L’abbandono dell’Akragas, l’esclusionedi Turris e Taranto nonché le pesanti penalizzazioni comminate a società gloriose come Triestina, Messina e Lucchese – incapaci di ottemperare agli improrogabili obblighi federali ed al riconoscimento degli stipendi al personale – mettono a nudo ataviche problematiche che attraversano il mondo dello sport in generale. D’altronde, fintantoché nel calcio si lascino gravitare avventurieri e personaggi dalla bassissima integrità morale, saremo costretti a ripetere gli stessi concetti a prescindere dalla categoria, dall’importanza e dal blasone che il club si porta appresso oramai come zavorra o quale mera operazione nostalgica. A questi soggetti non interessa se il padre di famiglia perde il posto di lavoro e non gliene può fregar di meno di parole come fede, orgoglio, identità, passione, maglia e chi più ne ha più ne metta. Questi devono far soldi o ripulirli. E basta.

A Reggio Calabria – per fare un esempio – hanno dovuto fare i conti con un certo Felice Saladini il quale, da Amministratore Unico ha pensato bene di fare gli interessi propri e non quelli della comunità amaranto che, dalla sera alla mattina, si è ritrovata nell’inferno della Serie D dopo aver sfiorato lungamente la Serie A. Non bastasse la quarta serie, la tifoseria si è trovata costretta a parteggiare per la “presidenza” catanese rispetto a quella “filo-livornese” in una querelle tutta politica e in una città dove “l’arte del governare la res publica” è da parificare “al due di coppe quando a briscola regna bastoni”.

Tralasciamo ad hoc le situazioni riguardanti le squadre di Serie C visto che la vicenda non coinvolge direttamente il club amaranto. Almeno per il momento. Ad Agrigento, Capitale italiana della Cultura durante questo 2025, è successo di peggio. È accaduto che nell’ultimo quinquennio la politica agrigentina ha speso oltre 20 milioni di euro per promuovere il territorio, destinandoli a feste, sagre e spettacoli, ma senza investire un solo euro nello sport che, evidentemente, non rientra nel novero della cultura. Basti dire che la Fortitudo Agrigento, squadra di basket, è letteralmente sparita dalla Serie A così come la pallamano, la pallavolo così come altri sport minori hanno visto un progressivo declino e senza il minimo supporto pubblico. Per ultimo, l’Akragas che ha dovuto rinunciare al campionato di Serie D nell’indifferenza della politica e delle istituzioni. E pensare che la squadra scendeva in campo con il logo diAgrigento Capitale della Cultura 2025 sulle maglie, promuovendo la città in tutta Italia. Ma chi avrebbe dovuto finanziare questa sponsorizzazione? Il Comune di Agrigento? Il Club non ha ricevuto niente di niente, neppure un piccolo obolo per supportare la squadra come ambasciatrice della città. La stessa cosa hanno fatto la Fondazione Agrigento Capitale della Cultura (che avrebbe potuto destinare risorse al club per l’uso del marchio ufficiale) ed il Parco Archeologico della Valle dei Templi (che avrebbe potuto investire nello sport quale veicolo di promozione del territorio). Una vergogna, né più né meno. Giuseppe Di Rosa fa quindi bene a scrivere sulle pagine di Report Sicilia “Sindaco, tu e la tua giunta avete vinto la vostra partita politica, ma avete fatto perdere la città e lo sport.”

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