Il Brescia di Massimo Cellino ha rinunciato al ricorso in appello contro la sentenza del TFN che lo scorso 29 maggio ha condannato le “rondinelle” a ben otto punti di penalizzazione quattro dei quali da scontare nella stagione appena conclusa che le ha condannato alla Serie C. Eppure dalle parti di Brescia si continua a ribadire “Salvare il salvabile”. Se andiamo ad analizzare la situazione,  il Brescia non è stato ancora escluso dai campionati professionistici della F.I.G.C. Nei confronti delle rondinelle non c’è infatti un provvedimento che neghi l’ammissione alla Serie C che potrebbe arrivare solo dopo il 24 giugno (per Brescia, Frosinone, Salernitana e Sampdoria il termine è stato infatti prolungato ndr) quando i dirigenti azzurri potrebbero presentare la richiesta corredata di fideiussione di 700 mila euro per la Serie C oltre ai certificati relativi alla ricapitalizzazione per ripianare i debiti pregressi (4,3 milioni di euro ndr) e i documenti relativi all’autorizzazione di giocare al Rigamonti. Allo stesso tempo – però – il mancato saldo di stipendi, contributi e ritenute entro il termine “perentorio” del 6 giugno, condanna – de facto – il Brescia a ripartire dall’Eccellenza lombarda. E qui bisognerebbe sottolineare che per mantenere l’attuale matricola, Cellino potrebbe iscriverla nei dilettanti saldando tutti i debiti pregressi, un salasso mica da ridere per una squadra che ripartirebbe da un campionato regionale. Insomma tanta confusione creata ad hoc col colpo a sorpresa? Ne vedremo delle belle…

E passiamo alla Sampdoria. Mentre Cellino non ha onorato le spettanze dovute, Manfredi, Presidente dei doriani, ha saldato regolarmente tutte le scadenze federali. Nonostante ciò, in caso di sconfitta nello spareggio che la vede contrapposta alla Salernitana, la Samp non è completamente esente da rischi. Due anni or sono la Samp retrocedeva dalla massima serie a quella cadetta con un debito così ingente che il fallimento sembrava l’unica via sostenibile per tutti. La dirigenza ha pensato bene quindi di rivolgersi al Tribunale di Genova per la ristrutturazione del debito rinnovabile di anno in anno che prevedeva, comunque, la promozione in A entro la stagione successiva. Cosa che in realtà non è avvenuta. Anzi, al contrario, i campionati cadetti sono stati due con la paura di un’eventuale capitombolo in Serie C. Ma anche in caso di salvezza, i tifosi blucerchiati avrebbero poco da festeggiare giacché il Tribunale di Genova potrebbe non essere disposto a dare un’altra proroga con la conseguenza che Manfredi dovrebbe mettere sul tavolo dai 60 ai 70 milioni di euro per rientrare nei parametri federali e rispettare quanto stabilito dai regolamenti. In questi casi, il condizionale, ovviamente, è d’obbligo.

Ma tutto questo cosa c’entra col Brescia di Cellino? C’entra anche se marginalmente, tanto per fare rumore. È vero che il 6 giugno il “presidentissimo” non ha ottemperato agli obblighi federali e ed è vero che Cellino ha rinunciato all’Appello avverso i punti di penalizzazione ma è pur vero che, come abbiamo scritto, avrà tempo fino al 24 giugno per avanzare richiesta (correlata di fidejussione e pagamenti effettuati) di ammissione alla Serie C. E non è detto che non faccia espressa richiesta di riammissione in una B a 22 squadre che può andar bene a tutte le “contendenti”, compresa la Salernitana alla quale auguriamo di vincere lo spareggio salvezza. Mal che vada restano alte, altissime (anzi quasi sicure) le possibilità di vedere la Serie B a 21 squadre. A tal proposito la Salernitana ha impugnato ben due provvedimenti inerenti la gara di spareggio con la Sampdoria dove la società richiede la sospensione della stessa con l’allargamento della Serie B a 21 squadre. Intanto per una quisquiglia – 750mila euro o giù di lì a fronte di 70 milioni – la Reggina giace in D. Chi ha sbagliato ha l’obbligo di pagare – per carità – ma ci sembra ci sia stata tanta disparità di trattamento. Tanta, troppa, sebbene riconosciamo siano due procedimenti ben diversi.

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