L’ormai ex Direttore Sportivo ci tiene a precisare: “Poi vediamo. Ma nessuna fusione con il Locri altrimenti mi tiro indietro”
di Rocco Genovese
Parla Massimo Taibi. Parla della Reggina che fu e quella che dovrà essere.
“Quando arrivò Saladini – ha esordito l’ex dirigente amaranto – l’accordo era quello di salvarsi il primo anno in quanto il budget era limitato a 7 milioni. 24 ore dopo la proprietà porta il budget a 14 e a Reggio Calabria arriva niente popò di meno che Inzaghi”.
Taibi è un fiume in piena e passa allo spinoso discorso delle plusvalenze: “Negli ultimi 5 anni non sono arrivati giovani validi nel settore giovanile e non abbiamo avuto l’opportunità di acquistare cartellini: solo 500.000 € spesi per l’acquisto di cartellini. Rivas era stato ceduto in Svizzera per 1,6 mln €, ma per motivi di trasferimenti transfrontalieri di valuta non è stato possibile chiudere l’accordo”.
E poi svela: “Il 2 gennaio mi trovavo a Londra quando Saladini mi ha invitato telefonicamente a fare un mercato importante. Ho quindi bloccato ben cinque giocatori forti ma non se ne fece nulla a causa del problema dell’indice di liquidità. Da quel momento la squadra avverte la pressione anche a causa di un giornalista importante che ha messo dubbi sull’omologa… Nonostante ciò, il gruppo ha cercato di ricompattarsi anche perché gli stipendi sono stati sempre pagati. Dopo la gara vittoriosa ad Ascoli vi è stato il blocco totale dei rapporti tra dirigenza da un lato e la squadra dall’altro compreso me”.
Taibi rivela che, “dopo Ascoli sono successe cose molto spiacevoli e che sarebbe cambiato il progetto ma non avrei mai potuto credere che tutto sarebbe finito con il fallimento.” E a proposito del post-gara di Ascoli, ci tiene a precisare di non essere stato presente negli spogliatoi e ammette che ci sono state cose spiacevoli, soprattutto davanti ai dirigenti dell’Ascoli.
E continua: “Il 21 giugno vengo a conoscenza del mancato pagamento dei debiti dell’omologa e da quel momento solo alcuni dipendenti della società sono rimasti per continuare l’attività mentre la proprietà si è eclissata. La città da quel momento si è stretta intorno alla Reggina comprese le autorità (Brunetti, Versace e Cannizzaro ndr)”.
E per il futuro? “Io non capeggio alcuna cordata“. E spiega: “È vero, sono stato avvicinato da gruppi interessati che mi hanno chiesto una semplice collaborazione”. Partendo dal concetto che “Reggio non ha categoria” (e quindi la Serie A è come la D), in questo senso, ha ribadito di volersi mettere a disposizione, se ci sono i presupposti da parte di tutti. D’altronde, l’obiettivo è difendere la “regginità”, che può averla anche chi non è nato in questa città. Insomma, un vero atto di amore il suo.
Ancora futuro: sollecitato dalle domande dei giornalisti, Massimo Taibi ha ribadito di non avere un gruppo ma di essere stato interpellato da un imprenditore del nord Italia con origini reggine interessato a rilevare la società. “Il mio consiglio – dice l’ex dirigente amaranto – è stato quello di presentare formale richiesta di partecipazione al bando. Nell’ipotesi si possa vincere il ballottaggio, ci si potrebbe sedere intorno ad un tavolo”. Ed il concetto è stato ribadito a pié spinto quasi fino all’esasperazione.
Noi, molto sinceramente, abbiamo letto scoramento sul suo volto e dal modo quasi sommesso di parlare, pareva fosse stanco e sconfortato.
E passiamo a Cardona ed alle sue parole durante la famosa e ancorché inutile conferenza stampa: “Sono rimasto meravigliato da quanto affermato da Cardona“. Ma non solo: egli chiede scusa alla città, smettendo seccamente quanto detto da Cardona in merito a Crisafi ed agli africani che sarebbero stati attenzionati da Geria.
In merito all’ipotesi paventata da Lamberti Castronuovo di fondere Reggina e Locri, Taibi si direbbe contrario e si tirerebbe (giustamente) dietro.
Piccola polemica finale con il decano dei giornalisti reggini, Gianni Citra. Quest’ultimo crede che le parole di Taibi sappiano di addio, in contrasto con l’ipotesi che lo veda dg in un nuovo progetto, Taibi ricorda che 25 anni fa è stato trattato come un criminale e non gli è stato permesso di salutare i tifosi dopo essere andato via.







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