Agenore Maurizi con Giuliano Laezza

Mister Maurizi, siamo alle battute finali di una stagione che, soprattutto in serie C ed in serie D, è stata piuttosto complicata, tra esclusioni in corso d’opera, penalizzazioni a pioggia e giocatori in lotta per raggiungere un risultato sportivo che magari sarà cancellato all’atto del vaglio delle iscrizioni al prossimo campionato. Davvero il calcio italiano non può più permettersi tutte queste squadre, soprattutto a livello professionistico?Per fare una riforma serve l’accordo di tutte le componenti, compresa l’Associazione Italiana Calciatori, che non accetterà mai una riduzione delle squadre professionistiche perché comporterebbe una perdita di posti di lavoro; allo stesso tempo, viviamo il paradosso di una serie D dove calciatori e componenti degli staff tecnici sono dilettanti solo di nome: non ci sono i contributi INAIL e previdenziali, ma quando per 5-6 giorni a settimana ci si allena, si va in ritiro e si gioca, parliamo di un impegno costante e vincolante. Il problema dei problemi è la riduzione dei costi, ma non credo che eliminare con l’accetta un tot di squadre, anche nel giro di 2 o 3 anni, possa essere il rimedio”.

Con il senno di poi, possiamo dire che la costituzione della “serie C unica” ha portato più danni che benefici?Si è rivelata deleteria, sicuramente, ed anche in Federazione sanno che c’è qualcosa da rivedere: sento parlare di “serie D d’élite”, ma a mio parere sarebbe stato meglio ripristinare la vecchia C2, per consentire a chi viene promosso dalla D di non soffrire troppo il salto in una categoria che ti impone da subito grossi investimenti, a livelli infrastrutturali e per la costituzione dell’organico, senza garantire chissà quali introiti dai diritti televisivi o dalla mutualità prevista della “legge Melandri”, che oramai va pure esaurendosi”. 

Il presidente della Lega Pro Marani sembra aver scelto la strada delle riforme per puntare alla sostenibilità del calcio, e chissà che non faccia da apripista anche per i livelli superiori…Attenzione: vanno bene le riforme, ma bisogna vedere all’atto pratico se funzionano o no. I vincoli previsti per la prossima stagione e per quella a venire mi sembrano molto stringenti, e non mi riferisco tanto al raddoppio della fideiussione da presentare o al possesso di un indice di liquidità pari a 0,8, ma soprattutto al rapporto fra stipendi e valore della produzione, che non potrà superare il 55%: sulla carta è un’ottima idea ma ho la sensazione che solo poche società potranno permettersi di allestire degli organici davvero competitivi mentre le altre faranno un uso massiccio dei giovani, con tutto il rischio di “bruciarli”, e parecchi professionisti saranno costretti a scendere di categoria per trovare ingaggi degni e poter giocare. Non vorrei che, più che un “salay cap”, si riveli un “salary cappio“!

Maurizi al Latina

Che opinione ha sulle “seconde squadre”? Anche lei, come molti tifosi ed “addetti ai lavori”, le vede come il fumo negli occhi?Il calcio è fatto dai tifosi, sono loro che mantengono in piedi tutto quanto e bisogna portare rispetto delle sensibilità altrui, però non ho un preconcetto verso le “seconde squadre” perché penso che l’unico modo per far crescere i giovani è farli giocare. Certo, queste squadre vanno costruite e portate avanti con criterio e bisogna mettere in conto che la prima stagione serve a prendere confidenza con la categoria e non va sprecata. Cito il caso del Milan Futuro: nelle prime 5 giornate penso che abbia raccolto solo 1 o 2 punti, poi ha lentamente preso ritmo ma non si è mai tirato fuori dalla zona salvezza ed ora vediamo se passa indenne il ritorno del playout con la SPAL. Tra l’altro, in quella squadra vedevo giocare Alex Jimenez e mi sembrava un pesce fuor d’acqua, mentre ora è stabile in prima squadra ed ha sfoderato più di una buona prestazione.

Anche la Juventus Under23 era partita male nel girone C, ma poi hanno avuto la buona idea di richiamare Brambilla e non far fare ai ragazzi la spola tra serie C e serie A, così sono arrivati ai playoff e sono usciti solo per il peggior piazzamento rispetto al Crotone: in questo caso, però, parliamo di una realtà ormai consolidata nel panorama della serie C, e la valorizzazione di elementi come Cambiaso, Yildiz e Soulè è un dato oggettivo che certifica la bontà del progetto. Un investimento del genere si può apprezzare dopo 6 o 7 anni, bisogna avere tanti soldi e tanta pazienza per sostenerlo, ma alla fine si ha un ritorno”.

Io spenderei una nota di merito anche per l’Atalanta Under23 di Francesco Modesto, che ha battuto 7-1 la Torres nell’andata del primo turno della fase nazionale dei playoff di serie C. Quali sono le squadre che l’hanno colpita in positivo in queste prime fasi degli spareggi promozione e quali, invece, l’hanno delusa?Fino ad ora mi ha impressionato il Pescara, che ha chiuso la stagione regolare in calando ma in queste prime gare ha giocato bene e la vittoria a Catania è pesante e può dare slancio ai biancazzurri, e poi dico la Giana Erminio, che ha battuto un discreto Monopoli: questo risultato non mi sorprende fino in fondo perché hanno fatto bene per tutto l’anno; comunque, attendo il ritorno del primo turno e l’entrata in gioco delle seconde classificate per farmi un’idea completa.

Mi aspetto molto dalla Ternana: penso che abbia un organico persino migliore di quello del Vicenza ma ha pagato cara una serie di infortuni di giocatori chiave, come Loiacono, e voglio sperare che Liverani abbia fatto metabolizzare ai suoi giocatori la delusione per la mancata promozione diretta. Tra le delusioni, a parte il Benevento che è stato umiliato in casa dalla Juventus Next Gen, ci metto l’Arezzo: non mi aspettavo si facesse battere in casa dalla Vis Pesaro ed uscisse così presto, con quell’attacco poteva e doveva fare molto di più”.

Anche in serie D è tempo di verdetti. Che idea si è fatto di quest’annata?Parto dal presupposto, come diceva spesso il mio amico Peppino Pavone, che in una competizione una sola squadra vince e le altre hanno fallito, e non importa se non hanno raggiunto il proprio obiettivo per un punto o per 30 punti. Le squadre vincitrici dei 9 gironi hanno conquistato la promozione con pieno merito, e sono state in parecchie ad aver deluso, fermo restando che la formula del campionato, così com’è, non piace a nessuno e si dovrebbe una volta per tutte mettere mano al regolamento dei playoff e fare in modo che possano garantire almeno un posto in serie C”.

Chi mette fra le squadre che hanno deluso, ad esempio?Una su tutte: il Ravenna. Credo che sia, per distacco, la società più ricca di tutta la serie D, eppure anche quest’anno ha mancato la promozione diretta, e poco conta che abbia vinto la Coppa Italia e sia la prima in graduatoria per un ripescaggio che non è detto che ci sarà: si sapeva che il Forlì era forte, ma il Ravenna avrebbe dovuto sopravanzarlo o lottare fino alla fine e non finirgli 10 punti dietro, invece dopo la sconfitta nello scontro diretto hanno mollato. Sempre rimanendo nel girone D, esprimo un giudizio molto negativo per la Pistoiese ed il Piacenza, ma in tutta la serie D sono state tante le squadre che, per blasone e valori tecnici, avrebbero potuto e dovuto fare di più: penso al Chievo Verona o al Siena, pure alla Gelbison ed alla Nocerina devono mangiarsi le mani e riflettere su cosa è stato sbagliato…”

Sono parecchie le squadre che militano in quarta serie e che lei ha avuto modo di allenare nell’arco della sua carriera. Iniziamo da Teramo e Treviso: che giudizio dà dell’annata di queste due squadre, che sono ancora in corsa per i playoff? “Domenica ho visto Teramo-Chieti ed ho avuto modo di apprezzare una gran bella prestazione dei biancorossi, sono contento per loro visto che mi sento legato a quella piazza, dove ho vissuto una delle esperienze professionali che ricordo con grande piacere. Tornando al discorso di prima, voglio rimarcare il fatto che il Teramo ha raggiunto la finale playoff con una squadra che gioca un buon calcio, pur essendo stata costruita con molti meno soldi della Sambenedettese, che ha dominato il girone F, ma anche di L’Aquila e dello stesso Chieti, che non hanno mai realmente lottato per la vittoria ed ora sono già fuori, nonostante organici con giocatori che hanno fatto anche la B o la C. Quanto al Treviso, penso che il Dolomiti Bellunesi abbia vinto il proprio girone, più che per meriti propri, per demeriti del Treviso stesso, che ha buttato troppi punti, soprattutto in casa. Credevo che l’arrivo di Parlato avrebbe raddrizzato la situazione, sarebbe bastato poco per fare proprio quello che ritenevo un girone di livello inferiore ad almeno altri 3 o 4 della quarta serie”.

Domenica è anche il giorno della finale playoff nel girone I fra Reggina e Scafatese, secondo lei chi la spunterà?Faccio una premessa: io resto sempre affezionato alle squadre dove sono stato, ma il mio legame con Scafati è particolare, anche perché vado spesso da quelle parti e la compagna di mio figlio e proprio di lì. Ho seguito alcune partite della Scafatese, anche prima che arrivasse Atzori in panchina, e devo dire che ha sempre prodotto buone prestazioni, ed ha una rosa molto assortita e con tanti elementi di qualità, soprattutto dal centrocampo in su, ed abituati a giocare per vincere in questa categoria. In tutta onestà, non ho mai ritenuto potesse contendere a Reggina e Siracusa la vittoria del campionato, anche durante la prima parte del campionato nella quale è stata anche in testa alla classifica, però il distacco accusato dalle prime due è comunque importante. Non mi sento di fare pronostici perché in una gara secca le differenze possono annullarsi ed i dettagli risultare decisivi, però sono sicuro di due cose: la prima è che la Scafatese è temibile ed ha gli uomini per far male, la seconda è che il presidente Romano punta a vincere i playoff e ci proverà per il ripescaggio, qualora si presenti l’occasione, perché la sua forza economica è importante, e di lui sentiremo parlare a lungo”.

E della Reggina cosa pensa? Qui passato e presente si intrecciano…La Reggina è una grandissima squadra, ha giocatori che ogni allenatore vorrebbe allenare, come Barillà, Ragusa, Girasole o Porcino, che ho avuto l’anno in cui sono stato lì, e poi c’è un attaccante come Barranco che mi piace molto. Come detto prima, il Siracusa ha meritato la promozione e la Reggina non può ritenersi soddisfatta di essere arrivata ad un punto dai vincitori, però ritengo che la dirigenza, l’allenatore e la squadra abbiano poco da rimproverarsi. Porto sempre nel cuore la città e la gente di Reggio e sono orgoglioso di aver lavorato per una squadra con una storia così importante, insieme ad una famiglia serissima come i Praticò, ed auguro agli amaranto di tornare presto nelle categorie superiori

Penso di aver fatto bene alla guida della Reggina, quell’anno mi era stata chiesta una salvezza tranquilla, con la possibilità di valorizzare alcuni giovani, e ritengo di aver raggiunto in pieno i miei obiettivi: al di là del risultato sportivo, siamo riusciti a fare anche qualche plusvalenza con le cessioni di Bianchimano, De Francesco e dello stesso Porcino. Probabilmente, senza quelle entrate la società sarebbe fallita prima che arrivasse Gallo a salvarla…

Però io ricordo anche, al termine della partita con l’Akragas, un coro della Curva Sud niente affatto lusinghiero nei suoi confronti… Vero, ma solo una parte della tifoseria mi ha contestato. Preferisco ricordare anche gli applausi di una parte dello stadio nella stessa partita, l’abbraccio con la squadra al termine della partita successiva a Lentini e l’applauso di tutto il “Granillo” alla fine dell’ultima partita: inizialmente, non volevo andare sotto la Curva, è stato Mimmo Praticò ad insistere perché ci andassi. Fosse dipeso esclusivamente da me, sarei rimasto alla Reggina, ma il ds Taibi era appena arrivato e mi aveva fatto capire che avrebbe cercato un altro allenatore, così ho deciso di fare un passo indietro. Mi dispiace che all’epoca io abbia subito anche delle critiche che ho ritenuto ingenerose e qualcuno è arrivato anche a minacciarmi perchè, a suo dire, non facevo giocare i ragazzi di Reggio, però mi fa piacere che, con il tempo, la mia figura sia stata rivalutata”. 

Domenica si sono disputati anche i playout in 7 gironi, fra le squadre retrocesse in Eccellenza c’è anche la Roma City, che lei ha condotto nella prima parte di stagione. Si aspettava un epilogo del genere?No, e sono molto dispiaciuto per il presidente e per la squadra, anche se dopo l’esonero non ho più seguito neanche una loro partita. La società aveva le potenzialità per fare tutto un altro campionato, anche alla luce dello scorso anno, nel quale siamo arrivati ai playoff, ma ad inizio stagione avevo espresso le mie perplessità perché non credevo che avremmo potuto puntare ad un campionato di vertice. Chiaramente, essendoci la regola che permette ad un allenatore esonerato prima del 30 dicembre di trovare un nuovo incarico nella stessa stagione, abbiamo convenuto con la dirigenza di pervenire al mio esonero. Ci siamo lasciato in buoni rapporti, auguro loro di ritrovare la serie D quanto prima“.

Cosa c’è nel futuro di mister Maurizi?Sono pronto a ripartire, in questi mesi ne ho approfittato per aggiornarmi e studiare, e c’è stato anche qualche interessamento da parte di squadre di un paio di gironi della serie D. Di sicuro, alla mia età, fra disputare un campionato di serie C con l’obiettivo di salvarsi e puntare sui giovani ed uno di serie D da giocare per vincere, preferisco questa seconda opzione; qualcosa sta bollendo in pentola, ma non dico ancora nulla“.

Si ringrazia Mister Agenore Maurizi per la disponibilità

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