Annus horribilis per gli amaranto. Cosenza e Crotone: siamo alle solite. Catanzaro anno da incorniciare. E adesso? Vibonese così così
Rieccoci dopo i bagordi e le abbuffate festaiole (anche se ci sarebbe ancora da celebrare la Befana che vien di notte eccetera eccetera…) sperando che questi giorni, lontani da terreni di gioco, risultati, esultanze (oppure avvilimenti) siano serviti a “qualcosa” per le calabresi. Seguiteci.

Per i colori amaranto il 2023 non è stato un anno da riportare ai posteri se non per i tanti bocconi amari che i tifosi di Reggio Calabria hanno dovuto – loro malgrado – ingoiare uno dietro l’altro. Eppure l’annus horribilis era iniziato nel migliore dei modi con la seconda posizione in una Serie B che vedeva la Reggina primeggiare insieme allo strabiliante Frosinone. Una cavalcata inimmaginabile che faceva (e non poteva essere altrimenti) sognare un’intera tifoseria. Poi un declino agghiacciante ed un crepuscolo orribile che ha accompagnato la società di Saladini e Cardona verso la morte e l’estinzione con la complicità di una Federazione che non ha fatto nulla per evitare che questo accadesse. Tant’è. E i tifosi amaranto, che puntualmente riempivano tutti gli stadi, si sono ritrovati a fare i conti con Acireale, San Luca, Locri, Licata e Gioiese (con tutto il rispetto verso queste società) sol perché il sodalizio del “magnate lametino” ha versato in ritardo un debito di 757000 euro quando vi sono vere e proprie “imprese” calcistiche affogate da debiti incredibili, assurdi, inverosimili ed inconcepibili come Sampdoria, Inter, Genoa e chi più ne ha più ne metta. O, ancora, club che non avendo lo stadio a norma sono state ammesse “comunque” a disputare il campionato italiano di secondo livello con deroghe, sotterfugi e schifezze varie. Oppure ci sono società come la Juventus che la fanno franca per l’ennesima volta in campo nazionale. Insomma: doveva andare così perché così era stato scritto e perché tutte le società hanno puntato il dito (o sono state costrette a puntare) verso il “capro espiatorio” per salvare le proprie terga. E vieppiù, doveva finire così perché così era stato deciso dal Palazzo. Punto e a capo: è già grasso che cola trovarsi in Serie D come qualcuno continua a “precisare”. A fine maggio tireremo le somme e speriamo vivamente che, prima o poi, la Giustizia – quella vera e pulita – farà chiarezza così da far cadere tante teste cosparse di cenere. Per i tifosi e per la nuova società che rappresenta calcisticamente la città di Reggio Calabria non cambierà probabilmente nulla: in D erano e in D resteranno a meno che – ripetiamo – la Giustizia non scoprirà fatti nuovi che potrebbero compromettere la F.I.G.C. il cui Presidente Gravina ha già messo le mani avanti (non saranno iscritte quelle società che non hanno stadi regolamentari, conti a posto e situazioni trasparenti). Chi vivrà vedrà…

E passiamo sotto esame – si fa per dire – il 2023 del Cosenza. Già, si fa per dire: i tifosi rossoblù hanno un solo destino e precisamente quello di raggiungere la salvezza stentata, sacrificata e risicatissima. D’altronde, il Presidente Guarascio ha abituato il popolo bruzio a rodersi il fegato. Vuoi perché l’asticella non si alza neppure di un millimetro – nonostante l’arrivo di un tecnico preparato come Fabio Caserta – e vuoi perché tra le importanti squadre calabresi è l’unica a non aver “neppure accarezzato” il sogno di disputare almeno un campionato di massima serie. Così è se vi pare. Anzi: se così pare ai cosentini. Ogni anno è così e così sempre sarà fintanto ci sia Guarascio in sella il quale, comunque, rispetto allo scorso anno ha “portato” in riva al Crati gente come Forte, Sgarbi, Marras, Zuccon e Tutino. Ma a che pro se poi staziona al 14° posto con soli 21 punti? Nel campionato 2022/23 e precisamente alla 19ma giornata, i rossoblù dapprima con Dionigi e successivamente con Viali in panchina si trovavano quartultimi a quota 20. Miglioramenti, insomma, non ce ne sono stati. E – si sa – al peggio non c’è mai fine.

Il Catanzaro viene da un anno da incorniciare. Stravinto il campionato di Serie C e battuto ogni tipo di record, ha vissuto un inizio stagione sorprendente. Trenta punti, settima posizione di classifica, gioco spumeggiante, Ceravolo quasi sempre pieno, entusiasmo alle stelle e quarto miglior attacco, la squadra giallorossa magistralmente guidata da una vecchia volpe come Vincenzo Vivarini, rappresenta la vera sorpresa del campionato nonostante le ultime tre scoppole rimediate ad Ascoli e Reggio Emilia nonché quella (clamorosa) subita in casa ad opera del redivivo Brescia che, sotto di due gol, riesce a vincere per tre reti a due. Però, tutto sommato, dopo tanti anni di Serie C2 e di Lega Pro, la settima tifoseria del mondo – così dicono da quelle latitudini – merita ampiamente questa inversione di tendenza: 17 anni sono 17 anni… Cosa dire? La Serie B è una brutta gatta da pelare: oggi sei lassù, osannato e sotto l’occhio della ribalta; domani – con una o più sconfitte – ti trovi con le terga nel pantano. Mancano dai 14 ai 16 punti per la salvezza matematica dei giallorossi ma, in virtù del fatto che in coda troviamo squadre che amano e sono abituati allo scontro – stiamo riferendoci a Ternana, Ascoli, Spezia e Cosenza, nonché Lecco e Sudtirol – la lotta sarà senza quartiere e senza esclusioni di colpi. Ne potrebbe pagare le conseguenze solo chi non è preparato, chi si sente appagato e chi crede di essere già da Champions League…

Il Crotone continua a commettere gli stessi errori di discontinuità nonostante la rinascita di Marco Tumminello arrivato a quota 12 gol. Sono dieci i punti che distanziano i pitagorici dalla prima della classe, quella Juve Stabia che sta facendo un campionato a sé e che taglierà il traguardo della promozione con largo anticipo battendo (facilmente) la concorrenza di Casertana, Picerno, Avellino e Taranto. Il Crotone, quindi, potrà fare la voce grossa soltanto attraverso i playoff che sono e rimangono una vera roulette russa.

La Vibonese in D resta la terza forza del campionato. La squadra di Buscé, nonostante una sontuosa campagna acquisti, si trova a 7 punti di distanza dal Trapani che non è abissale – sia chiaro – ma tra le squadre di vertice sembra la meno pronta a dar fastidio ai siciliani del Presidente Antonini che ha speso quasi 2 milioni per formare una squadra dalla qualità e dalla tecnica sopraffine. Bisogna però vedere se sugli acquitrini Trapani, Siracusa e la stessa Vibonese riusciranno a dimostrare la loro bravura. Ci sarà da divertirsi dal prossimo sette gennaio ai primi di aprile…







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