Oggi non è una domenica qualunque.
Oggi, Reggio Calabria torna a respirare l’attesa di una grande sfida, quella che un tempo era il pane quotidiano del Granillo e della sua gente.
Stamattina, appena sveglio, mio figlio mi ha chiesto: “Papà, a che ora gioca la Reggina?“. Una domanda semplice, ma che racchiude tutto il senso di un’attesa che si tramanda di generazione in generazione.

Oggi, la Reggina affronta il Siracusa in uno scontro al vertice del Girone I di Serie D. Poche parole bastano per riaccendere il fuoco nei cuori amaranto: oggi si lotta per la vetta, oggi si gioca per il sogno.
La Reggina non è solo una squadra di calcio, ma un pezzo d’anima di questa città. Gli ultimi anni sono stati un viaggio doloroso tra fallimenti, paure e ripartenze. Da un passato glorioso in Serie A a un presente fatto di sacrifici e sudore, ogni tifoso amaranto ha vissuto sulla propria pelle il peso di una storia che sembrava smarrita.

Ma il cuore di Reggio non ha mai smesso di battere, il Granillo non ha mai smesso di sognare.
Oggi il popolo amaranto torna a stringersi attorno alla sua squadra con la stessa passione di sempre, forse persino con più orgoglio e determinazione. Questa partita non è solo una sfida per tre punti, ma un segnale, un grido che dice al mondo che la Reggina c’è, che la sua gente è ancora qui, pronta a combattere.
Non importa la categoria, non importa quanto difficile sia il cammino. Quello che conta è che oggi il Granillo ruggirà di nuovo, che la maglia amaranto peserà ancora sul petto dei suoi giocatori come una seconda pelle, che il popolo di Reggio Calabria si alzerà in piedi per sostenere la sua squadra.
E io, dopo tanto tempo, torno a contare le ore che mancano alla partita. Torno a sentire quel brivido lungo la schiena, quella tensione che cresce mentre il fischio d’inizio si avvicina. C’è un trasporto emotivo vero, autentico, che non si può spiegare a parole. Oggi non è solo calcio. Oggi è emozione. Oggi è Reggina!






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