La compagine di Bruno Trocini stenta a decollare. Molti i problemi che l’attanagliano. Perché farsi sfuggire Giuffrida?

Così non va! Possiamo porre sul piatto della bilancia tutte le criticità di un mercato fatto in fretta e in furia per i motivi che tutti conoscono, per la preparazione non effettuata sempre per le stesse cause, per le troppe gare giocate in un mese di ottobre da ritenere “demenziale” o – per usare le parole del Mister – “inumano”. Una volta terminato il tour de force, la squadra ha – comunque – palesato tante criticità sia contro le più attrezzate del torneo che con quelle più “modeste”. Partiamo dalla gara esterna in quel di Ragusa dove non si è registrato un tiro in porta né da una parte né dall’altra su un campo dove sarebbe difficile piantare finanche le patate. Proseguiamo con la gara interna persa contro il Trapani in data 1° novembre. Ebbene: l’undici amaranto ha cominciato a giocare solo dopo aver incassato la rete dello svantaggio ma, nonostante lo sforzo profuso, non è riuscito a dare la svolta giusta ad una gara poi persa per due reti a zero. Quattro giorni dopo, sul disastrato terreno di gioco di Castrovillari, è Rosseti a togliere le castagne dal fuoco ad una squadra che ha fatto veramente poco in termini offensivi contro l’ultima in classifica. Il 12 novembre al Granillo va di scena la Vibonese. In quell’occasione si è finalmente vista la squadra amaranto lottare alla pari contro un avversario ostico e messo sovente alle corde (gridano vendetta il rigore non concesso per un evidente tocco di mano in area di un difensore rossoblù su cross di Dervishi e l’annullamento del gol di Bolzicco al suo esordio in amaranto per un ipotetico fallo di Parodi ai danni di Iulano). Nella giornata di domenica scorsa il pareggio con l’Akragas è parso un brodino riscaldato: al gol di Di Mauro rispondeva nella ripresa il giovane Perri. Quest’ultima prestazione (ancorché non sia stato decretato l’ennesimo rigore a favore della compagine amaranto con l’arbitro che ha invece convalidato un gol fantasma dei biancazzurri agrigentini) ha fornito un dato “allarmante”: la squadra gioca bene soltanto nella parte centrale di ogni secondo tempo. È successo – paradossalmente – con Akragas, Castrovillari, Acireale, Gioiese, Licata e, se vogliamo, col Siracusa (poi terminata con la vittoria aretusea a seguito di una svista difensiva). È davvero un paradosso che la Fenice Amaranto (alias Reggina), pur non effettuando un regolare ritiro precampionato e non svolgendo una regolare preparazione, sia pimpante quando, invece, dovrebbe piegarsi su stessa per la stanchezza. Misteri del calcio o bravura del preparatore atletico? L’ardua risposta ai posteri.

Ma veniamo ad un altro dato di fatto senza dubbio importante: la compagine di Bruno Trocini non ha un centrocampo strutturato ma si affida alle sole (ed esclusive) intuizioni di Barillà e di Salandria. Troppo poco. D’altro canto con un Mungo che dovrebbe giocare da trequartista – perché quello è il suo ruolo “naturale” – ma che per esigenze tattiche deve arretrare il suo raggio d’azione fino alla linea dei propri sedici metri, l’ex Cosenza (dove ha fatto davvero bene) arriva nell’area avversaria in chiaro debito d’ossigeno e di lucidità. Lo stesso discorso vale per Perri: anch’esso trequartista ma utilizzato in mezzo al campo, non offre garanzie di costruzione del gioco. Il ragazzo che ricordiamo essere un 2005 e con esperienze che si limitano ai campionati juniores, si barcamena “perdendosi” troppo spesso tra le linee avversarie. Bright si è visto soltanto una volta e per pochissimi minuti per cui non mi permetto di giudicarlo così come ingiudicabile è Ponzo, l’argentino classe 2004, proveniente dal Barletta dove ha giocato solo 8 spezzoni di gara durante tutto l’arco dello scorso campionato. Nella zona nevralgica del campo finora hanno agito Ricci, proveniente dalla Juve Stabia il quale non si è ancora espresso per il meglio nonché il giovane Bontempi sceso in campo per un totale di 24 minuti su tre gare. Altro elemento giovane è Altamura, classe 2004, giunto dal Benevento in pompa magna ma che fino al momento ha largamente deluso le aspettative. Altra nota stonata: Marras. Il giocatore con la maglia 18 è praticamente uscito dai radar di Trocini che ultimamente non lo porta neppure in panchina. Rispetto al giocatore ammirato al Brindisi del campionato scorso, è totalmente abulico e fermo sulle gambe. E allora? Allora sarebbe stato il caso di pensare a Giovanni Giuffrida, esperienza e cattiveria agonistica da vendere, che la società amaranto si è lasciata sfuggire (ha firmato fino a giugno 2024 per la Sancataldese proprio nella giornata di ieri n.d.r.)

Risulta, a questo punto, fin troppo facile sparare sulla Croce Rossa e pronunciare il fatidico “Così non va!” È vero: il progetto iniziale di vincere questo campionato è oramai andato a farsi friggere; ma è altrettanto vero che la società presieduta dalla famiglia Ballarino – pur agendo nel migliore dei modi – ha trovato valichi insormontabili vuoi per la poca esperienza nel campo, vuoi per il poco tempo a disposizione per cui ha – giocoforza – costruito una squadra incompleta (Rosseti e Bolzicco sono arrivati tardi e Porcino quando addirittura tutto è andato perso nonché quei vari ragazzini che hanno giocato solo nei settori giovanili). Nonostante ciò, si auspica che il calciomercato – che aprirà i battenti fra poco più di una settimana – possa apportare i doverosi aggiustamenti nella rosa con la finalità di raggiungere e stravincere i playoff che non serviranno a nulla ma che – invero – potrebbero essere un viatico per abbandonare questa categoria.
Un’ultima battuta. Da queste pagine ci sentiamo liberi di poter sviscerare liberamente ciò che sentiamo. Anche in albamaranto.org c’è chi parteggia per i “catanesi” e chi per i “bandecchiani” evitando però, offese, improperi, ripicche e provocazioni. Riconoscendo che LFA abbia voluto intraprendere questo progetto avendo nel mirino scopi sicuramente diversi da quelli calcistici, conveniamo che il livornese Bandecchi avrebbe voluto mirare alla conquista politica della martoriata città di Reggio Calabria. Ballarino migliore di Bandecchi o viceversa Bandecchi sarebbe migliore di Ballarino? Noi ci pregiamo di amare solo la Reggina. Passano presidenti, avventurieri, direttori sportivi, direttori generali, calciatori e allenatori ma la Reggina resta per sempre







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