Su nove società promosse dalla D alla C, ben cinque hanno lo stadio con posti a sedere insufficienti o parcheggi lontani oppure settori ospiti inesistenti oltre a non rispondere ad altri criteri basilari
“Problema stadio” per alcune società di Serie D che, pur vincendo i loro raggruppamenti, si trovano nelle condizioni di non potersi iscrivere al prossimo campionato di Serie C. È il caso dell’Altamura che nel Girone H ha staccato di ben 6 lunghezze il Martina e di 7 il Nardò e stracciando la concorrenza di squadre nate per vincere come il Matera, la Palmese o il Gelbison che hanno fortemente deluso. Dopo la festa promozione ecco, però, il primo “inghippo” rappresentato dal campo di gioco evidentemente non a norma se non dopo un vero e proprio maquillage ed una profonda ristrutturazione. La società ha richiesto l’intervento dell’amministrazione comunale che ha provveduto ad assegnare l’appalto ad una ditta disposta a adeguare il Tonino D’Angelo agli standard della Serie C entro 100 giorni. Ne consegue che la società biancorossa del Presidente Filippo Direnzo sarebbe costretta a giocare lontano da Altamura per tutto il torneo d’andata con tutte le problematiche ed i costi che ne conseguono. La difficoltà più grave è rappresentata dal fatto che il sodalizio non ha ancora trovato uno stadio alternativo (a norma) che deve essere obbligatoriamente comunicato alla Lega entro la mezzanotte del 3 giugno 2024. Eppure Direnzo si era presentato ai nastri di partenza con lo scopo di vincere. Perché allora concedere la deroga?

Vediamo quanti e quali i club vincitori del proprio girone hanno diritto o meno a partecipare al prossimo campionato di Serie C.
Nessun problema per l’Alcione, primo nel Girone A che giocherà le gare interne all’Arena Civica di Milano.
Il Caldiero, vincitore del raggruppamento B, ha un piccolo stadio dotato di una sola tribuna che può ospitare all’incirca 1200 spettatori senza un settore dedicato ai tifosi ospiti. Nonostante l’ottima visuale e la grandissima area parcheggio i gialloverdi veronesi non avrebbero diritto ad iscriversi al torneo di C.

Nel Girone C ha primeggiato la Clodiense che gioca allo stadio comunale “Aldo e Dino Ballarin” di Chioggia che offre una capienza di 3.622 posti totali sebbene non sia assolutamente adeguato ai canoni imposti dalla FIGC in quanto senza curve agibili e senza parcheggi. Lo spettro di un anno in esilio, seppur con la possibilità di una eventuale deroga per una stagione da parte della Federazione, è una possibilità da non escludere, ma alla luce dell’attuale precarietà dello stadio Ballarin è più una realtà che un’ipotesi. Tra le destinazioni più probabili – e vicine – vi è certamente quella dello stadio Penzo di Venezia. Vi pare giusto?

Tutto “fermo” nel Girone D dove tiene banco il “caso Cecotti” di cui abbiamo parlato in articolo precedente (Leggi qui). Il Coni ha infatti ufficializzato la data in cui il Collegio di Garanzia si riunirà in udienza e poi deciderà sul ricorso del Forlì contro le decisioni di Lnd (attraverso il giudice sportivo) e Figc (con la Corte sportiva d’Appello) che hanno già respinto la richiesta di 0-3 a tavolino con il Carpi per il caso-Cecotti. L’udienza si terrà martedì 4 giugno. Nel caso in cui il Coni desse ragione ai forlivesi, il Ravenna si ritroverebbe in Serie C in quanto costituitasi parte interessata. In ogni caso né Carpi né tanto meno Ravenna hanno problemi relativi allo stadio.
Nel Girone E grande impresa della Pianese che ha la meglio su Follonica, Grosseto, Livorno e Altopascio. Lo stadio Comunale di Piancastagnaio, ha una capienza di 1500 posti a sedere ma non sarebbe idoneo secondo le normative vigenti. Potrebbe essere il “Carlo Zecchini” di Grosseto lo stadio alternativo per permettere i lavori di adeguamento. Anche qui la stessa domanda: perché?

Nel raggruppamento F nessun tipo di problema per ciò che riguarda il Campobasso che ha chiuso il campionato con un più due sull’Aquila di Francesco Ghirelli, Vice Presidente della FIGC nonché Presidente Onorario del club abruzzese.
Nel Girone G ha dominato la Cavese (72 punti) lasciando a distanza siderale la Nocerina. Più di qualche problema strutturale per la società del Presidente Alessandro Lamberti con lo Stadio “Simonetta Lamberti” fatiscente, datato e privo di appositi parcheggi.

Nel Girone I via libera per lo Stadio Provinciale di Trapani che offre circa 7000 mila posti a sedere.
Sarebbe il caso che FIGC e Lega di Serie C prendessero serissimi ed autorevoli provvedimenti nei confronti delle società che si presentano ai nastri di partenza di un campionato con situazioni che fanno storcere il naso: basti pensare al Giugliano ed al Sorrento costrette ad emigrare fino in Basilicata per non parlare del Lecco e della Feralpisalò durante lo scorso campionato di Serie B nonché del Como (in A, mica bruscolini…) con uno “stadiolo” di soli 7500 “seggiolini” quando la FIGC impone un numero minimo di 20mila posti a sedere. Anche i lariani dei ricchissimi fratelli Hartono saranno costretti a scovare un campo da calcio a norma che li possa ospitare. Assurdo.
La domanda, allora, sorge spontanea: qual è la capienza minima per uno stadio di Serie C e cosa significa avere uno stadio a norma? Significa – in parole povere – rispettare una serie di criteri infrastrutturali a cominciare dalle dimensioni e dalle caratteristiche del terreno di gioco, dalla manutenzione, dai pannelli di illuminazione, dall’ingresso regolare sul campo per non parlare degli spogliatoi e delle strutture di soccorso per arbitri, calciatori e spettatori. E tanto altro tra cui i posteggi che in alcuni stadi non esistono totalmente. Quindi tutto – ma proprio tutto – dev’essere, appunto, a norma. Finanche la capienza – minimo 1500 posti rigorosamente a sedere – da considerare come il più importante criterio per l’ammissione alla categoria superiore e (soprattutto) per la graduatoria delle riammissioni e dei ripescaggi. Ci sono poi due “determinazioni” (e precisamente la n. 17/2009 e n. 26/2014 dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive) che impongono l’obbligo per le società di applicare le misure organizzative previste dalla normativa vigente in materia di prevenzione e contrasto del fenomeno della violenza. Abbiamo già visto che – ad esempio – a Caldiero Terme non esistono assolutamente perché non esiste il settore ospiti.
Se poi la FIGC emana norme, regolamenti e disposizioni che rimangono inapplicate o disattese, saremo sempre cittadini del paese di “Giufà”. E non solo: se la Federcalcio continuerà a porgere su guantiere d’oro le cosiddette “deroghe” non cambierà mai nulla







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