Manifesto per un rinascimento Amaranto. (Per una città che vuole tornare a vincere)
Giuseppe “Fossa” Criaco
Il momento drammatico che la Reggina sta attraversando è affare di tutta la città e non solo della tifoseria, oppure dei soli addetti ai lavori.
Prendere atto dello stato di abbandono in cui sembra versare oggi la squadra è un insulto ed uno schiaffo alla storia secolare della società amaranto ed a quanti questa storia l’hanno fatta e l’hanno scritta.
Credo che sia giunto il momento per tutti noi di ripensare ad una nuova Reggina, ma fondamentalmente ad una nuova Reggio.
Si, perché il 13 giugno 1999 a Torino si raggiunse uno “zenith sportivo”, perché quello cittadino e sociale aveva preso il via con il risanamento urbano e civico avviato tempo prima, dal mai abbastanza rimpianto Italo Falcomatá. Quando Reggio percorreva la strada del’eccellenza calabrese.
Oggi, quindi, è il momento di ripensare ad una nuova Reggina. Questo l’obiettivo che la città in tutte le sue componenti: politiche, imprenditoriali e popolari, si deve dare per creare attorno alla squadra amaranto un nuovo assetto societario, organizzativo e proprietario, prima ancora che sportivo. Per una rinascita fondata sulla sostenibilità e sulla competenza.
Ripensare al ruolo che lo sport ed il calcio in particolare devono tornare ad avere in questa città. Elementi di aggregazione, ma anche identitari. La Reggina, e tutto ciò che questa parola può significare, deve diventare un punto di riferimento non solo sportivo. Ma deve rinascere come un brand di capacità, organizzazione e credibilità aziendale nonchè espressione del territorio. Con le sue, e solo sue, forze economiche e risorse umane. Che in città e nella provincia sono convinto non manchino. Non si devono più ripetere quelle accondiscendenze, al limite della sudditanza, verso il primo avventuriero di passaggio.
Ripensare il modo, di riappropriarsi ed occupare nuovamente quel ruolo identitario che la squadra amaranto ha saputo svolgere durante gli anni d’oro della serie A. Una rinascita sportiva che deve fungere da faro ed esempio, per una nuova consapevolezza civica e civile della città. Restituendo ai cittadini, veri proprietari e padroni delle città, e della squadra, l’orgoglio di un’appartenenza, mai scordata, per una rinascita urbana e, perché no, civile e del territorio.
Ripensare ad una nuova forma societaria che possa coinvolgere sin da subito la tifoseria nelle logiche decisorie, trasformando il costo degli abbonamenti in azioni della Nuova Reggina. Una sorta di azionariato popolare che parta dal basso per creare una “visione collettiva” e che fornisca loro l’ambizione di sentirsi tutti parte di un unico grande progetto: tornare a fare grande la Reggina.
Ripensare al modo con cui possiamo riportare le famiglie allo stadio. Ma soprattutto come restituire al Granillo quel simbolo di un tempo: essere la casa, il tempio e la rinnovata Arena della squadra amaranto. Restituire attualità a quella memoria sportiva per troppo tempo ormai lasciata nel magazzino del tempo e dei ricordi di cosa eravamo.
Ripensare il modo in cui tutti dovremmo fare la nostra parte per la rinascita di quella coscienza civica e sociale. Obiettivo primario perché senza una lungimirante politica non vi potrà mai essere sviluppo economico e culturale, quindi sportivo. Che non sono obiettivi in conflitto ma elementi complementari di crescita anche della città.
Ripensare al patrimonio umano, culturale e scientifico che questa città e questo territorio hanno saputo e sanno esprimere, con i suoi artigiani, le sue aziende, i suoi commercianti, i suoi ristoratori, i suoi uffici, i suoi laboratori le sue Università. In una parola: il suo tessuto produttivo e sociale e scientifico culturale, da riportare al centro della città e della rifondazione della nuova Reggina.
Ripensare a quel complesso vitale che ha le energie e le competenze per “fare sistema” e rimettere in cammino le risorse oggi demoralizzate di questa nostra Reggio. Ed il mio pensiero oggi è rivolto a tutti coloro che hanno resistito. A quelli che non hanno gettato la spugna che non hanno tirato giù la saracinesca. E cosi facendo strappando via un pezzo della storia commerciale della città. Ecco ripartiamo da questa forza per rifondare la nuova Reggina.
Oggi questo mio utopico Manifesto vuole essere un punto di inizio per strappare Reggio e i reggini da questo “sonno civico” che ha relegato la città in un nostalgico limbo.
Un Manifesto che vuole riportare il Reggio la sua Reggina sulla strada di un nuovo rinascimento cittadino, con una rinnovata fiducia in quelle che sono le reali potenzialità della città e della sua gente, troppo spesso degradate e mortificate.
Per tutti questi motivi solo con una presa di coscienza collettiva, con un nuovo “fare sistema sociale” che si potranno gettare le basi per una nuova Reggina. Credibile e risanata dai troppi veleni che ” pifferai magici e avventurieri” hanno iniettato in questo anni.
Basta solo crederci, qualunque siano le decisioni dei tribunali. La strada è tracciata, basta solo percorrerla, senza timori, anche ripartendo da zero (o dalla Serie D). Se necessario.
L’uomo rinascimentale.






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