Le ultime dichiarazioni di Emanuele Belardi, storico portiere della Reggina, nelle quali ha affermato che “non sto seguendo la Fenice, se vorrà diventare la Reggina dovrà acquistare marchio e storia (ndr come se la storia si potesse acquistare)”, hanno riaperto il dibattito tra i reggini facendo riemergere le divisioni tra quelli che la Reggina la tifano e quelli che invece la stanno ancora aspettando.
Un’attesa che per una parte della tifoseria reggina rischia di essere estenuante.
Sembra di vivere una sorta di Aspettando Godot, l’opera teatrale del grande Samuel Becket, nella quale due amici vivono nell’attesa che arrivi un terzo amico, Godot appunto, che non arriverà mai e che vivono quell’attesa in una intensa crescita della disperazione.
Con quell’opera il grande drammaturgo irlandese lancia un duplice messaggio: uno che l’attesa nella vita è inutile e due che l’attesa nella vita non porti a niente.
Che ci piaccia o no oggi la squadra che può riportare la Reggio calcistica ai fasti di un tempo è la LFA Reggio Calabria ed attendere invece che accada qualcosa che non potrà mai accadere è inutile, non porta a niente e rischia anche di essere dannoso.
Proprio per questo fanno specie le dichiarazioni di Belardi perchè quelle dichiarazioni, fatte anche da gente riconosciuta in città, portano a vivere una situazione in cui si aspetta un avvenimento che dà l’apparenza di essere imminente, ma che nella realtà non accade mai. Con l’aggravante che chi attende non fa nulla affinché l’evento si realizzi.
Forse a Reggio è venuto il momento di mettersi l’anima in pace e sostenere i ragazzi di Mister Trocini, pungolare la nuova Società affinchè faccia di più ed attendere, questa volta sì, che arrivino tempi migliori e palcoscenici più consoni alla Reggina.







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