Amarezze e riflessioni dopo una partita (e mezza) mal giocata

di Rocco Genovese
Allora, ricapitoliamo: in testa c’è una squadra che vince sempre (o quasi), al secondo posto c’è il Siracusa, al terzo la Vibonese, noi siamo con un piede dentro ed uno fuori la zona playoff… sì, in effetti questo è proprio un altro campionato, infatti non ci sono più Trocini e Pellegrino.

Diversamente da una famiglia di suoi omonimi che per decenni ha portato avanti un’attività di successo a Villa San Giovanni e dintorni, a mister Pergolizzi nessuna ciambella sta venendo col buco: impasta, rimescola, toglie, mette, si inventa sempre qualcosa, ma alla fine sforna solo pagnotte sciape ed indigeste, e quella servita ieri pomeriggio allo stadio “De Simone” è andata così di traverso ai 350 sostenitori amaranto (me compreso) sbarcati in Sicilia che questi ultimi hanno voltato le spalle ad una squadra che aveva appena perso uno scontro decisivo senza sapere neppure come, ma anche senza aver mai dato l’impressione di poter spostare dalla propria parte l’inerzia della gara o mettere paura ai padroni di casa, ed invitato tutti a vergognarsi per lo scempio perpetrato da settimane e non più sopportabile.

Certo, non sarebbe stato bello rovinare la “Giornata Azzurra” agli amici siracusani, ma c’è modo e modo di perdere, e serve a poco aggrapparsi al palo di Ragusa colpito da due metri: finché si gioca male, ma i difensori avversari ti regalano una o due reti di vantaggio, oppure ti viene assegnato un goal in fuorigioco ed un “rigorino” a favore, “tutto va bene, madama la marchesa“, ma ora che la fortuna pare sia già venuta meno, la classifica inizia a parlar chiaro e le occasioni per riflettere sugli errori commessi sono state sprecate, persino giornalisti ed opinionisti “teneri” ed “ottimisti di natura” puntano il dito senza più alcun imbarazzo (ed alcuna coerenza) contro l’allenatore.
E così, ecco un florilegio di critiche per il cambio Barranco-Ragusa, per l’ingresso di Provazza a fine partita, perché domenica scorsa c’era Giuliodori come esterno d’attacco, per la marcatura allegra in occasione dell’azione del goal dell’Acireale, per le dichiarazioni in conferenza stampa, per l’atteggiamento, per la confusione, per le esclusioni (giusto per restare in tema: solo io penso che Perri e Laaribi servirebbero… come il pane?), per la presunzione, etc etc.
Che fine ha fatto il “valore aggiunto“?

Hai voglia ad ostentare tranquillità e ricordare com’è finita lo scorso anno a Campobasso, omettendo volutamente di fare riferimento alla corposa campagna acquisti effettuata 10 mesi fa a suon di dollaroni da patron Rizzetta per rinforzare ulteriormente una rosa già forte di suo, o al fatto che in 28 giornate alla guida dei molisani siano state perse solo 2 partite, tante quante in 5 giornate (e mezza) alla Reggina…
7 punti di distacco dalla vetta in sole 6 giornate non erano minimamente preventivabili, ed è molto probabile che nemmeno nel recupero di mercoledì pomeriggio si riesca a reagire ed a ribaltare il risultato, dando un segnale ai tifosi, prima ancora che alle avversarie.
Con tutti i distinguo del caso, la parabola di Pergolizzi sembra assumere la medesima traiettoria di quella percorsa 15 anni orsono da Walter Alfredo Novellino, contraddistinto dalla stessa travolgente simpatia e dalla spiccata propensione all’autocritica dell’attuale tecnico amaranto ed insalivato al suo arrivo a Reggio Calabria dai cronisti dell’epoca che ricordavano ad ogni piè sospinto le “4 promozioni in 5 anni“, gli stessi che gli hanno rifilato il proverbiale “calcio dell’asino” una volta che è stato esonerato prima ancora di mangiare i “morticeddi”.

No, perché uno butta l’occhio ai risultati delle altre e vede Ciccio Cozza che bagna il proprio debutto da allenatore del Locri espugnando Sambiase, il Pompei che silura mister Cinelli al venerdì e sbanca Caltanissetta alla domenica, persino l’Akragas che nel giro di 15 giorni cambia il manico due volte e poi va vicino al colpo grosso con la Scafatese, e quasi si convince che la colpa sia di una sola persona e maledice quei 20 minuti, tanto gradevoli quanto illusori, ammirati in un turno preliminare di Coppa Italia di categoria e mai più riproposti.
Pensavamo fosse una “corazzata“, invece è “un limone con poco succo” (cit.)
Stai a vedere, sempre ricordando l’indimenticato Massimo Troisi, che “non ci resta che piangere…”

«Fino a quando dunque, Reggina, abuserai della nostra pazienza?»







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