di Giuseppe “Fossa” Criaco.
dedicato ai tifosi amaranto, alla Curva alla città.
E come a li orbi non approda il sole, e come ai ciechi non arriva il sole
così a l’ombre quivi, ond’io parlo ora, così alle ombre cui io ora parlo
luce del ciel di sé largir non vole; il cielo non vuole concedere la sua luce
ché a tutti un fil di ferro i cigli fóra perchè a loro un fil di ferro cuce le ciglia
e cusce sì, come a sparvier selvaggio e le cuce come si fa allo sparviero
si fa però che queto non dimora. che non vuole stare tranquillo
Dante Alighieri nel suo capolavoro racconta della pena inflitta agli invidiosi, cioè a tutti coloro che per invidia hanno passato la loro vita a creare discordia (anche tra i propri concittadini). E li descrive con gli occhi cuciti con del filo di ferro. Logico contrappasso dopo aver passato tutta la loro esistenza a guardare sempre le cose (e la vita altrui).
Questa la pena che andrebbe inflitta a chi ormai da mesi continua a rovesciare sulla Reggina sia come squadra che come società badilate di cattiveria, di falsità e di merda.
L’ultima badilata che circola da qualche giorno racconta di scene da saloon negli spogliatori del Granillo sia durante che dopo il match vittorioso con l’Ascoli.
Motivo di questa improvvisata prova di virilità modello Bud Spencer e Terrence Hill, che avrebbe visto il Mister Inzaghi addirittura scazzottarsi con un personaggio non meglio identificato, il mancato accesso del Presidente Cardona negli spogliatoi. E l’altolà a quanto pare imposto niente di meno che dallo stesso Inzaghi come “ripicca” contro la società rea di non volere assolutamente l’accesso ai play off (per non dover pagare il premio pattuito).
Ormai è evidente, ma non si comprende il motivo (o meglio lo si comprende benissimo), l’ostracismo cui questa società, e di conseguenza la squadra, è soggetta da parte dei soliti noti e dei soliti volti cittadini. Da sempre.
Il parapiglia di cui si parla e che in verità è tutto da dimostrare, potrebbe essere nato per lo sbarramento che Pippo Inzaghi potrebbe aver imposto a chiunque non fosse con una maglietta addosso nella serata più importante della stagione. Un isolamento finalizzato ad una sorta di protezione psicologica e motivazionale da parte di chi di finali e di serate “speciali” nel calcio ne ha vissute a qualunque livello. Vincendole. Straordinaria l’immagine che vede SuperPippo ringraziare tutti i suoi ragazzi nel dopo Ascoli preparandoli sin da subito alla sfida di Bolzano. Dove tutta la stampa sportiva nazionale ha elogiato la squadra amaranto come vincitrice morale.

Questo e non altro è successo al Granillo. Il Granillo non è un Saloon e la Reggina è dei tifosi. Qualcuno a Reggio deve farsene una ragione.
Voglio chiudere questa mio contributo ribadendo quanto ebbi a scrivere nel pezzo dopo la serata amara del Druso di Bolzano di venerdì sera. E voglio dedicare queste parole a tutti i tifosi amaranto a coloro che ogni giorno portano la squadra nel cuore. Reggio Calabria avrà pure mille mali, ma questa squadra, questi ragazzi e questo Mister per diciassette domeniche ci hanno fatto gioire e rendere meno amari i mali e le storture della città.
Errori commessi, tantissimi. Lo sappiamo, sbagli e distrazioni certamente, ma questo era l’anno zero lo sapevamo. Eravamo al buio a giugno. Cercavamo una via d’uscita, una proprietà credibile che si facesse carico delle macerie lasciate da gestioni sbagliate ed una legalità da rimettere al centro del progetto. Pensavamo di non farcela. Ci avevano detto che nessuno era disposto a venirci in soccorso, mentre ogni giorno che passava rischiava di far sparire il calcio da Reggio Calabria. Ogni porta sembrava murata, ogni strada impercorribile. Ci dicevano che non esisteva un’uscita. Poi invece la realtà si concretizza in un progetto di un giovane imprenditore. Un refolo di speranza comincia a soffiare su Reggio e la Reggina e quel giorno al Santagata è ancora impresso nella memoria collettiva della città e della tifoseria. Un uomo, una sciarpa ed un banchetto. Null’altro. Poi via via si comincia a ricostruire. Parole come programmazione, trasparenza, entusiasmo, onestà, partecipazione, solidarietà, sostenibilità, diventano parole d’ordine quotidiane. Entrano a far parte di un “Lessico famigliare”. Diventano Lessico quotidiano. Lessico amaranto. E quelle parole lentamente hanno cominciato a circolare, portando luce e fiducia illuminandolo quel buio in cui eravamo piombati. Parole che abbiamo usato per esorcizzare ogni paura ed ogni timore di non farcela. Di rimanere prigionieri di un passato che non voleva passare. Ed oggi, stasera, sebbene sconfitti ed amareggiati, con gli occhi carichi di quel dolore sordo, per una beffa che non meritavamo, oggi siamo consapevoli di avere una squadra che ci ha portato fuori da quegli incubi di un anno fa. E ci ha regalato questo turno preliminare dei playoff. Una squadra, ed un pugno di ragazzi che hanno creduto in Mister Inzaghi. Altra “pietra di inciampo” imprescindibile per quella ricostruzione tanto desiderata”.
Da domani c’è una nuova Reggina da costruire, nuove sfide da affrontare (e vincere), nuovi traguardi da immaginare. Nuovi protagonisti da ricercare, nuove bandiere da srotolare, nuovi sogni da accarezzare. C’è un nuovo domani che ci aspetta. Ed io, voi, noi tutti dobbiamo farne parte”.
di Giuseppe “Fossa” Criaco






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