Tre punti che pesano, ma quanta sofferenza
La Reggina espugna San Cataldo con un gol di Montalto al 36’, ma più che una vittoria, sembra un sospiro di sollievo. Dopo settimane di crisi e un cambio in panchina, ci si aspettava una reazione più convincente. Invece, il copione non cambia: squadra spenta, poca cattiveria agonistica e gestione caotica del vantaggio.
Il 4-3-3 di Torrisi resta un cantiere aperto
Il nuovo tecnico amaranto conferma il 4-3-3, ma il sistema resta fragile. La linea difensiva è spesso mal posizionata, il centrocampo fatica a fare filtro e le distanze tra i reparti si allungano con il passare dei minuti. La Reggina si affida troppo alle iniziative individuali di Mungo e Di Grazia, senza una manovra fluida né un pressing coordinato.
Superiori ma non superiori
La svolta avrebbe dovuto arrivare dopo l’espulsione di un giocatore della Sancataldese, ma la Reggina non ha saputo sfruttare l’uomo in più. Mancanza di ritmo, passaggi sbagliati e leziosità hanno tenuto in partita i padroni di casa fino alla fine.
Un paradosso che racconta bene lo stato attuale della squadra: poca concretezza, zero cattiveria e un’identità tattica ancora da costruire.
Quando le squadre, grazie o a causa dell’espulsione di Blondett, sono tornate ad essere pari nel numero di giocatori in campo allora la Sancataldese ha conquistato metri senza però aver creato concrete occasioni da gol.
Leziosità e limiti mentali
Montalto segna il gol decisivo ma spesso rallenta il gioco, mentre Laaribi e Porcino non riescono a dare tempi e intensità. L’unico a superare la sufficienza a metà campo è stato Mungo, che anche se ha tratti ha cercato di dare ordine e profondità ma poca cosa. La Reggina ha continuato a sbagliare scelte semplici e a gestire male i momenti della partita.
Gestione discutibile nel finale
L’espulsione di Blondett allarga le crepe: la squadra si chiude in un 4-4-1 d’emergenza, costretta a soffrire per sette minuti di recupero. Torrisi non interviene in tempo con i cambi e questo manda in sofferenza la squadra negli ultimi 20 minuti.
Una vittoria che non cancella i problemi
Tre punti che servono più per il morale che per il gioco. La Reggina deve crescere nella mentalità, nella gestione e nella convinzione. Torrisi lo aveva anche detto in conferenza stampa: serve tempo e coraggio per trasformare un gruppo impaurito in una squadra vera.
Il risultato nasconde la realtà: la Reggina è ancora fragile, insicura, incapace di imporre il proprio valore.
A San Cataldo si è vista una squadra che vive più di istinto che di idee. E in un campionato difficile come la Serie D, questo non basterà.






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