il campionato, sebbene agevolata da una Vibonese apparsa meno dotata tecnicamente ed in ritardo di condizione, nonché dall’aver indirizzato subito la gara nella situazione preferita.
Vien quasi da pensare che sia bastata la rondine vista ieri pomeriggio a far arrivare la primavera, dopo un’estate passata a credere agli arrivi di (vado in ordine sparso, e mi scuso con chi sto dimenticando): Loiodice, Montalto, Di Carmine, Di Nardo, Maldonado, Dammacco, Bianchi, Malcore, e con la chicca rappresentata da tal De Felice che, pur essendo “atteso nelle prossime ore” (cit.), se n’è bellamente fregato della piazza, del blasone, di 110 anni di storia, del marchio e di quanto siamo belli, e ha fatto “bucare la notizia” a più di un cronista “affettuoso” verso l’attuale società, intaccando un certo tipo di narrazione oltremodo benevola.
Sarebbe tanto facile quanto irrispettoso tacciare di “incoerenza” o “schizofrenia” una tifoseria organizzata che passa, nel giro di una decina di giorni, dal sostenere squadra e dirigenza al Centro Sportivo alla dura e civile contestazione fuori dallo stadio, e chiudersi a riccio o paventare un inopinato disimpegno “perché non ci capite e non ci meritate” è l’atteggiamento più sbagliato possibile.
Il dispiacere del Presidente Minniti, intercettato da chi vi scrive nell’intervallo della partita, è sentito e reale ma non può non far riflettere il fatto che, nelle stesse ore in cui costui affidava a Facebook il proprio grido di dolore, il “socio” e “fraterno amico” (cit.) non si esprimeva pubblicamente ma utilizzava i propri canali social esclusivamente per pubblicizzare i piani di studio di un Corso di Laurea Triennale, quasi che la faccenda non lo riguardasse, eppure i “Diffidati Liberi” ieri hanno più volte fatto il nome di quest’ultimo.

E’ indubbio che siano stati commessi da parte della società tanti “errori di comunicazione” che nemmeno la Ferragni con il suo pandoro, il clima non sia dei migliori e non siamo affatto noi i favoriti per il salto di categoria, visto che a Siracusa hanno uno squadrone e l’altro giorno hanno pure sferrato il colpo Di Grazia (gioco di parole facile facile, lo so) e il presidente della Scafatese ha fatto i soldi con i pomodori e vuole investire parecchio, e il Pompei non scherza, e la Nissa nemmeno…
Eppure, non è detto che tutti i mali stiano venendo per nuocere: se non altro, il clima venutosi a creare negli ultimi tempi ha contribuito a far abbassare un po’ le aspettative e realizzare che sono altre le squadre che hanno “l’obbligo” di vincere potrebbe essere utile a spostare su di esse le pressioni, e chissà che nel girone I non scopriremo più di un gigante con i piedi di argilla.
E poi, in campo non va il “passato”, ma il “presente”, perché se bastasse il solo blasone, ad esempio, lo scorso anno il Livorno non le avrebbe buscate dalla Pianese ed il Piacenza non avrebbe regalato il campionato al Caldiero Terme.
Tornare nel professionismo è l’ “uniCo obiettivo“, ma non lo si raggiunge per diritto divino, visto che “siamo la Reggina, siamo Reggio Calabria e abbiamo fatto la Serie A“, ed è inutile trastullarsi con i ricordi degli spareggi di Perugia o di Bergamo, o di “quella volta al Delle Alpi“, o di “quando abbiamo sbancato l’Olimpico“, o del “-11” e delle “carcagnate” ai messinesi, o di “quando Pirlo e Ginobili passeggiavano in Via Marina” (come ha fatto quel dirigente della Reggina ai tempi di Saladini, che però non ha mai sentito l’esigenza di raccontarci qualche aneddoto relativo agli ultimi 6 mesi di attività di quella società, tra penalizzazioni, messa in mora, cessioni ad improbabili fondi stranieri e definitiva esclusione).
Allo stesso tempo, le “leccate preventive” possono fare molto male, e se un tifoso che sostiene la Reggina (anche economicamente) è contrariato perché i prezzi degli abbonamenti sono rincarati del 25% e 10 € per una partita di Coppa sono troppi (o non riesce a vederla sulla piattaforma streaming, come ci è stato segnalato), o perché Martinez non merita il trattamento che sta ricevendo, o magari perché non digerisce il ritorno di Dall’Oglio, ha tutto il diritto di esserlo e nessuno deve biasimarlo per questo, tantomeno accusarlo di essere mosso da chissà quale tornaconto.
Lo stesso Pergolizzi, elogiato perché “ha le idee chiare“, “è un valore aggiunto” e “non garantisce il posto a nessuno“, ha tanto da dimostrare: l’augurio è che possa sfatare la tradizione molto negativa che spesso vede gli ex calciatori amaranto concludere la propria esperienza alla guida tecnica con esoneri o dimissioni, e se il Campobasso ha vinto lo scudetto della serie D 2023/24 in scioltezza dopo essersi separato da lui sarà stato certamente un caso.
Comunque, la prima è andata.
Speriamo bene!








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