Ex attaccante amaranto e oggi tecnico in una scuola calcio, Domenico “Mimmo” Zampaglione ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo dopo una lunga carriera tra Serie D e professionismo. Lo abbiamo intervistato per parlare del suo presente e, inevitabilmente, del momento difficile che sta attraversando la Reggina.


Mimmo, partiamo da te: hai deciso di smettere. Com’è arrivata questa scelta?
Sì, ho smesso. Quest’anno non gioco più: ho avuto molte chiamate, ma ho deciso di dire basta. Ho intrapreso un percorso lavorativo e alleno una scuola calcio, quindi non ho più il tempo materiale nemmeno per giocare tra amici. Sono contento, perché ho smesso mentre stavo ancora bene, non perché non ce la facevo più. È stata una scelta, non una resa.


Da tifoso amaranto, come stai vivendo il momento attuale della Reggina?
Da tifoso sono deluso, come tutta la piazza. Dopo il campionato dell’anno scorso, in cui la squadra aveva lottato fino alla fine con un grande girone di ritorno, mi aspettavo che quest’anno fosse quello giusto per vincere il campionato. Invece, ad oggi, questo non si vede. Peccato, perché anche il cambio d’allenatore è un segnale che qualcosa non va.

Torrisi è un tecnico importante, così come lo era Trocini, ma per i nomi che ha, questa Reggina dovrebbe stare in alto a giocarsi il titolo. Non so se il problema sia mentale, fisico o tecnico, ma i risultati parlano chiaro: così non va. E la Reggina, con la sua storia, non può permetterselo.


Hai vissuto tanti campionati di Serie D: come valuti quello di quest’anno?
Quando giocavo io, il Girone I era il più duro d’Italia. C’erano club come Trapani, Siracusa, Avellino, Messina, Salernitana, Vigor Lamezia, Catanzaro… ogni partita era una battaglia, c’erano sette-otto squadre che lottavano per vincere.

Oggi forse il girone più competitivo è l’H, ma anche questo è equilibrato: non vedo un’ammazza-campionato. Il Messina, ad esempio, senza la penalizzazione sarebbe in zona playoff, e parliamo di una squadra costruita all’ultimo momento. Per questo credo che il campionato sia ancora aperto: basta poco per risalire, una serie di vittorie e sei di nuovo in corsa.


Cosa serve, secondo te, per cambiare marcia?
Serve una scintilla. Basta un episodio favorevole per cambiare tutto. Io conosco diversi ragazzi che giocano nella Reggina e so quanto ci tengano, anche perché molti sono reggini e tifosi. Quando i risultati non arrivano si crea una situazione mentale pesante, ma basta poco per invertire la rotta.

Una vittoria può ridare entusiasmo, unire di nuovo squadra, tifosi e società. Ma questo succede solo se c’è programmazione, fiducia e continuità. I risultati sono l’unico antidoto a tutto ciò che di negativo si è creato.


Quindi, una stagione ancora da scrivere?
Sì, assolutamente. La Reggina deve crederci. Serve quella rabbia e quella fame che l’hanno sempre contraddistinta. Con una scintilla giusta, tutto può cambiare.

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