“Punto” e a capo? Ne siamo sicuri? Ricordate cos’ha fatto Bandecchi a Fondi?
di Rocco Genovese


Premessa doverosa: sarà per le numerose critiche piovute da ogni dove negli ultimi giorni, ma ho maturato una sorta di simpatia nei confronti della “ASD La Fenice Amaranto“, perciò invito chi ritenesse questo articolo privo di obiettività a replicare, contestando nel merito le mie osservazioni.
Dalla “B” alla “D”, da Felice alla “Fenice”, la rinascita del calcio a Reggio Calabria non può limitarsi alla sostituzione di un paio di consonanti, ma deve prevedere una netta discontinuità con le logiche seguite nel recente passato, soprattutto a livello tecnico-gestionale e nei rapporti con le Istituzioni.
Intendiamoci: per come si era messa la faccenda, ripartire dal massimo campionato dilettantistico è una prospettiva accettabile, posto che in piazze blasonate come e più della nostra (Siena e Livorno, giusto per citarne alcune) si è finiti ancora più giù.
Alla fine dei conti, la richiesta alla FIGC di attivare la procedura prevista dall’articolo 52, comma 10 delle NOIF, avanzata dal Comune di Reggio Calabria lo scorso 26 luglio (quando più di qualcuno, non avendo ben chiara la gravità della situazione, ancora profetizzava la sicura riammissione della Reggina 1914 perché “un Tribunale non può andare contro un altro Tribunale”) è servita a limitare i danni, e bene ha fatto chi ha previsto di inserire nel bando l’espressa richiesta ai partecipanti della procedura ad evidenza pubblica di un “piano triennale delle attività” (forse perché il “progetto triennale” di chi c’era prima si è rivelato aria fritta?) e del c.d. “business plan” (clicca qui)
Già, il “business plan“. A detta di qualcuno, sarebbe questo uno dei motivi (insieme a congetture varie, tutte ovviamente prive di prove, quali ragioni di “comparato” e “parentela“, oltre a divergenze di natura politica) che hanno spinto il sindaco f.f. a “rifiutare la Ferrari e prendere la Punto” (la metafora con la Renault Twingo era stata già usata da Shakira).
Non importa che la “Punto” si sia messa in moto in tempo, presentando tutto quanto richiesto nei termini previsti (compreso l’assegno da 400.000 € destinato alla FIGC, una somma che la “crema reggina” degli imprenditori locali non è stata in grado di racimolare, neppure con una colletta), mentre la Ferrari era stata assemblata in tutta fretta il giorno prima, incastrando il telaio di un’auto prodotta a Terni con una di Milano (chissa come sarebbe stata la convivenza tra Ranucci, Tagliavento, Taibi e Belardi…), e chi si sarebbe messo al volante della stessa Ferrari, pur spiegando anche molto altro, si era limitato a dire durante una trasmissione radiofonica che <<Il mio “business plan” si chiama Stefano Bandecchi>>: una frase buona forse per la pubblicità del Confetto Falqui, non per aggiudicarsi un bando pubblico.

Premesso che il consigliere comunale Massimo Ripepi, presidente della Commissione Controllo e Garanzia del Comune di Reggio Calabria, ha tutto il diritto di esprimere le proprie riserve sulla decisione del Sindaco f.f. e bene ha fatto a richiedere un incontro, aperto alla tifoseria, con quest’ultimo ed i responsabili della compagine vincitrice del bando, se qualcuno ritiene che la scelta del Sindaco f.f., ancorché discrezionale, sia viziata o illecita, può percorrere due strade, anche congiuntamente:
1) ricorrere al TAR (alla peggio, il suo ricorso sarà considerato “inammissibile”);
2) anche se il reato in questione è procedibile d’ufficio, andare alla Procura della Repubblica e denunciare Paolo Brunetti, nonché i tecnici ed i consiglieri che lo hanno coadiuvato nella scelta, per “abuso d’ufficio” (mi permetto di rivolgere lo stesso consiglio anche a chi ha dichiarato a mezzo stampa di aver ricevuto minacce di morte per aver proposto improbabili acquisizioni di titoli sportivi altrui).
Peraltro, tutti ricordano cosa ha fatto Bandecchi alla Ternana, ma pochi cosa ha fatto a Fondi: in 3 anni (dal 2014 al 2017) ha rilevato la squadra di calcio locale, l’ha portata in C ed è andato via, e la squadra è sparita poco dopo.
E lasciamo perdere l’indagine condotta dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Roma a suo carico: la puntata della trasmissione TV “Report” andata in onda il 5 giugno scorso (clicca qui) spiega molto bene di cosa si tratta e ci può stare che il sindaco f.f. Brunetti, militare delle Fiamme Gialle, non abbia gradito le sue parole ed abbia avuto delle riserve sulle sue modalità di finanziamento di una squadra di calcio.
Tuttavia, non dubitiamo della bontà dell’operato di un uomo che, inoltre, ha candidamente ammesso di voler rilevare da oltre un anno l’Università per Stranieri “Dante Alighieri” ed ha ricevuto il sostegno di buona parte della stampa locale (soprattutto, di quella che ha sollevato il pericolo che alcuni “gaglioffi” possano … svendere l’Università per Stranieri a soggetti privati), la stessa stampa che ha mostrato una diffidenza nei confronti dei “catanesi” che rasenta l’ostilità (non si ricorda lo stesso atteggiamento verso “romani di Primavalle” e “lametini”, tutt’altro).

Torneremo più forti di prima, anche se è lo stesso augurio che ci siamo fatti 8 anni fa. Piaccia o non piaccia, e Dio solo sa quando potrà tornare a chiamarsi con il suo nome, la Reggina ora è questa qui, ed è difficile pensare che una Fenice appena nata dalle ceneri prodotte dai disastri gestionali degli ultimi anni possa costruire dall’oggi al domani una squadra in grado di vincere un campionato già iniziato senza di lei (e con un Trapani che si è presentato con un poker al debutto, giusto per far capire chi è che comanda): chi non vuole salire sulla “Punto” ha tutto il diritto di farlo, ma non si dia da fare per rendere il percorso ancora più accidentato di quello che è.
P.s. Perché “Totò da Saline” andava bene e “Virgilio da Melito di Porto Salvo” no? Parliamo giusto di un paio di km di distanza…







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