Un “uno contro tutti” che esalta maggiormente la grandezza di Reghion. Negli anni ’70 ci vollero i blindati per piegare la resistenza di Reggio Calabria
La notizia di ieri, quella (per inciso) che riguarda tutte le società di Serie B che si sono costituiti Interveniente Adiuvandum a sostegno del Lecco e Interveniente Opponendum nei confronti della Reggina, ci lascia assolutamente indifferenti.
Infatti non si comprende perché la Federazione teme come il fuoco quelli che possono essere i risvolti che possono derivare dall’eventuale riammissione (della Reggina) da parte del Tar del Lazio.
Quali? È facile, facilissimo: se (poco poco) i Giudici Togati amministrativi dessero ragione ad un Tribunale della Repubblica, i signori Gravina e Balata nonché il ministro Abodi ne uscirebbero notevolmente ridimensionati, con le ossa rotte e con una reputazione oltremodo compromessa.
Quello che possiamo classificare con il termine di “cartello” – alla colombiana per intenderci – era nell’aria fin dalle prime battute della “querelle”. E lo era in maniera esplicita, e forse anche preventivabile (quasi inevitabile) ma – ripetiamo – ci lascia più che indifferenti, anche se prima o poi qualcuno dovrà avere il coraggio di dircela tutta e per intero la verità: da Perugia in avanti cosa è successo tra la Reggina ed i vertici federali? Perché questo accanimento quasi ossessivo, giacobino direi, da parte della Lega B ma addirittura anche da parte di un Ministro della Repubblica? In cosa la società amaranto ha mancato? Solo nell’aver aderito ad una legge dello Stato oppure c’è dell’altro che le parti non intendono rivelare ma chi o cosa ha determinato questo scontro al “calor bianco”? Chi sa parli, a Roma come a Reggio Calabria, sarebbe un gesto che farebbe bene a tutto l’ambiente. Soprattutto in riva allo Stretto.
Perché se è vero che con i ma e con i se non si vincono le guerre così come non si vincono le cause davanti ad un Giudice non è nemmeno usando metodi e furori alla “Torquemada”, che si creano i presupposti per una stagione calcistica serena e priva di veleni. Non certamente con questo “uno contro tutti” infame, indegno e vergognoso.
La Reggina, da parte sua, se ha sbagliato è giusto che paghi. Se i Giudici del Tribunale Amministrativo del Lazio dovessero riscontare inadempimenti, mezzucci, errori, omissioni o peggio, evidenti illeciti di natura contabile, è giusto che sanzionino la società amaranto cancellandola dal calcio professionistico.

Però c’è un però: in 2730 anni di storia, Reghion ne ha passate di cotte e di crude: hanno cercato di affossarla, di farla sparire, di distruggerla, di annientarla. Nessuno, però, ci è riuscito, neppure i blindati durante l’insurrezione del biennio 1970/71. Io sono convinto che la città e la stessa Reggina saranno in grado di risorgere dall’abisso in cui potrebbero precipitare, ma al contempo sarà una vittoria di Pirro per chi oggi invoca in piazza il trionfo delle regole.
Anche perché è vero che le 18 società regolarmente iscritte al campionato di Serie B auspicano di cominciare la stagione secondo quelli che erano i tempi inizialmente previsti, ma è anche vero che sia il caso Reggina che quello ancora più spinoso e “ipocrita” del Lecco potrebbero far slittare a settembre inoltrato l’inizio del campionato.
Buona domenica e buon campionato sebbene i “forse” siano tantissimi. Come dire? Italiano avvisato, mezzo salvato.
P.S. una soluzione è evidente, va trovata. Ed è sotto gli occhi di tutti. Sarebbe il classico “uovo di Colombo”: salvo i casi di si illecito sportivo, per tutte le altre violazioni alle norme federali (di carattere amministrativo o procedurale) basterebbe applicare dei punti di penalizzazione da scontare nel prossimo campionato.
Avremmo più chiarezza, meno speculazioni e soprattutto sarebbe sempre garantito il merito sportivo. Quello deciso dal campo. Unico metro universalmente riconosciuto dallo sport.









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