Dall’esito di questa gara dipende un’intera annata. Soprattutto per Caffo che ha speso tanto per centrare solo il terzo posto

Vibonese-Reggina si avvicina a passi svelti. Questa, per la posta in palio, è da considerare a tutti gli effetti una gara da dentro o fuori, da “se non ci sei, non ci sarai” e quindi di elevata importanza sia per i rossoblù che per gli amaranto. Dall’esito di questa “singolar tenzone”, infatti, dipende un’intera annata. Per la Vibonese del Presidente Caffo significa tanto perché potrebbe dare un senso al proprio campionato che l’ha vista terza forza di un torneo duro, sfiancante e agguerrito. Trapani e Siracusa – diciamolo con assoluta schiettezza – sono però di un altro pianeta. Specialmente i granata del Presidente Antonini che ha investito fior di milioni per stravincere il campionato. I soldoni – quelli veri – li ha spesi anche il Siracusa del Presidente Ricci che, all’atto pratico, ha fallito l’obiettivo della promozione diretta sebbene, in questo momento pare abbia maggiori chance in chiave ripescaggi (qualora ci fossero rinunce, omissioni e bocciature sia di natura economica che strutturale). Intanto dovrà battere un sorprendente Acireale che ha conquistato i playoff all’ultimo respiro. È non è roba da poco perché da domenica 12 maggio tutti – ma proprio tutti – non possono e non devono risparmiarsi dando fondo a tutta la determinazione, tutta la forza e tutta la cazzimma a disposizione. Non sarà da meno la Reggina che si è trovata catapultata in questa realtà da un momento all’altro, con tutte le conseguenze, i contraccolpi e le difficoltà che tutti conoscono e che tutti devono necessariamente conoscere. È vero che la società avrebbe potuto fare di più, così com’è vero che talune situazioni avrebbero dovuto avere una chiave di lettura ben diversa e più approfondita ma tant’è ed è già una conquista per questa società e per questa squadra avere speranze e guardare avanti con slancio, entusiasmo e ardore. La partita contro la Vibonese è difficile se non difficilissima. Fors’anche proibitiva: Antonio Buscé, infatti, è un allenatore che sa il fatto suo. Punto. A parte l’ampissima scelta a sua disposizione, sa far girare la squadra in modo preciso e con una specifica organizzazione di gioco fatta di possesso palla quasi estenuante, d’improvvise verticalizzazioni, di velocità sulle corsie esterne, di cross calibrati, di un attacco che ha siglato 67 centri (solo Ciotti ne ha segnato 11) e di una difesa ben rodata che ha subito soltanto 29 reti grazie al 4-4-2 impostato per la fase di non possesso a fronte del 4-3-3 in quella propositiva.

E veniamo all’abbondante rosa rossoblù. Il trainer Buscé, nativo di Gragnano (una vita sulla panchina delle Giovanili dell’Empoli), può scegliere tra Del Bello (in prestito dalla Lazio) e Polidori (acquistato dalla Roma) entrambi 19enni. Al centro della difesa annoveriamo il Capitano Marco Baldan, Facundo Onraita, Andrea Puca ed il 19enne Rocco Scavone. Nel ruolo di terzino sinistro può utilizzare uno tra i giovani Casalongue e Malara mentre a destra il 20enne Carbone e soprattutto Pietro Ciotti. Sulla mediana agisce il 2004 Domenico Anzelmo mentre a centrocampo può contare sui giovanissimi Gianluca Pirvu (2006), Rayane Ayad (2005) nonché sull’esperienza di Alvaro Iuliano, Alessio Esposito (ex Afragolese), e del mancino Saverio Staropoli. Da trequartista agisce uno tra Danilo Gaeta, Antonio Borgia e Raoul Mal. Nel settore destro dell’attacco troviamo Pietro Terranova mentre al centro dell’area ha l’imbarazzo della scelta grazie a elementi come Madalin Tandara, Vincenzo Furina, Ciro Favetta, oltre ai giovani Wilkerg Casillo (2005) e Francesco La Torre (2004). Non sarà facile. Lo ripeteremo fino all’esasperazione perché è così e non può essere altrimenti visto che, al termine della regular season, tra i rossoblù e gli amaranto c’è stata una differenza di 7 punti a favore dei primi. I padroni di casa, forti dei due risultati a favore, cerca di passare il turno per dare un senso al proprio campionato. Ma il pallone – se non andiamo errati – è ancora rotondo








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