Ridurre tutto all’errore di Lagonigro sarebbe ingiusto: i problemi della Reggina vanno ben oltre il reparto arretrato
Riceviamo, pubblichiamo e ringraziamo Giorgio Casella, conduttore di 95° minuto-Dopogara Reggina
La Reggina torna da Acireale con un pareggio che lascia più dubbi che certezze. Il risultato non rispecchia appieno l’andamento della gara, ma conferma un trend ormai evidente: la squadra amaranto fatica a imporsi anche contro avversari alla portata, sprecando troppo e concedendo l’impossibile.
Nel primo tempo la squadra è apparsa contratta, timorosa, priva di quella cattiveria agonistica che serve in partite di questo tipo. Il gol subito arriva da un errore del giovane portiere Lagonigro, apparso ancora una volta poco sereno dal punto di vista mentale. Dopo l’assist involontario che aveva regalato un gol alla Nuova Igea Virtus, anche stavolta un’incomprensione ha spianato la strada al vantaggio dei siciliani. Ma ridurre tutto al suo errore sarebbe ingiusto: i problemi della Reggina vanno ben oltre il reparto arretrato.
Nel secondo tempo si è intravista una squadra diversa, più coraggiosa e più viva. Qualche sprazzo di quella che dovrebbe essere la vera Reggina: pressing alto, tentativi di costruzione rapida, più convinzione. Ma è durato troppo poco. Gli amaranto hanno sciupato diverse occasioni clamorose sotto porta, in un festival dell’errore sia in attacco che difesa , che ha coinvolto anche giocatori considerati di spessore per la categoria.
Di buono resta forse solo la speranza: la sensazione di aver finalmente rivisto per una trentina di minuti un pizzico di orgoglio e di voglia di reagire, elementi che finora erano mancati del tutto. Ma serve molto di più. È evidente che una parte della rosa vada rivista: diversi under hanno offerto finora un contributo minimo, mentre alcuni veterani sembrano aver già concluso il proprio ciclo a Reggio.
Oggi parlare di vetta è fuori luogo. La Reggina deve guardarsi attorno, e soprattutto dietro, per non ritrovarsi invischiata in zone di classifica complicate. Ogni domenica serviranno umiltà, grinta e spirito di sacrificio. L’elmetto in testa e il coltello tra i denti, perché la storia di questa maglia impone ben altro atteggiamento.
E forse è giunto anche il momento di puntare il dito su chi questa squadra l’ha costruita, perché gli errori dei singoli si possono comprendere, ma quelli strutturali, quelli no.
Se non si è in grado di allestire una vera squadra in un campionato dilettantistico tutt’altro che irresistibile, allora è inutile accanirsi. Qui anche i più volenterosi e ottimisti hanno perso la pazienza. Continuare così non ha più senso: serve una svolta vera, non altre giustificazioni






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