L’ isola di Pantelleria, Palermo e Torino non sono distanti fra loro oggi e non lo erano il 29 Agosto 1999, quando la Reggina esordiva in Serie A
di Domenico Romeo
“Ma tu vieni Attorino?” “Cazzo se vengo ! “. Urlavo al microfono del mio ex Nokia sullo scoglio di Cossyra, l’isola del vento selvaggio, della roccia bruciata, di antiche leggende di predatori corsari, di vulcani sottomarini riconosciuti come padri fondatori, dove per destino, per caso o per disgrazia mi trovavo in quella torrida estate di fine millennio scorso. Ma Attorino non ci andai. La convocazione fu agghiacciante, perentoria, tassativa: giorno 30 Agosto, il giorno dopo l’esordio della Reggina in A Attorino, dovevo essere Appalermo alle 7,30 del mattino per un’improrogabile convocazione professionale.
“Non si può rimandare?“. “No“. “Anticipare?“. “No“. “Mavaffanculovà!“. Niente Torino. Niente trasfertone. D’altronde, Palermo è vicina Attorino, sono solo due ore di volo, ma trovare il rientro rapido per le 7,30 del giorno dopo era impossibile. E così lo scoglio africano di Cossyra, da rovente, mi risultò essere glaciale. Pantelleria d’Agosto era l’Antartide del mio cuore.
E così alle 20,30 del 29 Agosto 1999 non ero Attorino, ma già Appalermo, a vagare in cerca di uno schermo che mi potesse collegare Attorino.
Finalmente uno schermo. “Cosa ordina?” ” Birra grande. Faccia lei“.
Uno a zero. Porca Eva ! Gol Juve. Vabbe’, normale. Loro sono la Juve, noi una cenerentola all’esordio al cospetto di mostri. Zidane ? Del Piero ? No, Pippo Inzaghi. Proprio lui, quello che nel 2006 diventerà campione del mondo con la Nazionale e nel 2023 mi inviterà al suo 50° compleanno festeggiando sul prato del Granillo.
Aspetta un attimo. Quanto stanno ? Uno a uno. Ma come ? Si, fratello Kallon dalla Sierra Leone. Pareggio ! La Juve fa la Reggina, la Reggina fa l’uomo ragno che imbriglia il suo aspirante carnefice. Non finisce mai. Quando finisce? E’ finita ! Io in un pub del centro a ridere davanti alla trentaduesima Ceres, di fronte a me un signore smilzo con i baffi che prima si gira intorno, poi fissandomi con le pupille dilatate da un Lancers, mi dice: “Miii… non-ci-sono-più-le-squatre-matarazzo…” “non-ci-sono-più…” me lo ripeteva tre volte. Ma ai miei occhi e alle mie orecchie lui mi stava ripetendo questa frase: “Non-mi-somiglia-per-niente…”. Quel signore per me era Johnny Stecchino e Johnny Stecchino era quel signore. Minchia, era lui. Forse no. La prima telefonata ricevuta non poteva che essere di mio padre: non ricordo esattamente le parole dette, ma le grasse risate fatte. Ma non c’erano social nel 1999, dunque niente Real da Torino. Uscivo poi sulla via Maqueda piu’ affollata di prima, sorridevo agli occhi di tutte le persone che avevo davanti come se li conoscessi da sempre. Respiravo l’unicità dello splendore di Panormus, risucchiato dalla sua essenza che trasuda storia e rievoca quell’antico faro di civiltà dove la cultura araba sposa la civiltà normanna, rendendo chiaro il genoma di ciò che fu dell’antica “Prima Sedes Corona Regis et Regni Caput”. Una città che ti avvolge con il suo alone mediterraneo, ti travolge e si lascia amare e che dopo qualche anno farà dono a me della paternità, a mia moglie Claudia della maternità, schiudendo i primi vagiti alla vita ai miei figli. Eppure questa storia di Juve-Reggina del 1999 mi ha insegnato diverse cose. Che le favole esistono, bisogna solo crederci per realizzarle. Che non sempre il più forte riesce a schiacciare il più debole se questi è scaltro e più avveduto. Che l’entusiasmo degli incoscienti, dei neofiti, è caro a Dio. Pirlo, Baronio, Possanzini, Cozza, Kallon, Poli, Vargas, Giacchetta, una Reggina strepitosa quella del 1999, mica la Longobarda di Cana’.
“Ma tu non c’eri Attorino?”
“No, ero Appalermo“.
“Come Appalermo ? Noi Attorino e tu Appalermo?”.
“Si, lascia stare. E’ una storia lunga…”
“Lunga in che senso?”
“Lunga quanto una notte di nave per Cossyra. Se non ci credi, chiedi a Johnny Stecchino…”

RINGRAZIAMO L’AMICO DOMENICO ROMEO PER IL CONTRIBUTO





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