Gravina e le “big” tra cui il Napoli vogliono la riduzione a 18 squadre. La sollevazione delle altre. Quelle di B e C assolutamente contrarie. La Reggina? Sta alla finestra
Mentre Gabriele Gravina “propone” oppure “minaccia” (fate voi) una riforma epocale del calcio con l’abbassamento a 18 squadre per le tre serie professionistiche (quindi A, B e C), Reggio Calabria si aggiudica il bando quale unica partecipante relativo all’assegnazione per sei mesi del Centro Sportivo Sant’Agata. Inoltre, Pippo Bonanno, Direttore Tecnico amaranto, nel corso di un’intervista rilasciata a Gazzetta del Sud, ha dichiarato che la società ambisce al ripescaggio: “Noi abbiamo le carte in regola per essere ammessi alla categoria superiore. Il nostro – sostiene il dirigente – è un sodalizio con un bacino d’utenza non indifferente oltre ad essere sano e senza debiti. Noi siamo pronti e di questo ne è a conoscenza anche la Federazione. Il Direttore Generale Antonino Ballarino sta lavorando anche per ciò che riguarda la denominazione: a breve la società ritornerà a chiamarsi Reggina”. Sono parole, queste, che confortano e danno fiato a speranze mai sopite: “Anche sul fronte calciomercato ci potrebbero essere novità importanti sebbene non ci sia alcuna necessità di fare sconvolgimenti. Cercheremo piuttosto di cogliere qualche opportunità puntando su alcuni elementi Under”.

Ma ritorniamo all’argomento d’apertura relativo al calo del numero di squadre professionistiche. La situazione infatti potrebbe solo marginalmente interessare anche la Reggina: in un’eventuale riforma che porterebbe (da qui a qualche anno sia bene inteso) le squadre di Serie C ad un unico Girone di 18 squadre rispetto agli attuali 3 da 20 società ciascuno, non inficerebbe le aspettative della società amaranto che, vista la classifica odierna, ovviamente punta tutto sul ripescaggio già da questa estate. Partiamo col dire che non tutte le società sono d’accordo. A parte l’Inter, la Lazio ed il Napoli (che chiede opportunamente la riduzione addirittura a 16 partecipanti visto che tra le “grandi” risulta la più “piccola” e la meno titolata), le altre non hanno accolto positivamente l’iniziativa. Le medio-piccole, senza il cui “appoggio” la riforma sarebbe impossibile, sono assolutamente contrarie a questa rivoluzione sia perché rischierebbero maggiormente la retrocessione in B e sia perché questa riforma farebbe ovviamente perdere valore al campionato in fase di vendita dei diritti tv. Difficilissimo vedere la Serie C a 18 squadre: le società infatti hanno già fatto sapere di essere assolutamente contrarie. A parte considerazioni di convenienza, la “cosa” sarebbe fattibile solo nel caso di ideazione di una categoria (come la vecchia e cara C2) che serva da cuscinetto tra il “mondo professionistico” e quello della Serie D.







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