Subito dopo la pubblicazione dell’articolo su Alberto Gatto abbiamo ricevuto questo messaggio da un lettore che ha conosciuto personalmente lo storico calciatore amaranto. Condividiamo con grande emozione la sua testimonianza, un ricordo autentico che racconta la grandezza umana di Gatto anche fuori dal campo.


Il messaggio del lettore Tonino Mazza

Dopo il corso di sei mesi a Trieste fui destinato alla stazione ferroviaria di Udine: era il 1973. In un primo momento non ne fui entusiasta… lasciavo il mare di Trieste per la città più piovosa d’Italia. Poi, però, ho imparato ad amare Udine e i suoi abitanti come una seconda città. Lì è nata anche la mia prima figlia, Ivana.

Presentatomi alla segreteria dell’impianto, fui assegnato all’ufficio veicoli “Sacca”. Dovevo fare tirocinio con un certo Gatto. Appena entrai in ufficio lo riconobbi subito: era il mio idolo, il capitano della Reggina di quando, da ragazzino, frequentavo lo stadio. Ci presentammo e, col tempo, ci conoscemmo meglio.

Abbiamo lavorato insieme per diversi turni e ho potuto apprezzare, oltre al calciatore, l’uomo: una persona stimata e benvoluta da tutti. Poi, per motivi logistici e di servizio, mi trasferii a Pontebba, la “casa della ferrovia”. Nonostante questo, non ci perdemmo mai davvero: spesso ci sentivamo al telefono.

Ricordo ancora quel giorno in cui appresi la notizia della sua morte… ho pianto. Era, credo, il settembre del ’76.
Ho un ricordo meraviglioso di quest’uomo e sono contento che oggi una strada di Reggio, grazie a te, porti il suo nome.

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