Squadra poco funzionale e poco esperta. Tanti gli errori dovuti alla fretta di allestire una rosa all’altezza

Si è percepito tanto rammarico nelle parole di Bruno Trocini nel corso della conferenza stampa alla fine di LFA Reggio Calabria – Real Casalnuovo dove i vesuviani si sono imposti per due reti ad una sancendo la quarta sconfitta tra le mura amiche in un Granillo divenuto “terra di conquista”. Trocini si è battuto il petto “facendo mea culpa” e quindi assumendosi tutte le colpe del caso. D’altronde, se la squadra non “gira come dovrebbe” l’unico colpevole sarebbe proprio il trainer cosentino. Ad onor del vero – invece – gli errori non sono stati commessi “soltanto” dall’allenatore amaranto. Le mancanze – tutt’al più – sarebbero da ascrivere al Direttore dell’Area Tecnica Giuseppe Bonanno ed al Direttore Sportivo Maurizio Pellegrino che hanno allestito una squadra in fretta e furia e con elementi presi qua e là con qualche errore di troppo. Basti guardare la rosa-over infarcita di ben quattro 2002 (Aquino, Kremenovic, Bianco e Marras) ed un 2001 (Parodi) quando si sarebbe potuto operare ben diversamente ingaggiando elementi di comprovata esperienza che all’epoca erano ancora liberi sul mercato degli svincolati. Il difensore centrale Luigi Aquino, ad esempio, veniva da tre partite (84 minuti totali) con la Turris ed una sola convocazione con la Sampdoria. Per il resto solo Settore Giovanile con i blucerchiati. Un altro difensore centrale classe 2002 è Milan Kremenovic il quale ha giocato nei campionati minori sloveni e serbi con un totale di 18 presenze. L’ala destra Gabriel Bianco, arrivato dal Pordenone, ha fatto parte del Catania da luglio 2021 al 9 aprile 2022 salvo poi svincolarsi. Niccolò Marras, nato calcisticamente nel Lecce, dopo l’esperienza con la Sambenedettese (6 presenze totali) confluisce al Brindisi dove disputa soltanto uno spezzone di gara. Stefano Parodi, terzino destro, vanta 2 presenze con la Vis Pesaro, 16 col Pontedera e 3 con la Fermana per poi fermarsi per un grave infortunio che lo ha bloccato per circa sei mesi. Certo, è facile parlare dietro una scrivania e con la mente sgombra da altri impedimenti, ma – alla fin della fiera – gli errori commessi da chi si è assunto l’onere e il dovere di allestire la squadra sono molti. A cominciare dall’ala sinistra Ivan Altamura, classe 2004, proveniente in prestito dal Benevento dove ha avuto sporadiche occasioni di mettersi in luce nella Selezioni Giovanili della società giallorossa. Nei 126 minuti in cui è stato gettato nella mischia da Trocini, il suo apporto è risultato tutt’altro che rimarchevole. Per continuare con il centrocampista argentino classe 2004 Fabricio Ponzo, giunto dal Barletta dove è stato utilizzato soltanto in 9 occasioni, nelle due gare disputate in amaranto, non ha lasciato certamente il segno. Due elementi evidentemente senza esperienza e con molti limiti caratteriali in un girone dove il fioretto serve a poco. E in questo scorcio di campionato non abbiamo mai visto conquistare le cosiddette seconde palle né dall’uno né dall’altro in quella zona del campo che si identifica con la parola “nevralgica”, come se fossero capaci di svolgere il proprio compitino e nulla di più. Tra gli over il punto interrogativo accompagna le giocate di Mungo, Salandria e Ricci. Il primo, che nasce da trequartista, si è finora sacrificato nell’interdizione; l’ex Catanzaro, da sempre abituato a fare da metronomo (quello, per intenderci capace di dettare i tempi), è costretto a conquistare le palle sporche che vagano a centrocampo mentre Ricci è l’uomo del mistero (c’è ma non si vede). Nino Barillà è costretto – quindi – a cantare e portare sempre la croce in un centrocampo che non riesce a verticalizzare l’azione limitandosi a quei tocchettini snervanti e che prima o poi (sarebbe meglio specificare “regolarmente”) inducono all’errore. E c’è un’ultima considerazione: Provazza da una parte e Marras dall’altra non riescono a fare un cross come da “ABC” del calcio. Non c’è niente da fare: ora lunghi, ora timidi, ora a mezza altezza e ora rasoterra, i traversoni verso il cuore dell’area avversaria sono regolarmente preda dei difensori. Insomma c’è da lavorare tantissimo. In special modo Provazza che dovrebbe imparare a crossare di prima evitando di perdere l’attimo propizio (o meglio) il solito “tempo di gioco”. Per non parlare di Marras che pare si nasconda dalle parti della bandierina del calcio d’angolo divenendo un vero e proprio corpo estraneo in una formazione che invece dev’essere più presente, lucida, cattiva e veloce. E Bolzicco e Rosseti? Arrivano ovviamente pochi palloni giocabili in avanti e quelle poche occasioni vengono quasi sempre sventate dalle difese altrui. Che poi – si è visto proprio nella sfida a Reginaldo e compagni – entrambi gli attaccanti di dispongono sul primo palo anziché aggredire sia il palo più vicino che quello più lontano. La colpa è di tutti, insomma. Di chi scende in campo, di chi li spedisce sul terreno di gioco e di chi li ha portati a Reggio Calabria. E allora, visto che l’allenatore ha fatto pubblica ammenda assumendosi le proprie responsabilità, sarebbe ora che i dirigenti di questa società preposti all’area tecnica si prendano i loro obblighi ammettendo gli errori e gli orrori commessi. Il mercato di riparazione? Vedremo anche se non credo a Babbo Natale: la maggior parte dei giocatori di LFA hanno firmato contratti biennali che difficilmente si trovano in D per cui è ipotizzabile che non avranno intenzione di lasciare Reggio Calabria per contratti meno lunghi e meno onerosi. Il DS ha comunque assicurato di avere le idee chiare e di sapere bene cosa e come fare per “vincere”. Amen.







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