Quante polemiche intorno alla Reggina mentre la Commedia dell’arte immortala scene vacue, misere, bizzarre, strane e stravaganti!

Sembra di assistere ad un’opera degna della migliore Commedia dell’arte dove gli interpreti – e non solo quelli – si arrogano il diritto di salire sul grande palco per recitare una parte non sua e che nessun regista gli ha preventivamente assegnato. Nessuno di essi ha un copione – altrimenti non sarebbe commedia dell’arte – ma recita a braccio così tanto per destabilizzare l’ambiente, per farsi “vedere” o, magari, soltanto per farsi “sentire” con idiomi più disparati, strani, spesso romaneschi e, a volte, approssimativi e “terra terra“. A Reggio Calabria siamo stati ammaliati da un altro avventuriero che parlava romanesco. Quella lingua (non si incazzino i napoletani: non sono soltanto loro a parlare un idioma ufficiale) era però molto più forbita, signorile e accattivante rispetto al borgataro “odierno“. Roba da ricchi, insomma, anche se quell’avventuriero i soldi li aveva fatti attraverso chissà quali magheggi. Fatto sta che il romano de Roma con origini cosentine, ci ha fatto assaporare la Serie B, ammirando le prodezze dei vari Menez, Del Prato, Rivas, Mastour e chi più se ne ricorda ne metta (tutto fa brodo). Poi gli arresti domiciliari ed una estate da vero delirio conclusasi con l’arrivo di un tizio venuto dalle terme di Lamezia, in provincia di Catanzaro. È come dire “avanti un altro”. Con soldi (evidentemente) non suoi ha costruito uno squadrone da mille e una notte col quale ha fatto accarezzare il sogno chiamato Serie A salvo finire miseramente a gambe all’aria nel momento in cui la Giustizia Sportiva non ha messo allo scoperto inesattezze, errori e pecche a non finire. E venne la Serie D per la seconda volta dopo soltanto otto anni di incertezze, semplicionerie e dubbi con i feniciani, condotti dal Professor Antonino Ballarino, che ha ottenuto il bene placito e la benedizione dell’amministrazione comunale reggina ma non da tutta la comunità cittadina che avrebbe voluto a capo della squadra amaranto quel Messer Stefano Bandecchi che da Presidente della Ternana è divenuto nientepopodimeno che Sindaco di Terni. Insomma non è mai regnata la pace tra gli ulivi in una rappresentazione che pare non aver mai fine anche perché al Sindaco di Terni fa gola l’elettorato di Reggio Calabria da sempre incerto, strafottente, ambiguo, impudente e “mbuccalapuni”.

Poi è storia di tutti i giorni con gli interpreti che entrano ed escono dal palco a velocità supersonica e con la squadra che balbetta ma raggiunge – pur tuttavia – la quarta posizione che le permette di partecipare ai playoff di categoria. Ma a cosa serve andare a spareggiare con Siracusa o Vibonese se nel corso del campionato siamo stati categoricamente impallinati? Va bene così, continuiamo a cullare sogni di gloria. O forse sarebbe meglio una battuta del tipo “continuiamo a recitare una scena in cui bisogna far capire che tutto vada per il verso giusto”. Non va niente bene e lo sanno anche i bambini. È la triste realtà. Anche perché la “piazza” vuole la tradizione, la storia, l’identità, vuole che “La Fenice Amaranto” faccia sua la denominazione di Reggina 1914. Già il marchio… Bandecchi in mattinata ha tuonato: “Se vogliono io acquisto il marchio e lo do al Sindaco che lo potrà regalare a chi meglio crede. Io direttamente non comprerò la Reggina”! Stiamo sfiorando il parossismo, non c’é più niente da fare perché da un’altra parte del palco c’è “er viperetta”, al secolo Massimo Ferrero, che continua a sbraitare: “Quando ci sarà il bando io ci sarò”. Ma per fare cosa? Per mettere il marchio “Reggina 1914” in bellavista nel salotto di casa? Dai, su, facciamo i seri. Probabilmente l’ex Presidente blucerchiato misconosce i regolamenti, le norme e tutti i dispositivi che accompagnano questo istituto. Questo significa passare direttamente dalla padella alla brace e farsi additare quali maggiori sprovveduti del calcio italiano. Ma in tutto questo il Professor Ballarino che fa, che reazioni ha avuto e che risposte ha dato? Qualche giorno fa è stato detto che ai giocatori ed ai dipendenti non vengono pagati gli stipendi da almeno due mesi mentre nella giornata di ieri si è saputo che Mister Trocini avrebbe messo un “cuoricino” in una diretta facebook di un politico reggino manifestatamente in disaccordo con l’attuale governo cittadino, salvo poi eliminarla. A parte che io da libero cittadino faccio quello che voglio e metto tutti i like che desidero senza dare conto a nessuno se non alla mia coscienza anche se mi chiamo Trocini o Vattelapesca, la reazione si è racchiusa in un comunicato della società che prende le parti del proprio allenatore. Così come Barillà e Zanchi hanno precisato attraverso un comunicato sociale che “tutto va bene” e che “la società è sempre presente”. È insito il fatto – quindi – che la storia dei mancati pagamenti degli stipendi sarebbe solo una diceria. Ma è solo un’opinione personale: Barillà e Zanchi, infatti, non hanno detto che tutti gli stipendi siano stati regolarmente elargiti o che, invece, avanzano emolumenti arretrati. Ma ci vogliamo credere. Ci dobbiamo credere. E non abbiamo e non vogliamo avere motivi per credere il contrario in special modo in un ambiente piccolo come quello di Reggio dove sai sa tutto di tutti ma poi il “tanto” diventa “tantone” come si suol dire a Napoli. Così come sono sicuro che Ballarino avrà a disposizione la denominazione, che allestirà uno squadrone per stravincere il prossimo campionato di Serie D e non lascerà nulla d’intentato per ciò che concerne il possibile ripescaggio tra i professionisti. È un augurio ma soprattutto un auspicio, una speranza, un desiderio ed un’aspirazione a tempo: se farà bene continueremo a scrivere di Reggina con orgoglio e trasporto altrimenti lasceremo ad altri la possibilità di diventare complici di chi – eventualmente – non mantiene o non manterrà la parola data. Intanto la Commedia a soggetto continuerà imperterrita, impassibile e imperturbabile rappresentando e improvvisando quel che succede in riva allo Stretto. Una messinscena a volte vera e cruenta, di tanto in tanto irreale e violenta, il più delle volte austera e seriosa, quasi sempre bizzarra e buffa. È la vita. La vita che si vive a Reggio Calabria







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