Non è il solo il calcio a piangere Gian Paolo Ormezzano scomparso all’età di 89 anni a causa di un malore improvviso stamattina nella sua abitazione di Torino ma l’intero mondo culturale italiano e non solo
Autorevole firma de “La Stampa” e del “Guerin Sportivo”, è stato per anni direttore responsabile di “Tuttosport”. Ma, soprattutto, è stato fino all’ultimo giorno una mente libera e arguta, innovativa e sorprendente fino alla fine raccontando lo sport da una prospettiva diversa da tutti gli altri. Grande tifoso del Torino, ha dipinto soprattutto le gesta, le cadute e le risalite del suo adorato Toro che imparò ad amare ancor prima del Grande Torino.
Oggi lo piange tutta la sua famiglia alla quale lascia una grande vastità di scritti, di ricordi, di episodi, di aneddoti. Che potranno far sorridere, riflettere ed emozionare chi ha avuto la fortuna di viverlo; ma anche chi lo ha conosciuto attraverso i suoi libri e i suoi articoli. Mai banali, sempre brillanti, sempre originali. D’altronde Gian Paolo Ormezzano non era solo un “maestro”. Lui è stato “il maestro”. In tutti i sensi

Nella giornata odierna dobbiamo registrare la scomparsa di un altro “grande” del mondo culturale italiano. Si è infatti spento all’età di 94 anni – dopo aver lottato contro una brutta malattia – anche Walter Pedullà, esimio docente di letteratura, storico e membro del Consiglio di amministrazione della Rai (dal 1977 al 1992) di cui è stato anche Presidente dal 1992 al 1993. Nato in Provincia di Reggio Calabria (precisamente a Siderno) nel 1930, si è laureato in Lettere all’Università di Messina, dedicando gran parte della sua vita alla letteratura e alla politica, altra sua grande passione che lo porterà ad assumere l’incarico di critico letterario per L’Avanti per poi passare dall’Università La Sapienza a Viale Mazzini (sede Rai), e infine alla presidenza del Teatro di Roma. Personaggio poliedrico e irridente – leggendaria è la sua ironia – ha avuto molti estimatori ma anche tantissimi oppositori a cominciare da Veltroni per finire a Berlusconi che considererà un “barzellettiere furbetto“.







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