I dirigenti viola: “Non faremo come il Lamezia, la Gioiese non è morta e sepolta”
A.A.A. imprenditori cercasi. Questo è l’incipit dell’assemblea pubblica svoltasi nel tardo pomeriggio di ieri a Gioia Tauro dove i dirigenti hanno toccato tanti punti riconducibili alla situazione economica in cui versa il club viola lasciando le porte aperte a chiunque voglia collaborare economicamente. Per una Società come la Gioiese, composta da poche persone, i costi di gestione di un club di Serie D diventano assolutamente insostenibili anche perché la perenne indisponibilità dello stadio di Gioia Tauro obbliga la società a girovagare per poter disputare le gare interne ingigantendo quindi gli esborsi. Ma non è solo questo lo scoglio che – comunque – resta un problema grosso da risolvere subito.

Ha aperto la seduta il DG Gino Ventra, il quale ha informato i tifosi viola che “il main sponsor Francesco Sergi ha abbandonato perché si aspettava di più da Gioia Tauro e si è visto da solo, ma sarà sempre un tifoso viola. La Gioiese, comunque, non è del singolo, ma di Gioia Tauro. Ad MSC abbiamo mandato un’email, già dall’anno scorso, e non si è fatta viva. Ci risulta che ha dato invece contributo alla Saint Michel. È un peccato che ad altri gli abbiano dato qualcosa e a noi no. Così come altri sponsor importanti non ci hanno ascoltato”.
“Chi bacia lo scudetto della Gioiese – ha tuonato Domenico Bagalà, storico dirigente Viola – deve amarla nel bene e nel male. La Gioiese non morirà ed il titolo resterà a Gioia Tauro come anche la squadra. Se viene un imprenditore con i soldi è ben accetto, ma non ci interessano le fideiussioni. In città ci sono imprenditori che fatturano milioni di euro e non hanno neanche comprato un abbonamento. Che si sappia: la Gioiese ha la forza per salvare il titolo, ma c’è bisogno di aiutarla per salvare anche la categoria. Non faremo la fine del Lamezia. Andremo fino alla fine”.
Gli ha fatto eco il General Manager Antonino Laganà, che ha illustrato un dettagliato rendiconto gestionale: “La Serie D è difficile da mantenere, è un calcio in cui si soffre. Purtroppo a Gioia Tauro c’è chi cerca di distruggere ciò che invece bisogna mantenersi stretto. Con l’indisponibilità dello stadio sono venuti a mancare le previsioni di introiti relativi ad abbonamenti e incassi domenicali. La società ha generato piccoli debiti, ma in fondo è in ordine con i conti. Ci sono 13.000 euro di debito con il Palace hotel, dove abbiamo effettuato il ritiro, poiché ad agosto, partendo da 0, sono arrivati 60 ragazzi da valutare. Poi 7.000 euro di debito con Mizuno che veste prima squadra e juniores. 3.000 euro di debito con il ristorante Tavernacolo, dove spesso mangiano i ragazzi della prima squadra e 1.700 euro con il ristorante pizzeria Real, il quale, dimostrando amore verso il club, ha offerto spesso il pranzo la domenica. Ci sono 5.000 euro di vitto e alloggio al mese per tutto l’organico; problema che non c’era l’anno scorso, perché i ragazzi erano del luogo. Il budget per gli stipendi annuali è di 186.000 euro, irrisori per la categoria”.
Il sindaco di Gioia Tauro, Aldo Alessio, intervenuto con la Giunta comunale al completo, ha espresso il pieno appoggio alla Società affermando di avere a cuore le sorti della Gioiese: “Il disamore per la città ha colpito anche la squadra, quando, invece, bisognerebbe difenderla”. Questo il suo impegno diretto: “Entro l’anno prossimo la Gioiese ritornerà a giocare allo Stanganelli che potrà accogliere 4500 spettatori. Per fortuna ci sono le somme in Bilancio. Si andrà ad un affidamento diretto, quindi entro fine dell’anno i lavori verranno completati. Sul punto di vista pratico mi impegno con la Gioiese, richiedendo l’IBAN della Società, scriverò a tutti gli imprenditori e commercianti della città, illustrando la situazione e invitandoli a partecipare con un contributo per la sopravvivenza della squadra”.
Insomma qualcosa – anche se a parole – si è mosso. Ora bisogna costatare se l’impegno porterà riscontri positivi per la Gioiese che resta un bene di tutta la comunità pianigiana.






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