Vi spieghiamo perché la squadra amaranto non ha rubato la vittoria al Portici

Leggiamo da più parti che la Nuova Reggina ha perpetrato un “furto legalizzato” nei confronti del Portici. Non è così e ve lo spieghiamo in quattro parole. La squadra di Bruno Trocini è scesa in campo con un iniziale 4-3-3 soltanto sulla carta giacché si è trasformato a ritmi impressionanti ora in un 3-5-2 ora in un 5-3-2 a seconda delle folate dei vari Squerzanti (il migliore tra i vesuviani), Musto, Sellaf (gran bel giocatore) e soprattutto Sow che ha fatto letteralmente ammattire la retroguardia amaranto partendo dalla destra per poi accentrarsi sistematicamente nell’intento di porgere palloni intelligenti per Maione. L’allenatore amaranto, dall’alto della sua esperienza, ha predisposto quindi una sorta di barriera a centrocampo composta da Zanchi (con l’ordine di agire da braccetto richiamando su di sé Zenoni costringendolo a lasciare la zona di competenza) e Ricci (con il compito di fermare Marcucci, vera mente degli azzurri) con Salandria che faceva a sportellate con Sellaf in una mediana affollata come la Circumvesuviana all’ora di punta. È vero che la Reggina ha sofferto (il palo su tiro di Squerzanti ne è una dimostrazione) ma è pur vero che ha sfiorato il gol in più di qualche circostanza (non vorremmo dimenticare il tiro di Coppola stampatosi sul palo dopo 3 minuti di gioco nonché il rigore sbagliato da Marras). Nella ripresa lo sconvolgimento con l’entrata in campo di Barillà e Mungo. Mentre il primo si disponeva dietro Coppola per dar manforte al giovane attaccante (che attaccante di razza non è), Mungo si piazzava sulla trequarti in un 4-3-2-1 (sporco) che ha dato subito i suoi frutti: Bianco, subentrato ad uno stanchissimo Zanchi, saltava infatti Costanzo nell’uno contro uno mandando al centro un pallone che Coppola indirizzava alle spalle di Aniello. Dopo il gol il ritorno degli avversari si concretizzava in un tiro di Gjuci – altro ex della gara – che Martinez parava senza patemi d’animo. La Nuova Reggina ha vinto non giocando bene? Giusto. Ma chi chiede il bel gioco in questo periodo e soprattutto in questa categoria ci ha capito poco o non conosce la serie D. La squadra amaranto ha “prestato il fianco” alla veemenza ed alla baldanza del Portici – che, verosimilmente, uscirà dai bassifondi della classifica anche in considerazione dei tanti piedi buoni a disposizione di Mister Ciaramella – ma ha ottenuto i tre punti grazie al “coraggio” e a due “intuizioni” del proprio allenatore il quale (in primis) ha inserito i migliori nel momento peggiore e poi riempiendo l’area di rigore avversaria in momento topico della partita (quando i vesuviani erano convinti di aver strappato il nulla di fatto). Per questo ci siamo permessi di parlare di 4-3-2-1 “sporco” laddove i nuovi entrati sono andati all’interno della zona rossa avversaria per coprire il più possibile gli spazi. Il Portici non lo ha fatto se non dopo il vantaggio degli avversari, con la sola spinta dei nervi e con tanta confusione. Chi intende storcere il naso per questa vittoria, rispondiamo con una frase machiavellica e sibillina: il fine giustifica i mezzi. Intanto era importante incamerare i tre punti, un giorno – chissà – si vedrà anche il bel gioco







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