Torrisi deve dimostrare che la vittoria con la Sancataldese non è stata solo frutto del caso. Battere l’Igea Virtus per allontanarsi dalla mediocrità del centro classifica
È vero: la Reggina è come quella persona malata che ha appena iniziato una drastica cura e chissà quando gli effetti benefici si potranno “vedere” sul paziente. Così com’è vero che una partita sporca e nervosa come quella giocata ieri a San Cataldo si sarebbe potuta perdere com’è già successo in quattro ben distinti episodi. Ieri, invece, abbiamo visto una flebile ripresa e nessuno può certamente dire il contrario atteso che con il termine “flebile” sottolineo la debolezza di un impianto di gioco che esiste solo a sprazzi e in frangenti ancora sporadici. Nel post partita di ieri abbiamo più e più volte rimarcato l’importanza dei tre punti conquistati e lo smisurato valore della rete siglata da chi è deputato a “buttarla dentro” a spron battuto. Assodato che con i “ma” e con i “se” non è detto che si possano vincere le battaglie né tanto meno le guerre, Adriano Montalto ha confermato di essere pronto a raggiungere la doppia cifra prima che non si dica “se” dalle fasce laterali dovessero arrivare traversoni “precisi e veloci”. È fondamentale che in area siano “fiondati” quanti più palloni rapidi e ordinati per un elemento che ha nelle corde la tempestività, la forza, l’esperienza e la furbizia di un attaccante sgamato e pronto a tutto. Il problema c’è. E si può identificare con il termine di scarsa vena e poca fantasia di chi deve portar palla. Si può individuare in una manovra lenta, goffa e impacciata. Si può assimilare in una mancanza di spinta nelle catene laterali. E, per finire, si può accertare nella poca cura dei dettagli tecnico-tattici. Mi spiego meglio: questa squadra è poco propensa a verticalizzare il gioco già nella prima costruzione limitandosi a ripetuti e orizzontali scambi in attesa di un pertugio che – a causa della leziosità – non si trova neppure a pagarlo in contanti. Il 5-3-2 degli avversari, ovviamente, fa il resto. Eh sì, perché la maggior parte degli allenatori in questo raggruppamento amano giocare con l’ermetico sistema dei tre centrali con l’appoggio dei braccetti che riempiono l’area disponendosi completamente dietro la linea della palla. Poi ci sarebbe da considerare i troppi infortuni che stanno decurtando la squadra amaranto: partendo da Ragusa, per continuare con Edera e Pellicanò, l’infermeria sembra Via Torrione all’ora di punta. Ad ogni modo, adesso la palla passa ad Alfio Torrisi al quale spetta il difficile compito di ricostruire un’ambiente che finora ha fatto vedere ben poco nonostante una rosa invidiata anche in Serie C. Al tecnico, che due anni fa stabilì record su record con il Trapani, tocca rimboccarsi le maniche dimostrando che la vittoria – oltretutto meritata – sulla Sancataldese non è stata “solo” frutto del caso. Torrisi, già a partire da domenica prossima, allorquando al Granillo dovrà affrontare l’attuale capolista Igea Virtus, deve confermare che la vittoria col Trapani non è arrivata “soltanto” grazie ai servigi di Kragl, Balla, Acquadro, Marigosu, Palermo e Convitto (per citare solo alcuni, quelli più rappresentativi), ma per la bontà del suo lavoro. Fra le altre “cose”, la Reggina domenica prossima avrebbe un’opportunità più unica che rara per avvicinarsi sempre più alle posizioni che “contano”. Per questo motivo sono sempre più convinto che con il lavoro, con la dedizione, con la consapevolezza delle proprie forze e confidando sulle stesse, questa squadra potrebbe dapprima allontanarsi dalla zona senza infamia e senza lode di metà classifica ma – addirittura – raggiungere lo scopo iniziale, quell’obiettivo che oggi pare soltanto un miraggio. Torrisi, Capitan Barillà, i fratelli Girasole, Porcino, Salandria – figlio legittimo del Sant’Agata – e poi Mungo, Laaribi, Di Grazia, Grillo e via via tutti coloro che scenderanno in campo, hanno l’imposizione di crederci fortissimamente, di sudare la maglia e la chiara, ovvia e scontata responsabilità di impegnarsi fino allo svilimento. Solo così si può vincere, solo così si può sognare, solo così nulla sarebbe loro precluso contro la sorprendente Igea Virtus che ha un vantaggio di “soli” sette punti. È comunque chiaro, è comunque ovvio, è comunque scontato che la Reggina dovrà giocare da “autentica” Reggina, quella dallo spirito battagliero, quella che tende ad attaccare e ad imporsi, quella che dimostra ardimento e coraggio, quella che ha l’atteggiamento e le qualità di una vera guerriera, quella che non ha mai veramente combattuto in questo primo scorcio di campionato







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