di Michele Fontana

Siamo qui.
Ad agosto in pochi ci avrebbero creduto. Come ha recentemente detto capitan Fabian Tait “se in estate qualcuno mi avesse pronosticato i playoff, avrei pensato ad un matto che ha ecceduto con la birra ad una festa di paese!”
Ed invece ora la compagine bolzanina è fra le prime sei di categoria. Frosinone e Genoa sono già in A, ed il Südtirol è arrivato addirittura alla semifinale playoff con piazze dalla storia e dal blasone immenso come Bari, Parma e Cagliari.
Stagione partita in salita, dopo la cavalcata trionfale guidata da mister Javorcic lo scorso anno (record nei campionati professionistici europei con soli 9 gol subiti dal portiere Poluzzi), con il tecnico croato che passa in estate al più quotato Venezia e la società che investe su mister Zauli. Matrimonio questo che non arriva alla prima giornata di campionato, troppe le divergenze con il direttore sportivo Paolo Bravo. Così per le prime tre gare la squadra è affidata al secondo di Javorcic, Leandro Greco. Il Südtirol sembra in balia della nuova categoria e parte con tre sconfitte. Le agenzie di scommesse mettono il nome del team altoatesino in vetta alle squadre quotate per la retrocessione.
Arriva così a Maso Ronco (gioiello dei centri sportivi a livello europeo) mister Pierpaolo Bisoli: esperto in missioni impossibili.

Il lavoro del tecnico di Porretta Terme incide fin da subito sulla mentalità, ovvero dare consapevolezza ad una squadra che ha mantenuto la struttura della precedente stagione (con molti esordienti in Serie B), di poter meritare la categoria, partendo proprio dalla solidità difensiva.
Inizia così la pagina più bella della storia del Südtirol, gioco che fa storcere il naso agli esteti del calcio, ma concreto come pochi: studio maniacale della chiusura degli spazi, ripartenze veloci e grande importanza ai calci piazzati che diventano un arma letale in molte occasioni.
Risultato: 57 punti in 35 giornate che dall’ultima piazza hanno portato la squadra di Bolzano al sesto posto alla fine della regola season.
Dopo la rocambolesca vittoria contro la Reggina nei quarti di finale dei playoff, decisa dall’unico tiro in porta della compagine bianco rossa al minuto 89 (tiro per giunta deviato da un difensore), ora il sogno del Südtirol arriva a confrontarsi nella doppia semifinale con il Bari, altra neopromossa, ma con obbiettivi ed aspettative di piazza decisamente diverse.

Il Südtirol arriva a questo match con soli due difensori titolari schierabili (Zaro e Curto) e con tre alternative per la difesa a quattro di Bisoli. Insomma, sulla carta c’è poca storia, ma chi dà per spacciata la squadra non conosce né Bisoli né questi ragazzi che hanno risvegliato l’entusiasmo di un territorio che ormai riempie il piccolo (ma bellissimo) stadio Druso e che, ha imparato a sognare e vorrebbe svegliarsi il più tardi possibile.
Siamo qui. Ed anche quel matto che aveva ecceduto con la birra alla festa del paese, lunedì sarà sugli spalti ad applaudire questo gruppo, che comunque vada la partita ha compiuto un piccolo miracolo sportivo.
Michele Fontana







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