di Rocco Genovese

Pasquale De Candia, trainer del Barletta

Mister De Candia, iniziamo con una domanda facile facile: chi arriva primo nel girone I, Siracusa o Reggina? “Nella parte finale di stagione le motivazioni fanno la differenza, credo che difficilmente il Siracusa possa sbagliare, ed anche quel solo punto di distanza fra le due contendenti potrebbe fare la differenza però, come si dice, ogni partita ha la sua storia. Alla Reggina va dato il grande merito di non essersi abbattuta dopo la sconfitta nello scontro diretto: è vero che mancavano tante partite alla fine, ma dopo un risultato del genere sarebbe stato più facile mollare. Trocini è un allenatore valido e molto preparato, quest’anno i risultati stanno parlando per lui, e in serie D è un lusso la presenza in rosa di elementi che hanno giocato a lungo nelle categorie superiori, come Barillà o Ragusa”.

Proprio quest’ultimo pochi giorni fa è stato decisivo con una doppietta. Che impressione le ha fatto la Reggina vista in campo contro la Nissa? “Molto positiva, ha fatto una buona gara in un momento in cui è fondamentale vincere, al di là delle prestazioni. Quello che conta è cercare in tutti i modi di insidiare il Siracusa”.

Ragusa (Reggina) esulta dopo un goal

Ha avuto modo di allenare qualche giocatore che attualmente milita in maglia amaranto? “Ho avuto Girasole a Casarano nella stagione che è stata interrotta a causa del Covid-19; quell’anno in squadra c’era anche Maurizio, il fratello di Jacopo Dall’Oglio. Ricordo Domenico come un ragazzo volenteroso ed intelligente tatticamente, purtroppo già allora doveva fare i conti con gli infortuni”.

                            Girasole (Reggina)

Lei ha citato Casarano, una piazza che giovedì potrebbe ritrovare il professionismo dopo 26 anni… “Stiamo parlando di una piazza che non c’entra nulla con la serie D ed una società che ha investito parecchio per raggiungere quest’obiettivo e che ha avuto coraggio a cambiare allenatore quando le cose non stavano andando bene, visto che Di Bari ha fatto un capolavoro. Il girone H è sempre tosto, sono sempre tante le squadre che puntano alla promozione e solo una riesce a spuntarla; è un ragionamento ampio, vale anche per il vostro girone: è un peccato che ci siano tanti presidenti che investono fior di quattrini per fare delle corazzate e poi magari a fine anno non ce la fanno ad arrivare prime, vincono i playoff e restano con un pugno di mosche in mano. La formula del campionato andrebbe ripensata, secondo me, dando più valore alla Coppa Italia di serie D ed ai playoff, gli unici tra tutti i campionati che non garantiscono una promozione al livello superiore”.

Oltre a Di Bari, qual è un tecnico del quale sentiremo parlare? “Miramari del Forlì, allena una squadra veramente forte ma è molto preparato e sta facendo la giusta gavetta. Potrebbe ripercorrere le orme di Vincenzo Italiano”.

Nella scorsa stagione, sempre nel girone H, è stato per alcuni mesi sulla panchina della Fidelis Andria, che sta vivendo un periodo delicato dopo aver lottato per la promozione diretta nella prima parte del campionato. Dopo il disimpegno del presidente Di Benedetto e le rescissioni di vari elementi della rosa (Leggi qui), ha fatto specie che i calciatori abbiano raggiunto con i mezzi propri Acerra per la partita di due settimane fa (Leggi qui). Durante la sua permanenza ha avuto il sentore che si potesse arrivare a questo punto? “Non conosco la situazione da vicino e non mi sembra opportuno espormi, in ogni caso resto tifoso delle squadre che ho allenato e mi dispiace la situazione che stanno vivendo giocatori e tifosi della Fidelis. Ho concluso la mia esperienza ad Andria con un esonero, ma mi sono lasciato in buoni rapporti con Di Benedetto: la sua è stata una scelta dettata esclusivamente dai risultati, nel calcio sono cose che capitano. Il suo disimpegno fa pensare, soprattutto visti i grandi investimenti che aveva fatto già lo scorso anno. Probabilmente, è stato consigliato male…”

Di Benedetto, ex presidente della Fidelis Andria

Ha letto l’intervista di Thiago Motta al “Corriere della Sera” all’indomani del suo esonero? Pensa sia stato opportuno rilasciarla? (Leggi qui).“Ne ho letto alcuni estratti, ed ammetto che al suo posto non avrei rilasciato interviste. Subito dopo l’esonero magari l’amarezza fa dire certe cose che, forse, analizzando con lucidità la situazione e facendo anche autocritica, non si esprimerebbero. Mi era capitato già a Casarano di essere esonerato, dopo un periodo iniziale di comprensibile scoramento anche in quella occasione ne ho approfittato per riflettere ed aggiornarmi. Sono certo che anche Motta trarrà tesoro da un’esperienza del genere e saprà ripartire”.

Un momento della semifinale di andata di Coppa Italia Eccellenza tra Barletta e Giulianova

Così come, con tutte le proporzioni del caso, è capitato a lei con il Barletta: campionato di Eccellenza dominato ed una finale di Coppa Italia di categoria con il Rovato Veronese nel mirino. “Barletta è stata la scelta giusta, con la squadra e la dirigenza abbiamo raggiunto l’obiettivo del ritorno in serie D, che mi era stato chiesto ad inizio stagione. Abbiamo fatto una cavalcata fantastica, ora ci manca solo la Coppa per mettere la ciliegina sulla torta. Non sarà facile ma abbiamo la serenità di un gruppo che ha fatto benissimo, sono certo che arriveremo bene all’appuntamento con la finale perché il gruppo vuole regalarsi questa Coppa”.

Quando ha capito che l’obiettivo promozione sarebbe stato raggiunto? “Quando abbiamo battuto la Polimnia nello scontro diretto di novembre, dopo aver mandato i nostri diretti inseguitori a 11 punti di distanza ho pensato che non avremmo potuto disperdere un vantaggio così ampio nel resto della stagione”. 

Una formazione del Barletta 2024/25, fresco di promozione in serie D

Immagino che non dimenticherà facilmente neanche la semifinale di ritorno in Coppa a Giulianova… “Credo che non ci sia modo più bello di vincere una partita come è successo a noi lì: stadio e pubblico di categoria superiore, un doppio svantaggio rimontato ed un successo ai calci di rigore… non avrei potuto chiedere di meglio! Onore anche al Giulianova, una signora squadra che ha lottato e che ha vinto con merito il proprio girone di Eccellenza”. 

Tra i tanti primati di questa stagione c’è anche quello del numero di partite giocate: fino ad ora ne avete disputate 52, in Europa nessuno ha fatto come voi. “Allora auguro a Simone Inzaghi di fare il triplete con l’Inter, così mi supera (ride, ndr)”. 

Strambelli ai tempi della Reggina (2018/19)

Protagonista assoluto della stagione è stato un suo “fedelissimo”, nonché vecchia conoscenza dei tifosi della Reggina, come Nicola Strambelli.  “Certamente, ma se siamo arrivati fino in fondo è perché la rosa è forte ma anche ben assortita: ho sempre lavorato con 22-23 elementi, abbiamo tanti giovani che hanno fatto benissimo. La gestione del gruppo è sempre fondamentale, sull’argomento ci ho persino fatto la tesi a Coverciano: Nicola è un valore aggiunto, ma parlando solo di lui farei un torto agli altri. La base è buona, con i dovuti correttivi si può fare bene anche il prossimo anno”.

Questa possiamo dire sia stata la stagione del riscatto anche per il suo presidente Romano, che ha vissuto un’esperienza molto controversa alla guida della Viterbese (leggi qui). Ci sono tutti i presupposti per mantenere il vostro binomio, quindi? “Non vedo il presidente da qualche settimana, parleremo di tutto dopo la finale di Coppa. Ovviamente, sono intenzionato a rimanere, ma dobbiamo valutare bene obiettivi e programmi”

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