Intervista all’attaccante reggino, capitano della squadra campana ed ex della sfida di domenica: <<Con Esposito trovata la quadra, a salvezza acquisita parlerò con la società. Pergolizzi non mi ha voluto alla Reggina>>
di Rocco Genovese

Marco, la vittoria di Barcellona è la quinta nelle ultime 6 giornate, da un mese e mezzo a questa parte viaggiate allo stesso ritmo del Siracusa. Solo la Reggina ha fatto meglio di voi ma domenica avrà di che preoccuparsi … “Sicuramente. Domenica è stata una partita sofferta, contro un avversario difficile e su un terreno di gioco non all’altezza, ma siamo stati bravi ad aggredire la Nuova Igea fin dal primo minuto, colpire al momento giusto e difendere il vantaggio con le unghie e con i denti fino alla fine”.

Tompte è entrato ed ha deciso la sfida con il suo goal, ma vanno riconosciuti anche i meriti del vostro portiere. La sua abilità nel parare i rigori sta diventando un fattore: dopo le partite con Locri e Scafatese si è ripetuto… “Bernardino (D’Agostino, ndr) è un fenomeno, uno dei migliori portieri della categoria. Al di là del rigore parato a Trombino, domenica è stato decisivo con un paio di interventi. Noi siamo una delle poche squadre che gioca con il portiere over, anche perché in rosa ci sono tanti giovani a disposizione, ma lui si sta rivelando una garanzia, e non lo dico perché è un compagno di squadra. A parte tutto, abbiamo giocato da squadra ed abbiamo vinto da squadra, i meriti sono stati di tutti”.
Per l’appunto, tu e “la zanzara” De Luca siete gli elementi più esperti di una rosa che è stata profondamente cambiata e ringiovanita dopo un pessimo avvio di stagione; tu stesso sei arrivato in corsa, ed hai pure bagnato il tuo esordio con un goal decisivo. Come mai hai lasciato Termoli? Erano vere le voci di problemi societari? “Ho scelto Pompei per avvicinarmi a casa, ormai vivo ad Agropoli da quasi 10 anni e negli ultimi tempi ho sempre gravitato da queste parti. Venivo da un biennio alla Palmese, ho capito che dovevo cambiare quando il presidente ha deciso di rivedere i propri programmi. A Termoli mi stavo trovando benissimo, ma c’è stato un cambio societario e la proprietà che è subentrata non ci ha dato le garanzie che cercavamo, anche se non ci sono stati problemi di natura economica. Sarei potuto rimanere in quel girone, ma volevo tornare in Campania e quando ho saputo dell’interessamento del Pompei ho accettato”.
Il tuo arrivo è coinciso con un periodo di rifondazione della rosa, se pensiamo che ad inizio stagione in parecchi davano il Pompei addirittura come candidata ai playoff. Come mai state venendo fuori solo ora: c’è una motivazione tattica o anche dell’altro? “Penso sia una serie di motivi. Siamo un bel gruppo, con mister Esposito abbiamo trovato “la quadra” in campo ed i valori stanno venendo fuori, però fa tanto lavorare con un gruppo coeso e compatto: per dirti, quando sono arrivato nelle quattro partite successive non hanno mai giocato gli stessi 11. Non posso esprimermi per quanto successo prima del mio arrivo, ma forse ad inizio anno c’è stata un po’ di confusione e magari le aspettative erano troppo alte, ed in tutto questo non ha aiutato giocare per tutta la stagione in uno stadio che non è il nostro: penso che solo questa cosa ci sia costata 3 o 4 punti”.

Per la salvezza manca solo la matematica, nelle ultime giornate potreste essere arbitri del destino di più di una squadra. Ci sono tutti i presupposti per finire in crescendo e puntare a qualcosa di più nella prossima stagione partendo da questa base, no? “È chiaro che ormai per la salvezza manca poco e cercheremo di chiudere il discorso il prima possibile, anche perché altre avversarie sono a loro volta in ripresa e lo stesso Locri, con la vittoria di oggi (ieri, ndr) ha lanciato un segnale e potrebbe alzare la quota salvezza. Per ogni discorso ne parliamo a fine campionato, ci sono tante cose che la società vuole capire e chiarire, persino il girone nel prossimo campionato”.
Sei il capitano della squadra ed hai contribuito a raddrizzare la stagione del Pompei, immagino che il tuo rinnovo di contratto sarà solo una formalità… “Io sono ben disponibile a rimanere e la società lo sa, ma ne riparleremo a salvezza acquisita”.
Hai già dichiarato in altre interviste che sei stato vicino alla maglia della Reggina in più di un’occasione, la scorsa estate forse più di altre. Pensi che indossare nuovamente quella maglia sarà un desiderio irrealizzabile? “Mai dire mai nella vita, ma quando qualcosa non dipende solo da te devi mettere in conto che non possa accadere. Sono cresciuto a Reggio, lì ho la famiglia e ci vengo in estate ed almeno 2-3 volte l’anno, anche se la vita mi ha portato a fare delle scelte ed ho deciso di stabilirmi qui ad Agropoli”.

Intuisco tutto il tuo disappunto… “Che vuoi che ti dica? Per la Reggina sarei stato disposto a ridurmi l’ingaggio, persino a prendere il minimo federale! Già anni fa l’allora ds Martino aveva espresso interesse per me, mentre lo scorso anno sono stato cercato ma Pergolizzi ha bloccato tutto, convinto che io sarei stato un doppione di Barranco, che riteneva più funzionale al suo gioco. Pazienza! A parte questa stagione, dove ho fatto 5 goal fino ad ora, negli ultimi 3 anni ho fatto 37 goal in tutto: non mi sembra un bottino mediocre!”
Ed invece la Reggina la ritroverai da avversario, come già ti era capitato 9 anni fa quando giocavi nella Cavese. “Nella Reggina conosco molte persone: il team manager, il dottor Favasuli, Ginobili (allenatore in seconda, ndr) è stato mio compagno all’Hinterreggio, ho giocato con Francesco De Felice…”

Proprio De Felice domenica si è sbloccato ed ha contribuito al successo della Reggina anche con un assist per… Barranco. “Francesco è un amico ed un bel giocatore, se messo in condizione di giocare con continuità sa essere molto pericoloso”.
Qual è il compagno di squadra più forte che hai avuto? “Joel Obi, senza dubbio. Abbiamo giocato insieme nelle giovanili dell’Inter, in campo era devastante. Ha fatto una bella carriera, come parecchi miei compagni di allora, se pensi che ero in squadra con Biraghi, Santon, Karim Laribi, Destro…”

Sarai contento del fatto che Mattia ha appena trovato una nuova squadra. Pensi che farà bene alla Reggiana? “Glielo auguro, anche se la situazione di classifica non è buona è lui è fermo da un po’; anche in serie B mancano poche partite, perciò non ha molto tempo per incidere”.
E tra i vari allenatori che hai avuto, quali sono quelli ai quali sei più legato? “Premetto che mi sono trovato bene con tutti, anche quando in qualche stagione non sono riuscito a raggiungere gli obiettivi che ci si era prefissati, ma se devo scegliere te ne dico due. Il primo è Longo, che ho avuto alla Cavese e che ora sta facendo bene a Crotone: già allora si capiva che avrebbe fatto strada, e secondo me con la squadra che ha può persino andare fino in fondo ai playoff di serie C. L’altro è De Candia, che ho avuto a Gravina ed a Nardò, e che ricordo sempre con affetto”.

Al Due Torri sei stato compagno di… Andrea Compagno, che ha trovato la sua consacrazione in Romania ed ora è finito in Estremo Oriente. Prima si parlava di scelte di vita: hai mai pensato di provare un’esperienza all’estero? “Andrea è stato molto intelligente: ha capito che in Italia non c’erano le condizioni per affermarsi e si è reinventato, e così ha fatto pure i soldini (ride, ndr). Quanto a me, posso dirti che un paio di anni fa mi avevano cercato i maltesi del Birkirkara, avrei potuto giocare persino i preliminari di Champions League, ma non me la sono sentita di accettare; tuttavia, ammetto che un’esperienza all’estero sarebbe stuzzicante e non è detto che non mi capiti prima di finire la mia carriera”.
Nella tua carriera hai avuto molte esperienze in giro per l’Italia, e conosci piuttosto bene questa categoria. Ad esempio, è vero che il girone I è qualitativamente inferiore a quelli pugliese/campano e campano/laziale? “Era da qualche stagione che non giocavo nel girone I, ammetto che rispetto agli ultimi anni il livello è un po’ superiore, ma comunque più basso rispetto, soprattutto, al girone H. Ho giocato molto tra Puglia e Campania, lì sono parecchie le società che investono e costruiscono squadre forti tecnicamente, allo stesso modo sono tante le piazze “calde” e tutti possono fare risultato con tutti”.
Fammi qualche esempio. “Beh, lo stesso Nardò viene da due finali playoff consecutive, ha speso molto e quest’anno invece è un po’ in calo, mentre il Casarano ogni anno investe intorno a 2 milioni di € per fare la squadra per salire e forse stavolta ce la fa. Ma, per dire, anche il Brindisi, che è ripartito con una nuova proprietà ed è in fondo alla classifica, ha uno squadrone ed un allenatore come Ragno che è esperto in promozioni e prova a tirarsi fuori”.

Siracusa o Reggina, chi lo vince questo campionato? “Il Siracusa è avanti, e non mi sembra mostri segni di cedimento. Va bene che dovrà riposare, ma ha 3 partite in casa e non le steccherà, e non penso proprio butterà una stagione all’ultima giornata. Non dico nulla sulla Reggina per non sembrare di parte, penso solo che alla fine rischia di pagare, a livello mentale, il fatto di essere stata sempre all’inseguimento. Però una cosa la dico lo stesso…”
Prego. “Ho la sensazione che la società che adesso è proprietaria della Reggina possa puntare a vincere questo campionato, o fare una squadra di vertice l’anno prossimo, ma non abbia la forza per fare calcio ad alti livelli, come una serie C a vincere o una serie B. Prima ti ho parlato degli investimenti che alcune società sono disposte a sostenere per vincere, penso che il Siracusa abbia speso molto di più e non sia in testa per caso”.
Chiudiamo con una domanda che ti aspettavi: se segni domenica cosa fai? “(Ride, ndr). Ho capito cosa intendi: no, ovviamente non esulto”


Intervista realizzata da Rocco Genovese. Si ringrazia l’FC Pompei e Marco Puntoriere per la disponibilità.






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