di Giuseppe “Fossa” Criaco

Ci sono giorni, momenti, oppure solo attimi che riempiono di significato la tua stessa esistenza. E per cui, solo per questo, vale la pena vivere. Uno di questi è stato ieri sera il minuto 93 di Reggina-Ascoli, quando Gigi Canotto ha consegnato alla squadra amaranto ed ai 15.000 del Granillo l’accesso ai playoff.

Sappiamo bene che questa di oggi non sarà un’analisi obiettiva ed equidistante. Ma troppe emozioni, troppe immagini, ancora vivono in noi dopo il match di ieri sera.
Su tutti però vi è un’immagine, un lampo che raccontano meglio di tutti cosa rappresenta questa squadra e questa stagione per Mister Inzaghi. E’ un frame che mostra SuperPippo (al minuto 93:36) urlare al cielo la sua gioia: esplosiva, incontenibile. Quasi rabbiosa. E solo il cielo sa quanta rabbia e quanta sofferenza si siano sedimentate nell’animo suo (e della tifoseria) in questi lunghi mesi di sconfitte, polemiche e penalizzazioni.

Forse, e non credo di sbagliarmi se dico che Pippo Inzaghi serberà per sempre questa notte nel cassetto del cuore. Sì, Pippo, il Dio del calcio ieri sera, al minuto 93, ha guardato giù e ti ha ripagato di tutte le sofferenze che hanno lastricato questa incredibile stagione accompagnando con una carezza “divina” quella palla in fondo alla rete. C’era la sua volontà, in quel gol. E tu, solo tu, caro Pippo l’hai potuta scorgere quella mano. Privilegi di chi in quell’Olimpo un tempo era di casa.
Quella di ieri è stata la vittoria della volontà, del cuore, dell’amore, per questa maglia e per questi colori. Un gol, quello di Canotto, che ha spezzato quel sortilegio che aveva trasformato una marcia trionfale in un calvario infinito (anzi “finito” al minuto 93 di ieri sera) costellato di sconfitte, penalizzazioni e polemiche. Mentre sciacalli e detrattori attaccavano questa società e questa squadra con critiche al vetriolo e corrosive sentenze. Con quel gol Gigi Canotto ha spedito, idealmente, questa “immonda canea” nel girone infernale degli adulatori, di chi infiniti danni addusse a Reggio ed alla Reggina (dove verranno completamente immersi nello sterco di cui la Bolgia è ripiena).

La Reggina vista ieri sera a tratti non è stata né bella, né convincente. Non doveva esserlo. Ieri contava solo vincere (clicca qui). E la Reggina lo ha fatto, mentre tutte le avversarie cadevano in modo, chi più chi meno, rumoroso. Basti pensare al crollo casalingo del Pisa, contro una Spal già in serie C, oppure all’ennesima sconfitta del Sudtirol in quel di Modena.
Quella di ieri sera è stata la vittoria di Pippo Inzaghi, e della squadra, dei ragazzi, sommersi in questi mesi da critiche che talvolta hanno rasentato la ferocia. E che non hanno risparmiato neppure la proprietà “rea” di non aver saputo fronteggiare la situazione debitoria (ereditata, è bene ricordarlo, sebbene conosciuta) determinando quella penalizzazione che ha reso necessario, ieri sera, il miracolo del minuto 93.
Ma quella di ieri sera è stata soprattutto la vittoria della tifoseria e della città. Indescrivibile, per chi scrive, l’emozione provata all’ingresso delle squadre quando la Curva Sud (ieri sera la più bella d’Italia) si è illuminata di speranza, si illuminata di gioia, si è illuminata di amore. Ancora e nonostante tutto. Stretti, uno accanto all’altro, a incitare, a spingere e sostenere la squadra. Fino al minuto 93. Appunto. Fino a quando il cielo è atterrato sull’erba del Granillo. Tanto forte è stato l’urlo liberatorio e selvaggio dei 15.000 presenti.

Noi non sappiamo, oggi, cosa ci riserverà al “Druso di Bolzano” l’Architetto della Vita. Ma una cosa la sappiamo: noi venerdi prossimo saremo di nuovo in marcia. E lo saremo ancora uniti, ancora stretti l’uno all’altro, ancora sotto quelle bandiere che ci accompagnano da una vita, intonandole tutte le nostre canzoni.
Sì, amici, oggi è bello vivere. Oggi a Reggio Calabria, e nel cuore di tutti i tifosi reggini, la vita ha una luce diversa, un profumo diverso. Ma il medesimo colore, quello amaranto
Giuseppe “Fossa” Criaco

Immagine tratta dal sito Peakpx










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