Nelle ultime due gare disputate la Reggina è come trasformata dimostrando di esserci e di poter ambire alla vittoria finale
di Basilio Gaburin

Reggina, fu vera gloria oppure sono nettamente inferiori Licata, Enna e Paternò? La risposta sta nel mezzo e non la vogliamo prendere neppure in considerazione. La realtà dei fatti espone, invece, un dato più che confortante: tre partite, tre vittorie, otto reti siglate e zero subite oltre a ben ventuno tiri verso la porta avversaria (sette a partita, se la matematica non è una semplice opinione). Certo, la compagine amaranto non avrà vinto la Champions League ma ha dimostrato di esserci e di poter ambire alla vittoria finale di un campionato in cui Barillà e compagni non c’entrano nulla. Ma nulla davvero. Quando una squadra può permettersi il “lusso” di lasciare – tra tribuna e panchina – calciatori come Laaribi, Dall’Oglio, Malara, Mariano, Perri, Curiale, Vesprini, Giuliodori e Ingegneri (questi ultimi per infortunio) per non parlare di Martinez Katsaros e (a volte) Urso e Ragusa così come Renelus, significa che la rosa è più che forte, più che assortita, più che vigorosa. Muovendo da questa estrema consapevolezza ci sarebbe da sottolineare che da quando Mister Pergolizzi ha “abbandonato” il 3-5-2 per “abbracciare” il 4-3-3 (ma soprattutto) da quando i calciatori si sono assunti l’onere e l’onore di giocare da squadra “vera”, di scendere in campo determinati e coscienti di poter far male (ma male davvero) all’avversario, si è vista tutt’altra compagine. Basti analizzare le prove offerte da Nino Ragusa per fare un esempio. Nino – in special modo col Paternò – si è messo al servizio dei compagni spingendo su quella fascia sinistra con umiltà, forza e intelligenza tattica, propiziando – vivaddio – due dei tre gol siglati da Girasole e Cham ai danni del Paternò. E sì che Ragusa – dall’alto della propria esperienza – si potrebbe permettere il lusso di giocare da fermo. E invece no: Ragusa ha corso come un giovincello facendo assaporare il gusto della polvere a chi ha cercato di fermarlo. Un altro elemento di grande acume tattico e di grandissima padronanza della zona nevralgica del campo è stato sicuramente Ciccio Salandria: sia con il Paternò che con l’Enna ha dettato i tempi e distribuito palloni a quantità industriali ad una squadra che si “è trovata a memoria”. E Alessandro Provazza? Un furetto, un castigo del “dio del pallone”, un giocatore sprecato in questa categoria sia per la tecnica che per la facilità nel saltare l’uomo. E cosa vuoi dire ad un certo Luigino Forciniti, uno che sa colpire sia di spada che di fioretto e quel calciatore “vero” che sa “spaccare legna” e costruire come un veterano? Straordinario, inattaccabile e devastante. Basta la parola: un giocatore che già l’anno prossimo sarà inevitabilmente prezioso per qualsiasi squadra di Serie B. E poi? Possiamo sicuramente esaltare le doti di Cham, un lungagnone che corre e sa battere i calci d’angolo con le mani. Un calciatore di Serie D che sarà utile (si auspica) anche in Serie C e non solo perché ci ha preso gusto a metterla alle spalle dei portieri. Davis Curiale, da par suo, entra e segna e i difensori dell’Enna ne sanno qualcosa, ringraziando il cielo. Tralasciando la bravura e la forza dei singoli, in occasione delle gare con Enna e Paternò (e a sprazzi con il Licata) si è visto gioco spumeggiante, manovra fluida ed esecuzione rapida oltre alla conquista sistematica delle seconde palle, alla superiorità numerica in ogni zona del campo e tocchi di prima che hanno letteralmente entusiasmato estasiato, incantato, divertito e rapito il pubblico. Ovviamente bisogna proseguire su questa falsariga e con questo impegno. Se la Reggina seguiterà a giocare da Reggina – a prescindere da ogni dettame e modulo tattico – non ce n’è per nessuno. Ma nessuno nel vero senso della parola. Non amiamo far tabelle. In questa sede ci limitiamo a ricordare che i prossimi impegni rispondono ai nomi di Akragas (fuori), Sambiase (tra le mura amiche), Vibonese (in casa dell’attuale capolista), Pompei (al Granillo), Nissa (a Caltanissetta), Locri (che arriva al Granillo da ospite), CastrumFavara (in Sicilia) per poi chiudere il girone d’andata ospitando la Sancataldese. Poi la discesa del campionato di ritorno che, come ogni anno in D, sarà falsato dalle scelte scellerate delle società più attente al risparmio oppure alle deluse che non devono più chiedere nulla a questa annata.







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