Davide non ha battuto Golia.
Sogni e speranze del popolo amaranto (anche se oggi i padroni di casa giocavano con la seconda maglia, mentre gli ospiti hanno tranquillamente sfoggiato le proprie casacche granata: pare che in D funzioni così…) si sono spenti pochi minuti dopo il fischio d’inizio di una sfida che qualche cronista ottimista aveva definito uno “scontro diretto”: non appena diradatasi la nube dei fumogeni accesi in Curva Sud, infatti, Oliver Kragl batte il terzo angolo di fila per la propria squadra ed innesca il compagno Balla, che salta agilmente un difensore di casa ed ha tutto il tempo di accentrarsi, prendere la mira e bucare il portiere Martinez sul proprio palo.

Il Trapani, lo schiacciassassi presentatosi al “Granillo” dopo aver raccolto il 100% dei punti disponibili, passa in vantaggio quasi senza colpo ferire, capitalizzando ancora una volta una palla inattiva e punendo gli errori di posizionamento della difesa reggina, portando così la gara nei binari a sè più congeniali; Bruno Trocini deve subito rivedere i propri piani, eppure non aveva sbagliato la formazione titolare: in apparenza trattasi di 4-3-3 con Barillà, ex della sfida, in mediana con Salandria (sostituito dello squalificato Mungo) e Zucco ma nei fatti il modulo è un 4-4-1-1, laddove a fungere da esterni alti con licenza di accentrarsi e puntare l’area vi sono Provazza e, soprattutto, il giovane Perri mentre Barillà avanza a sostegno del ritrovato Rosseti, subito lanciato da titolare dopo il rientro dall’infortunio.

Lo 0-1 improvviso costringe, giocoforza, la Fenice Amaranto a fare la partita, ed i padroni di casa hanno il merito di alzare sensibilmente il baricentro. Il pubblico di casa apprezza (compreso Massimo Taibi, tornato a Reggio Calabria dopo l’estate ed accomodatosi in tribuna in virtù del biglietto regolarmente acquistato per quel settore, come rimarcato da un sito web locale: ha capito, signora mia?) 20-25 minuti giocati con intensità e intelligenza: pressing alto, distanza ridotta tra i reparti, velocità negli scambi (buone, in questo senso, le intenzioni di Perri, che in prossimità del limite dell’area di rigore sovente ha smistato rapidamente la palla per i compagni, al fine di cercare di prendere in controtempo la migliore difesa di tutta la quarta serie) e le aperture per Provazza, forse l’unico elemento in rosa capace di puntare l’uomo. E Rosseti, certamente: la condizione non è delle migliori, e la pericolosità sotto porta non è mai stata una sua costante, ma finché è stato in campo ha forniti profondità e creato spazi che i propri compagni hanno solo parzialmente sfruttato.

Purtroppo, anche stavolta il portiere avversario viene chiamato nell’arco di tutta la partita a fare poco più della ordinaria amministrazione, cosicché alla fine l’assalto della LFA si traduce in un tiro di Provazza (tutto inutile, era in fuorigioco) ed in un’azione insistita alla mezz’ora: Rosseti raccoglie un passaggio di Provazza ma si vede murare da un difensore la conclusione Rosseti, poi non riesce ad intercettare di testa un cross dalla sinistra.

Il Trapani soffre il giusto e poi agisce da grande squadra: dopo aver colpito a freddo, colpisce nuovamente gli avversari nel proprio momento migliore, per giunta a pochi minuti dell’intervallo. Il raddoppio degli isolani è scaturito da un contropiede fulmineo propiziato da Marigosu, che al 41′ sfonda sulla destra, si beve Aquino (corresponsabile anche della prima rete) e mette in mezzo all’area, dove Girasole ed Ingegneri si limitano ad osservare Kragl colpire indisturbato.

La partita, in sostanza, termina qui. La Curva Sud torna a ribadire alla dirigenza di “meritare di più”, ma anch’essa affievolisce presto la propria spinta, così nella ripresa il Trapani addormenta la sfida e va persino vicina al tris a metà secondo tempo, ma Martinez si fa trovare pronto sulla doppia conclusione di Gagliardi, entrato poco prima.

30 punti per il Trapani (10 vittorie su 10 partite, eguagliato il Palermo della stagione 2019-20: in caso di successo contro l’Acireale, domenica al “Provinciale”, sarebbe la migliore partenza di sempre), che sbriga la pratica LFA in un tempo con cinismo e determinazione, e si concede persino di fare accademia nei secondi 45 minuti.

Per i ragazzi di Trocini è una dura lezione, e con ogni probabilità la sconfitta odierna è una pietra tombale sulle velleità di alta classifica, tenuto conto che Siracusa e Vibonese non ci pensano proprio a rallentare (anche se gli aretusei hanno avuto la meglio sul Licata all’ultimo respiro e gli ipponici hanno rischiato di buttare due punti a San Cataldo, dopo essere stati sul triplo vantaggio). Amaranto virtualmente ed incredibilmente ancora al quarto posto a 18 punti insieme al Licata, in testa ad un plotoncino di 9 squadre racchiuse in 4 punti, che si apprestano a vivere il resto della stagione da mere comprimarie. Domenica trasferta in casa del fanalino di coda Castrovillari, ma che ha trovato il terzo risultato utile consecutivo, avendo imposto a domicilio il pari a reti bianche alla Nuova Igea Virtus.

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