Cos’è l’amore? Cosa significa questa parola e cosa c’entra con la squadra del cuore?

Oggi è San Valentino, la festa degli innamorati, la giornata in cui si esalta l’amore nella sua più alta “essenza”. Non tutti sanno che questa “festa” fu istituita nel lontano 496 d.C. da Papa Gelasio I° per porre fine ai “lupercalia”, ossia quegli antichi riti pagani dedicati a Luperco, dio della fertilità laddove i “bagordi” risultavano fin troppo sfrenati e lussuriosi e quindi in aperto contrasto con l’idea di amore dei dogmi cristiani. Gli storici, infatti, riportano che durante quella giornata le matrone romane usavano concedersi alle frustrate – e non solo – di giovani completamente nudi e posseduti dai “voleri” del Fauno Luperco. Anche le gestanti venivano frustate come atto di buon augurio per il nascituro. Per “battezzare” la festa dell’amore, il pontefice decise (allora) di spostarla al giorno precedente – dedicato a San Valentino da Terni – facendolo diventare in un certo modo il “protettore” degli innamorati.
Da allora sono cambiati gli scenari nonché il modo di vivere ma la festa resiste e persiste sebbene negli ultimi tempi sia ridiventata “pagana” e pressoché “commerciale”. Chissenefrega… L’importante è festeggiare esaltando l’amore che unisce due “individui”. Ma non solo.
Già, non solo: io sono innamorato della Reggina da circa 60 anni e mi pregio di non aver mai tradito questa lunga storia d’amore. Mai, neppure quando dovetti lasciare Reggio per costruire il mio futuro tra genti, usi, idiomi e pensieri lontani dai miei. Mai l’ho tradita in quel periodo e mai la tradirò in futuro e ve ne spiego i motivi. Anche ora che vivo alle falde del Vesuvio ed avrei la possibilità di assistere alle gare di A e di Champions League. Non lo farò e non lo farei mai: il Napoli non mi interessa come mi sono state totalmente indifferenti sia Milan che Inter ai “tempi meneghini”. Io amo solo la Reggina anche in D e sebbene si chiami La Fenice Amaranto Reggio Calabria e lontana dalle posizioni di vertice che possano permettere nel breve di ritornare nel calcio che conta. Perché? Per rispondere a questa domanda bisognerebbe conoscere il significato di “Amore”. Già, cos’è l’amore? Senza scomodare filosofi, ragionatori e “cavillosi” sofisti, con questo termine s’identifica un “qualcosa” di indissolubile e senza fine. Con la parola “a-mors” i latini significavano un sentimento “senza morte” quasi a sottolineare l’intensità “senza fine” di questo potentissimo ed altissimo sentimento. L’amore verso una persona, verso la moglie, la fidanzata, l’amante – insomma l’amata o l’amato – deriva invece dal sanscrito “Kama” che significa “desiderare in maniera viscerale, integrale e totale”. Insomma “anche corporale” (da qui il kamasutra quale “simposio” sul desiderio e sulla passione fisica). Ecco perché amo intensamente e insaziabilmente la Reggina che fu di mio nonno e di mio padre: non c’è indissolubilità, non ci sarà mai fine, non ci potrà essere mai morte oppure la benché minuta soluzione di continuità. Mio nonno e mio padre non ci sono più su questa terra. Ma entrambi sono stati tumulati con la sciarpetta amaranto al collo. Macabro? Forse. Ma non m’interessa: l’importante è aver ottemperato alle loro legittime richieste quando erano ancora in vita. Ed anch’io voglio essere sotterrato con la sciarpa al collo nella Cappella di Famiglia in quel di Marina di San Lorenzo. Questo è A-MORS verso i colori amaranto








Rispondi