Ad ogni cosa che si pensi, si faccia e si organizzi a Reggio Calabria, puntualmente s’innesca una polemica
di Basilio Gaburin

Ma siamo sicuri che anticamente la città di Reggio Calabria si chiamasse Rhegion e non “Polemoson”? Sì, perché ad ogni cosa che si faccia, si pensi e si organizzi, puntualmente e sistematicamente ecco nascere una polemica, una critica, un attacco oppure una controversia. La polemica – in greco antico “πολεμικός” che significa “attinente alla guerra” – indica una sorta di conflitto (appunto) verbale lanciato contro l’avversario.
Per essere attinente alle vicende de La Fenice Amaranto ossia la squadra di calcio che rappresenta la città, fin dal giorno del proprio insediamento viene accompagnata in modo ostinato e imperterrito dalle più variegate forme di discordia, dissenso e ostilità: una volta per non aver ottemperato totalmente al business plan, una volta perché non è stata dotata di attaccanti da venti gol ciascuno, una volta perché questo o quel giocatore non è valido, una volta perché Ballarino non intende “prendere” il Sant’Agata, una volta perché non è stata istituita la compagine femminile e dulcis in fundo perché Trapani, Siracusa e Vibonese sono state superiori da tutti i punti di vista. Senza dimenticare che sui social non si legge altro che “i catanisi non ndannu i sordi”. E come conseguenza dell’ipotetica e mai comprovata “miseria” di cui sopra, “l’affaire” concernente il marchio che il Tribunale fallimentare di Reggio Calabria ha valutato in 100mila euro come base d’asta. In tal senso, pensiamo che ne vedremo delle belle.
Il Sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, ha infatti annunciato pubblicamente di partecipare al bando per l’assegnazione per poi “donare” il “benedetto” marchio ai tifosi sebbene non si conoscano le modalità giuridiche per poter attuare questo “altruismo”. Anche in questo caso tanti battimani contrapposte a tante, tantissime isteriche, sterili e, se vogliamo, inutili polemiche.

Anche il Sindaco Giuseppe Falcomatà qualche giorno fa aveva “promesso quasi solennemente” di acquistare il “brand” per poi darlo in comodato alla società. Peccato però che abbia parlato senza documentarsi sulla fattibilità di dare in concessione un bene indirizzato ad un soggetto privato e per giunta economico e peccato che abbia parlato senza leggere il dispositivo fallimentare. E le polemiche sono divampate anche perché il primo cittadino di Reggio Calabria ha paventato la possibilità di un ingresso in società di imprenditori disposti a dare linfa vitale e forze economiche con Lillo Foti (sì, proprio lui, “Zorro”) disponibilissimo a fare da “consulente”. Le polemiche sono così esplose fragorosamente perché il Presidente dei nove anni di Serie A è stato riconosciuto colpevole di “essersi mangiato la Reggina facendola miseramente e ignominiosamente fallire”. Ed ecco – ripetiamo – come facile conseguenza il tutti contro tutti con diatribe, dispute, controversie, contrasti, parole gettate al vento e chi più ne ha più ne metta tra cui – ovviamente – le offese personali con gli imprenditori che stanno intanto facendo la fila davanti al Palazzo di Città…
In tutto questo “bailamme”, tuttavia, stride il silenzio assoluto della società amaranto. Una domanda ce la siamo posta: La Fenice sta per caso perdendo (oppure prendendo) tempo viste l’approssimarsi della scadenza della partecipazione all’asta ed il cambio di denominazione? Un proverbio recita “Chi ha tempo non aspetti tempo” quale invito ad agire tempestivamente o per tempo. D’altronde, rimandare una scelta, una mossa oppure una semplicissima affermazione che si potrebbe fare senza troppi fronzoli non fa altro che peggiorare la situazione nonostante la – nostra – consapevolezza che il Professor Antonino Ballarino ed il suo entourage stiano lavorando alacremente per risolvere il “problema” del marchio e di tanti altri impegni e di tante altre importanti e vitali scadenze afferenti al futuro del club. La speranza di tutti è che il massimo dirigente amaranto non dica (tutt’altro che salomonicamente) “tanto c’è tempo” perché non è assolutamente vero: tempo ce n’è poco e ce ne sarà sempre di meno anche perché – ripetiamo – la scadenza ultima per partecipare all’assegnazione del marchio sta per arrivare ed il 5 luglio (data ultima per richiede il cambio di denominazione) è alle porte.

Domani, intanto, si dovrà giocare Vibonese – Reggio Calabria valevole per i playoff del Girone I. Una gara importante e verosimilmente da dentro o fuori anche se alla fin fine potrebbe essere un match senza alcun significato pratico. Ma bisogna pur sempre onorare l’impegno perché “non si sa mai”, perché “la speranza è l’ultima a morire” e perché – soprattutto – questa squadra deve dare ancora dare le giuste soddisfazioni ai propri tifosi. Eppure la partita non è sentita dal pubblico reggino che, evidentemente, non crede a questa società e non confida sulla forza della squadra amaranto: si parla che domani al Razza di Vibo Valentia saranno presenti circa 800 spettatori provenienti dalla città della Fata Morgana. E pensare che il Bari di qualche anno fa, nella stessa categoria, veniva seguito da almeno 5000 supporters nonostante non avessero a cuore la presidenza di Luigi De Laurentiis con tutte le conseguenze del caso. Da questo punto di vista, il pubblico di Reggio Calabria dovrebbe fare un passo indietro, smettere di fare di un qualsiasi cosa una polemica (ed una guerra senza quartiere), seguire la squadra ed ammettere che, in fondo, non è proprio colpa di questo sodalizio se dal sogno della Serie A si è ritrovato catapultato in Serie D per la seconda volta nel giro di otto anni







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