Gli amaranto dovranno tenere ritmi alti, accorciare le distanze tra i reparti e riconquistare quante più seconde palle possibili: solo così potrà sognare di conquistare il De Simone

L’allenatore argentino del Siracusa, Fernando Horacio Spinelli, ama giocare con una linea difensiva formata da due difensori centrali (generalmente Sush e Benassi) con i terzini Di Paola (a destra) e Sena (a sinistra) che lavorano in profondità dando copertura ai rispettivi esterni di centrocampo. Sulla linea mediana, Spinelli dispone generalmente un centrocampista centrale come Aliperta ed impiega Vacca ed Esposito da esterni di movimento abili a curare sia la fase di non possesso che quella offensiva.
Nel reparto avanzato il tecnico aretuseo predilige spedire in campo tre attaccanti: uno centrale (Maggio) e due esterni (Alma e Formignone) che si muovono sia sulla stessa linea dell’attaccante centrale che qualche metro più arretrati in special modo quando il pacchetto arretrato riconquista palla e la squadra ha necessità di aprirsi a ventaglio per tentare di ottenere la superiorità numerica sulla trequarti. Da sottolineare che Aliperta e Vacca sono abilissimi (e rapidissimi) a verticalizzare diagonalmente l’azione grazie, tra l’altro, alla inesauribile mobilità degli attaccanti e alla loro bravura nel fare i movimenti giusti (ed evidentemente rodati).

Ora, bisogna constatare le condizioni di Nino Barillà uscito anzitempo nella vittoriosa semifinale contro la Vibonese per un acciacco che lo faceva zoppicare abbastanza vistosamente. Crediamo, però, che anche il tecnico amaranto sia orientato a disporre un modulo tutto sommato speculare con l’intento di bloccare i portatori di palla e di praticare un pressing alto su un campo difficile come quello di Siracusa e contro una squadra che gioca a quasi a memoria. Non vediamo altri schemi diversi dal 4-1-2-3 con Mungo metodista che oscilla tra difesa e centrocampo con Porcino e Barillà che tentano di arginare le folate avversarie ed innescare le “serpentine” di Perri e Provazza nonché la velocità di Renelus che – secondo noi – giocherà dal primo minuto al posto di Rosseti e/o Bolzicco. Servirà ovviamente un pressing asfissiante sui portatori di palla, in special modo su Esposito, Vacca e Aliperta e poi bloccare le linee esterne dove agiranno due “veri mostri” di categoria come Alma e Formignone. E per far ciò, dovrà servire quella giusta determinazione e quella giusta cattiveria agonistica che si è vista negli ultimi periodi e quindi non solo a Vibo Valentia. Per altro, sarà decisivo alzare i ritmi per disorientare l’avversario decisamente più forte, vincere i duelli nell’uno contro uno, ripulire le palle sporche, conquistare le seconde palle e accorciare le distanze tra i reparti ingabbiando il Siracusa. Altro accorgimento tattico risponde alla necessità di marcare a uomo le fonti del gioco aretuseo o quanto meno di praticare un pressing fastidioso sugli stessi.

Non sarà una passeggiata di salute, sia ben chiaro. Anche in considerazione della portata e della forza dell’avversario. Gli aretusei hanno totalizzato 81 punti e questo dato esprime che in qualsiasi altro girone di quarta serie il Siracusa avrebbe “stracciato” ogni tipo di concorrenza. Purtroppo per loro (ma anche per la Reggina che ha dovuto cedere ben 12 punti sia ai granata che agli azzurri) il Trapani ha stritolato ogni record conseguendo ben 94 punti frutto di 30 vittorie e 4 pareggi senza mai subire l’onta della sconfitta e mettendo a segno 95 reti, subendone soltanto 15 in tutto l’arco del campionato. Il Siracusa – come dicevamo – si è dovuto accontentare di 13 punti in meno rispetto ai primi della classe ma lo score resta impressionante grazie alle 25 vittorie ed ai 6 pareggi. Diverso il dato riguardante i gol subiti. Mentre la Reggina ha dovuto “ingoiare il rospo” in 25 circostanze, il Siracusa è stato “impallinato” una volta di più ossia in 26 occasioni sebbene non ci sia confronto tra i 79 gol siglati da Maggio e compagni rispetto ai 54 della squadra amaranto. Qui però c’è da sottolineare che negli ultimi due mesi la compagine di Trocini ha “surclassato” di reti gli avversari (3 a 0 al Ragusa, 3 a 1 al Castrovillari, 5 a 1 all’Akragas, 5 a 0 al Canicattì, 4 a 1 al Locri e 2 a 0 alla Sancataldese) che ha i suoi “perché” facilmente deducibili: mentre le altre squadre (meno il Trapani ovviamente) hanno cominciato a rifiatare, ad avere le gambe molli e a manifestare scarsa lucidità, quella amaranto ha avuto modo e maniera di invertire la tendenza grazie ad una maggiore conoscenza tra i calciatori, ad un ottimo lavoro dei preparatori atletici sia nello stop natalizio (dal 20 dicembre al 14 gennaio) che successivamente (tra il 4 ed il 18 Febbraio usufruendo di due riposi consecutivi) . E per ultimo, ma non per questo meno importante, solo tra la fine di gennaio e la metà di febbraio la Reggina si è “assestata“ dopo un primo periodo di andirivieni di calciatori (ben 16 tra arrivi e partenze). Nello stesso periodo i leoni aretusei hanno segnato il passo a Barcellona Pozzo di Gotto (2 a 1), a San Luca (1 a 0) ed a Trapani (1 a 0) ed è già tanto da dire.
Insomma, questo Siracusa non è imbattibile. Questo Siracusa non viene da Marte. Questo Siracusa non è il Trapani. Questo Siracusa è superiore alla Reggina sebbene non sia del tutto vero: gli amaranto che scenderanno in campo, infatti, devono essere sicuri dei propri mezzi e convinti che tutto ciò che sapranno fare di buono rimarrà nella storia. E, muovendo da questa consapevolezza, un monito è d’obbligo: “è severamente vietato calpestare i sogni!” rivolto ad entrambe le contendenti giacché una finale di questo genere e di questa portata esula da ogni previsione e da ogni pronostico. Anche perché non si conoscono gli scenari che potrebbero aprirsi, quale futuro e quali sorprese potrebbe riservare tale “singolar tenzone”. Siamo costretti a scoprirlo solo vivendo…







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