La società amaranto lavora su due rinnovi. Ci sono società blasonate che si barcamenano in D nonostante i grandi investimenti e le possibilità economiche

La società di Ballarino e di Minniti guarda al futuro prossimo iniziando dal terzino Adejo e dal trequartista Lika. Ai due calciatori, forti di un contratto fino al 30 giugno 2024, LFA Reggio Calabria proporrà un rinnovo per un ulteriore anno. Anche all’attaccante Bolzicco potrebbe interessare un prolungamento viste le continue dichiarazioni d’amore verso la maglia e la piazza amaranto.
Gli altri calciatori in organico con la scadenza 30 giugno 2024 sono: i due portieri Velcea e Fecit, i terzini Cham e Porcino, il trequartista Zucco e l’ala sinistra Renelus.
A parte Rana e Martiner, in prestito rispettivamente da Bari e Pro Vercelli, gli altri (il portiere Martinez; i difensori Girasole, Kremenovic, Ingegneri, Zanchi, Dervishi e Parodi; i centrocampisti Salandria, Simonetta, Belpanno, Mungo e Barillà; l’ala Provazza nonché l’attaccante Rosseti) hanno la scadenza fissata a fine giugno 2025.

Ovviamente noi non possiamo conoscere le “vere” intenzioni della proprietà e quindi non siamo in grado di sapere chi di questi giocatori rimarrà e chi, invece, sarà ceduto a conclusione di quest’annata molto particolare, con i ritardi famosi e fumosi di un’estate isterica, drammatica e – senza dubbio – assurda. Siamo però certi che per costruire un organico competitivo e capace di sbaragliare la concorrenza nel prossimo campionato – che dovrà ineluttabilmente vedere primeggiare i colori amaranto dalla prima all’ultima giornata – servirà “gente” profondamente avvezza alla categoria e quindi esperta, sgamata nonché forte, cinica, affamata e cattiva.
Tra l’altro, c’è da tenere presente un aspetto importante ed emblematico: in questa categoria dobbiamo annoverare società importanti e blasonate che hanno, chi più e chi meno, scritto la storia del calcio italiano. Si guardi ad esempio a Varese, Piacenza, Treviso, Carpi, Pistoiese e Livorno che dalla massima serie si sono trovate scaraventate in Serie D. E, insieme a queste, mettiamoci squadre come Grosseto, Sambenedettese, Cavese, Nocerina, Matera, Barletta e Licata – che hanno un passato da Serie B e Lega Pro – si barcamenano da tempo immemore senza riuscire ad alzare la testa. E attenzione: il tessuto sociale ed economico di Reggio Calabria non è assolutamente paragonabile a quello dell’opulenza del Nord per cui, se neppure da quelle latitudini ed in quelle condizioni di “beneficio” finanziario, le succitate Varese, Piacenza, Treviso, Carpi, Pistoiese e Livorno non riescono ad essere vittoriose e di riappropriarsi della loro storia, significa che la Serie D altro non è che un inferno con tutti i suoi annessi e connessi. In virtù di quest’ulteriore aspetto significativo, a Reggio Calabria farebbero bene ad essere molto più coscienti delle difficoltà che la nuova proprietà ha incontrato nell’allestire una squadra in fretta e in furia quando in giro c’era “poco o niente” e soprattutto quando – nel bel mentre – Trapani, Siracusa e Vibonese si disponevano già sul campo per giocare la prima giornata. Invece di pensare alle rappresaglie politiche, alle continue ripicche, alle incessanti polemiche ed alle solite “stronzate” (scusateci il francesismo), a Reggio Calabria bisognerebbe fare fronte comune remando tutti nella stessa direzione e – possibilmente – facendo ragionare il cervello. La Reggina non è solo una parola e non è soltanto una squadra di calcio. Essa è molto di più. Per cui: lasciamo lavorare chi si è presa la responsabilità di rappresentare il calcio reggino, facciamo operare chi si è assunto quest’incarico pesante, complesso e gravoso e vediamo se quelle che per ora sono soltanto parole si concretizzeranno in fatti. Da queste pagine, infine, vorremmo – per l’ennesima volta – significare che più buio della mezzanotte non può venire dopo le esperienze romane e lametine. E più di ogni altra cosa: chi non ha cuore questa squadra, tratti delle strisciate oppure del Cosenza e del Catanzaro!









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