Riportiamo integralmente la lettera aperta indirizzata al “ras” del calcio italiano

Io non sono “uno” affermato e non lavoro per “testate” importanti: ho un blog che si dedica alla Serie B laddove, con i mezzi che ho a disposizione, “disquisisco” sulla cadetteria nazionale. A volte obiettivo e a volte no; a volte dissacrante e a volte professionale (a modo mio ovviamente), riesco a dare informazioni utili a chi vuol sapere sulla Serie B. Il mio motto è: “Chi vuol leggere legga, il resto conta poco”: a me interessa poco benché i numeri mi diano ragione (250mila visite annuali).
Quest’oggi voglio fare “copia-incolla” avendone tutte le ragioni di questo mondo: voglio pubblicare la lettera che Alfredo Pedullà (e non uno qualsiasi) ha indirizzato a Gravina, “ras” incontrastato e incontrastabile del “movimento pedatorio” italiano.
<<Gentile Presidente Gravina, pochissime righe perché non servono giri di parole. E lo diciamo con il massimo rispetto per la persona. Non certo con la soddisfazione per il lavoro del numero uno FIGC, siamo delusi e rassegnati. I suoi predecessori hanno fatto meglio di lei, è un nostro giudizio in piena libertà, non se la prenda. A parte la “medaglia al petto” dell’onta mondiale, quella resterà a vita, a parte le riforme (a proposito, quando? Nel 2072? Le aveva promesse dopo la suddetta onta…) vorremmo chiederle: ma lei ha approvato ad approfondire, tramite i suoi uomini di fiducia, cosa volesse dire Cellino quando parlava di “faldoni bruciati”? Lo stesso Cellino che fa la
morale sugli altri e non racconta la storia dei faldoni. Peggio ancora: nessuno glielo chiede, signor Presidente, non le sembrava un atto dovuto per la salute del calcio italiano? Nulla. Lei parla di stadi, di singole situazioni, ma sui discorsi di carattere generale, sui problemi atavici e irrisolti zero virgola zero. Ci faccia solo una cortesia: eviti di occuparsi della prossima categoria della Reggina, consigliando la Serie D. Non tocca a lei. La Reggina può ripartire anche dalla “Serie Z”, lo tenga bene a memoria, ma conserverà l’orgoglio, la dignità e la passione. Nel frattempo, sia gentile, lasci in pace migliaia di tifosi amaranto che hanno vissuto e stanno vivendo giorni tremendi. Consigliare la Serie D immediatamente è un atto senza un minimo di rispetto, non se ne avverte il bisogno. Il calcio italiano invece sì, da anni ha necessità calpestate. E aspetta. Anzi, aspetterà in eterno. Buona domenica dai faldoni di Cellino. Proprio vero: il calcio italiano è un falò>>.
Ecco. Cosa aggiungere di più? Che chi ha sbagliato deve pagare. Ha sbagliato Saladini giunto in riva allo Stretto come il “salvatore della patria”, il “messia sceso dal cielo” per sostituire quel Gallo che si è rivelato il peggior “numero uno” dell’ultracentenaria storia amaranto. Il lametino è andato ben oltre, giocando con i sentimenti del popolo e con “magheggi” vari che non hanno portato a nulla. Il colpo di grazia “sostanziale” è stato dato, però, dal “sistema” che non ha perdonato chi ha avuto il coraggio (sì, il coraggio!) di sovvertire “l’ordine costituito” autocratico e dispotico di pochi eletti grazie alla complicità di coloro che (prima o poi) si troveranno nelle stesse condizioni della squadra amaranto (sciagura, tempesta, galera e morte non si augura a nessuno ma…). La Reggina non sparirà comunque e in ogni caso: i reggini saranno innamorati della propria squadra di calcio anche in terza categoria. La Reggina è passione, appartenenza, è orgoglio, è dignità. È Reghion!







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