I tifosi amaranto pretendono chiarezza (e non solo)

C’è il fattivo bisogno di chiedersi cosa stia succedendo alla squadra amaranto, quella che rappresenta la massima espressione calcistica della città di Reggio Calabria anche perché, assistendo alle ultime uscite, la squadra di Bruno Trocini ha dato la sensazione di aver “mollato” sia dal punto di vista fisico che da quello mentale. Non stiamo sicuramente raccontando eresie: ieri, fin dall’inizio della gara contro un modestissimo Portici, si è infatti percepito (a tratti pure in modo lapalissiano) che i “ragazzi” siano scesi in campo totalmente scarichi, senza idee, senza forze fisiche e senza mordente. Basti ritornare al primo gol avversario dove Zanoni ha potuto colpire indisturbato con i difensori del calibro di Girasole e Adejo spettatori non paganti; per non parlare della seconda rete dei vesuviani con Orefice che ha colpito grazie ad un inconcepibile contropiede quando il risultato sorrideva agli amaranto. Ma non solo: in tutto l’arco dell’incontro non abbiamo mai visto conquistare le “seconde palle” o contrastare gli avversari in modo “maschio, cinico e risolutivo” oppure scoccare un solo tiro “pulito” verso la porta avversaria neppure in occasione della doppietta di Mungo. Evidentemente c’è qualcosa che non va fin dall’intervallo della partita di Siracusa dove il divario tra il primo ed il secondo tempo è stato eccessivamente netto: se nella prima parte, infatti, abbiamo visto una compagine alla ricerca della vittoria, nella ripresa si è intravista poca organizzazione, pochi fraseggi, pochissime intersezioni. Insomma Bolzicco e compagni hanno rinunciato al gioco come si fossero rassegnati ad un destino già segnato. Certo, davanti avevano una signora squadra che – ad ogni buon conto – nel corso del primo tempo ha sofferto moltissimo le iniziative amaranto. E allora perché questa metamorfosi? L’ardua sentenza ai posteri. Come sempre. E allora la rassegnazione sarà il tema conduttore da qui alla fine del torneo perché di riffa e di raffa questo campionato è bello che andato (per non dire miseramente naufragato) anche se c’è qualche dirigente che continua imperterrito a dire che “questa squadra è ottima e per la vittoria del campionato ci siamo pure noi”. E qui la domanda è d’obbligo: perché continuare a prendere per i fondelli il popolo amaranto? Anche un imberbe, infatti, capirebbe che il “progetto di risalire subito nei professionisti” sia colato a picco già sul nascere per i tantissimi problemi sorti in un’estate da delirio. Sebbene fino a qualche settimana fa si confidasse su una flebile fiammella di speranza, i pareggi interni con San Luca e Portici nonché la sconfitta di Siracusa (che ci può stare per carità!) i tifosi hanno inteso guardare in faccia la realtà. E la realtà “dice” che il raggiungimento della Serie C (anche) attraverso la vittoria dei playoff avrebbe bisogno di una “massiccia intercessione celeste”. Badate bene che avremmo usato lo stesso metro di giudizio anche se in sella a quella che sarà la Reggina del prossimo futuro ci fosse stato Stefano Bandecchi sul quale abbiamo lungamente disquisito. Che il Professor Antonino Ballarino venga da Catania non ci interessa anche perché pure Stefano Bandecchi non è di Reggio ma viene da Livorno e fa il Sindaco di Terni. Ai tifosi – al limite – preme che già nel prossimo mese di marzo si abbiano le idee talmente chiare che allestire una corazzata da 108 punti totali sia un semplicissimo gioco da ragazzi. Che poi il progetto pluriennale sia (la nostra è un’ipotesi e forse una provocazione sia ben chiaro) un’ideazione di Ballarino anziché di Bandecchi poco importa: contano solamente i fatti. Inoltre, i fatti dicono che gli autori della “disfatta” non siano Maurizio Pellegrino e Pippo Bonanno visto che questa squadra è stata “rabberciata” a settembre inoltrato. Resta però il fatto che più di qualche errore lo abbiano commesso. Basti pensare che invece di “prendere” un centrocampista d’esperienza ed un attaccante di razza, negli ultimissimi giorni di calciomercato sono arrivati un difensore centrale (anche se bandiera della Reggina che fu) ed un ragazzino del 2004 proveniente dal settore giovanile del Catanzaro. Ci pare un po’ pochino per cui la voglia di chiudere con un laconico “chi vivrà vedrà” ha avuto il sopravvento consci che non possiamo far altro se non sperare







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