Esclusiva albamaranto.org – intervista a tutto campo al tecnico siciliano, ora al Giulianova: “A dicembre inizia un altro campionato. Reggina? Andato via in silenzio, non ho fallito. A Palermo…“
Incontro Rosario Pergolizzi al campo di allenamento, entrambi ci facciamo trovare nel punto ed all’orario prefissato: da pochi minuti è passato mezzogiorno, sembra una giornata di fine estate. I suoi giocatori arrivano alla spicciolata, uno di loro mi chiede di attendere poco fuori l’ingresso degli spogliatoi, poi bussa ad una porta e la apre: “Mister, c’è una persona che vuole parlarle!“. Eccolo, viene fuori. Si avvicina e mi saluta. “Carissimo, come stai?“. Visibilmente sorridente, non lo ricordavo così.
Mister, è un orario un po’ insolito per allenarsi. “Mah, non direi. Noi allo stadio ci andiamo solo per la partita, e a me piace fare le sedute alle 13:00, così non abbiamo rotture di scatole con le altre squadre che si allenano qui. Aggiungi che così i ragazzi si abituano a pranzare alle 11:30, come quando devono giocare”.
Come si trova a Giulianova? “Benissimo, ho trovato una società seria, strutturata, che sta investendo e ha un progetto. Stiamo parlando di una realtà importante, che è stata anche per molti anni nel professionismo e che era finita addirittura in Eccellenza. Quando si va in basso e ci si resta per troppo tempo è inevitabile un ridimensionamento, forse qui stava prendendo piede una mentalità regionale, mentre io voglio che si punti ad una dimensione nazionale, ed anche il presidente la vede così”.
Non metto in dubbio che lei ora si trovi in una piazza interessante, ma mi riesce difficile pensare che non l’abbiano cercata anche altri in questi mesi. “Qualcosa c’era stato, ma niente di concreto”.
A L’Aquila non avevano fatto un pensierino su di lei nelle scorse settimane? (sorride e mi lancia un’occhiataccia, ndr)
Perché il Giulianova sta faticando? ”Se quella è la nostra posizione in classifica, vuol dire che la meritiamo, probabilmente non abbiamo espresso qualità e molte avversarie ci sono superiori, però va detto che ho trovato un gruppo reattivo ed in una buona condizione, riconosco che Cappellacci aveva fatto un buon lavoro. In ogni caso, da quando ci sono io questa squadra non ha mai demeritato, e penso che avrebbe dovuto raccogliere qualcosa in più: per dire, domenica ad Ancona saremmo dovuti andare a riposo almeno con un goal di vantaggio, nella ripresa anche in 10 contro 11 abbiamo fatto bene. Il risultato è bugiardo, una disattenzione ha fatto la differenza”.
Però i goal subiti da palle inattive stanno diventando una costante, anche a L’Aquila avete perso con una rete nata dagli sviluppi di un calcio d’angolo… “Dobbiamo lavorare su questo, prendiamo un tiro a partita ma quel tiro è un goal. Nelle ultime 4 partite abbiamo preso 3 goal su palla inattiva e pure un’autorete nello scontro diretto con il San Marino, in alcune situazioni non ci mettiamo attenzione”.
La dirigenza è corsa ai ripari, sono arrivati anche elementi interessanti come Odianose e Scarsella per alzare il tasso tecnico della rosa. Si parlava anche dell’arrivo di Urso, potrebbe ritrovarlo dopo l’esperienza dello scorso anno… “Urso non verrà”.
Prendo nota, ok. Il vostro è un girone “grandi firme”, c’è gente come lei, Maurizi, Giacomarro… certo, Ostiamare ed Ancona non ci pensano a rallentare, mi sa che quest’anno l’unico obiettivo possibile è una salvezza tranquilla. ”Questo è un girone livellato verso l’alto, difficile da interpretare e combattuto fino alla fine, dove una squadra in testa alla classifica rischia di perdere contro una che deve salvarsi”.
Anche lei pensa che il girone I sia storicamente di livello inferiore? “Assolutamente, e quest’anno penso sia anche peggio degli altri anni. Il girone I si divide in due: da inizio stagione fino a dicembre c’è un campionato, poi arriva il mercato e chi ha un obiettivo anche con 2 o 3 acquisti può rivoluzionare la squadra e ripartire di slancio e alla fine sono sempre 2, massimo 3, le squadre che vanno fino in fondo”.

Lei pensa che la situazione attuale della Reggina sia rimediabile? “Aver perso in casa contro l’Igea Virtus non è un buon segnale e mi preoccupa il malumore della tifoseria, ma resto ottimista e convinto che il campionato nel girone I sia sempre recuperabile, anche con quei 3-4 accorgimenti di cui parlavo prima. Non conosco quale sia il problema della Reggina, se di condizione fisica o altro, ma c’è un’altra cosa molto importante…”
Quale? “Senza nulla togliere a chi gioca quest’anno, credo che l’anno scorso c’erano degli under veramente forti, e con loro stavamo costruendo qualcosa di veramente importante. Giuliodori, Vesprini, Ndoye e Forciniti sono giocatori di qualità, alcuni di loro adesso giocano anche in B o in C, forse la capacità o l’aver lavorato in un settore giovanile ti porta ad individuare gli under un po’ più bravi”.
Il suo collega Torrisi sostiene di aver trovato un gruppo con una condizione atletica carente, e chiunque veda una partita della Reggina nota che la squadra è lenta e non corre con intensità per tutti i 90 minuti. Di contro, se lo scorso anno la Reggina è quasi sempre apparsa brillante ed ha collezionato tante vittorie sarà stato perché era stata ben allenata, anche durante il precampionato. Secondo lei a cosa può essere dovuto questo scadimento di forma? “Non giudico il lavoro degli altri, ognuno ha i suoi metodi. Posso parlare per quello che ho fatto lo scorso anno, e posso dire di aver lavorato con un gruppo valido che si allenava con profitto, e di aver sempre messo in campo chi dimostrava di essersi allenato bene in settimana”.
Hmmm, ricordo che più di qualcuno pensava che lei “non vedeva” alcuni elementi della rosa, forse lavorare con una trentina di giocatori non è semplice… “Non sono d’accordo, per me lavorare con 20 o 30 giocatori non fa grande differenza, ragiono sempre nell’interesse della squadra e tutte le scelte di formazione erano finalizzate a raggiungere il massimo risultato possibile con gli uomini che, in quel momento, mi sembravano nelle migliori condizioni. A me interessa vincere, e se per farlo devo mettere 10 persone davanti alla porta, non ci penso due volte”.

Lei a Bologna è stato allenato da Ulivieri, intuisco che la predisposizione al pragmatismo l’abbia presa da lui. “Assolutamente, Ulivieri è un maestro di calcio, penso sia stato il migliore allenatore che ho avuto. Fammi tornare su un punto…”
Prego. “Anche alla luce del fatto che ritenevo di avere dei giovani veramente di qualità, non mi sono mai posto il problema di giocare per forza con l’under in porta o come esterno basso, per me il trentenne o il ventenne sono uguali. Nell’anno a Palermo, ad esempio, c’era ancora l’obbligo di giocare con 4 under, ma spesso e volentieri ne mettevo 5 in formazione, e mi sembra che abbiamo vinto lo stesso”.
A proposito di Palermo, come mai in una piazza molto più grande di Reggio Calabria, quindi anche molto più ricca di pressioni, la promozione è stata centrata al primo tentativo quasi in scioltezza mentre la Reggina fa tutta questa fatica a venir via dalla serie D? “Credo che il problema principale che c’è a Reggio sia la fretta, la serie D è un campionato difficile e bisogna conoscerlo bene e non fare delle scelte dettate dalla frenesia, e poi penso che non ci sia tutta questa unità in città, mi sembra che si respiri un clima da “lotta di quartiere”, non così diverso da quello che ho vissuto quando ho giocato lì. Quanto a Palermo, al di là delle qualità tecniche ed umane del gruppo che ho allenato, ho lavorato con Castagnini e Sagramola, gente di spessore e con tanti anni di calcio sulle spalle. Siamo partiti ad agosto inoltrato con 13 giocatori, non avevamo neanche i palloni, ma alla prima partita a Marsala ci hanno seguito 5500 persone”.
Però non si è lasciato benissimo con Santana, ricordo una sorta di lettera aperta pubblicata sui social nella quale lui ha espresso giudizi molto poco lusinghieri nei suoi confronti… “Con Mario poi ci siamo chiariti, diciamo che quell’anno voleva giocare un po’ di più ed ha ritenuto opportuno sfogarsi in quel modo. Intanto, l’anno dopo il Palermo in serie C non ha fatto un grande campionato e parecchi a fine stagione, Santana compreso, mi hanno mandato messaggi di stima”.
Cosa non ha funzionato a Reggio Calabria? Ritiene che sia stata un’esperienza fallimentare? “A Reggio non ho fallito, è solo che non ho potuto portare a termine il mio lavoro. Rifarei mille altre volte quell’esperienza, pur di tornare a Reggio ho rinunciato a proposte importanti, alcune arrivate persino nel viaggio in macchina da Ascoli a Reggio”.

Sappiamo bene che ha avuto dei problemi familiari che l’hanno indotta a lasciare la panchina, ma da fuori si percepiva che qualcosa, almeno a livello di rapporto con la dirigenza, si era rotto. Io ero a Siracusa ed ho assistito alla protesta che i tifosi hanno messo in atto nei confronti della squadra, in tutta onestà le dico che se non avessimo recuperato il risultato nella partita con l’Acireale penso che sarebbe stato esonerato. ”I problemi che hanno riguardato la mia famiglia sono stati di una certa entità, se non lo fossero stati non avrei rinunciato ad un biennale e alla fine sarei andato ad allenare altrove, mentre la scorsa stagione avete visto che sono rimasto fermo. Sulla dirigenza amaranto non ho niente da dire, Ballarino, Praticò e Bonanno mi hanno messo a disposizione una squadra importante, costruita secondo le mie indicazioni, che ho lasciato a due punti dalla vetta, in piena corsa per la vittoria del campionato. Se fossi rimasto, chi può dire come sarebbe finita? Magari perdevo un’altra partita e mi mandavano via, magari le vincevo tutte pure io, magari non perdevo a febbraio con il Siracusa…”
Era stato assecondato in tutto e per tutto? Ha avallato tutte le scelte, anche in sede di mercato? “Certo, e non mi riferisco solo agli under di cui parlavo prima: ho anche provato a convincere qualche altro calciatore a raggiungermi mandandogli le foto del Centro Sportivo e della città. Poi, è chiaro, lo sanno tutti che avrei voluto Maldonado e Di Nardo, due elementi di grande qualità e che stanno facendo bene anche quest’anno, addirittura in serie B come lo stesso Di Nardo”.
Rajkovic e Barranco stanno vivendo una stagione agli antipodi, ma vanno a segno regolarmente, anche domenica hanno fatto goal nelle rispettive squadre. Forse li avremmo visti giocare insieme solo per una manciata di minuti, non pensa che con quella coppia d’attacco avremmo potuto fare persino meglio e superare il Siracusa? “Probabile, avrei voluto sfruttare Rajkovic molto di più, anche perchè avevo gli uomini per reggere un modulo con due punte fisse davanti. Il suo problema col visto si è sommato a tanti altri problemi che abbiamo avuto, ma va bene lo stesso”.
Si è lasciato bene con la Reggina? “Io sono andato via in silenzio, perché il silenzio è la cosa migliore nella vita, comunque grato per avere avuto l’opportunità di avere allenato la Reggina. Come si dice dalle mie parti, “preferisco lasciare profumo”, però la mia situazione familiare era conosciuta, e dopo che sono andato via non ho ricevuto neanche una telefonata…”
Non voglio che la seduta di allenamento inizi in ritardo per colpa mia, magari la prossima volta mi racconterà del Campobasso e del perché ha interrotto la sua esperienza lì subito dopo aver vinto il campionato e con un’intera Poule Scudetto ancora da giocare. “Va bene”.
In chiusura, mi dia una risposta secca: quest’anno chi vince il girone I? “La Reggina, naturalmente”.
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