di Giuseppe “Fossa” Criaco

Quella appena passata è stata l’ennesima settimana “horribilis” in casa amaranto. Ormai le voci si inseguono una dietro l’altra incontrollate e, cosa peggiore, spesso create ad arte per gettare ulteriore scompiglio e con un unico obiettivo, colpire questa società e questa squadra. Troppo forte il ricordo di passate e “allegre” gestioni che hanno portato alla ribalta personaggi di dubbia credibilità.
Sicuramente quella che si conclude stasera, con il fischio di inizio del signor Fabbri di Ravenna, è stata una delle più amare, delle più difficili e delle più complicate dell’intera gestione Saladini -Cardona. Ma lo è stata sicuramente anche per la tifoseria che questa sera al Granillo sognava un altro epilogo. Quanto meno più prestigioso. Troppo forte l’entusiasmo di una città che a dicembre sognava la serie A.
Purtroppo per avere accesso ai playoff questa sera la Reggina dovrà attendere il concatenarsi di una serie di risultati e disgrazie altrui; di pareggi e di sconfitte. In altre parole la Reggina e non è più artefice del proprio destino. Lo era stata fino a sabato scorso, poi l’ennesima sconfitta a Bari, la diciassettesima della stagione (francamente troppe per poter ambire a posizioni prestigiose) ci ha relegato in questa posizione subalterna. Meritatamente.
Comunque vada è d’obbligo mettersi alle spalle questa stagione, definitivamente e, senza più nessun pendenza. Senza ricorrere ancora a strumenti finanziari, ristrutturazioni (di debiti) e Tribunali. Questo sarebbe già il primo e più importante successo di questa dirigenza. Per i più smemorati è d’obbligo ricordare che una salvezza tranquilla era quello che si chiedeva a questa squadra. Dopo le traversie societarie, dopo un mercato fatto di fretta e dopo un preparazione estiva sotto la canicola del S.Agata.
Certamente Pippo Inzaghi in panchina ed i nomi di Hernani, Maier, Obi, Santander, e la scoperta di due gioielli come Pierozzi e Fabbian avevano indotto tutto l’ambiente a sperare in qualcosa in più. Soprattutto dopo il travolgente girone di andata, Cosi forse sarà o forse no. Lo sapremo stasera.
Quello che a questa società sicuramente non si può rimproverare e di non aver fatto il possibile per dare una prosecuzione storica al calcio “che conta a Reggio Calabria”. Errori commessi? Sicuramente ce ne sono stati, e ce ne saranno ancora. Ma oggi qui non vogliamo e non cerchiamo colpevoli (anche perchè probabilmente non ve ne sono) Oggi noi cerchiamo protagonisti. E stasera al Granillo tutti potremo e dovremo essere protagonisti, tifoseria, squadra, dirigenza e lui: Mister Inzaghi. Questa sera al Granillo, forse, potremmo trovare finalmente quell’unione che in questa settimana troppi, tanti hanno cercato di dissolvere. Fomentando rabbia e delusione. Cattivi maestri figli del rancore personale.
Noi oggi, adesso, crediamo che Reggio Calabria tornerà quanto prima nel calcio che conta, ma già da domani la società dovrà dare certezze e risposte più che concrete alla guida tecnica. A Mister Inzaghi. E’ vero troppe cose sono successe da gennaio in avanti. Anche nella testa dei giocatori e di questo, a sua volta è il Mister a doverlo spiegare alla società. Chiarezza da ambo le parti. Ed a noi basta.
La città ( e per città intendo la tifoseria), dal canto suo, dovrà comprendere che nel futuro la società ha bisogno anche del suo apporto economico (al botteghino). Si dovrà riempire il Granillo in ogni ordine di posti se si ambisce a certi target e certi risultati. Nel calcio di oggi è tutto concatenato. Non è più il “calcio di relazioni” che con grandissimo merito aveva permesso a Lillo Foti di regalare nove anni di Serie A a Reggio Calabria ed ai suoi tifosi.
Oggi tutto è cambiato ed il calcio è diventata una vera industria con le sue logiche (talvolta feroci) e dove non sempre vince il più ricco. Ma purtroppo spesso è così. Ed il preannunciato progetto del nuovo Stadio va proprio in questa direzione. Quella del calcio del futuro. Se non si comprende questo allora a Reggio Calabria il calcio e la Reggina saranno relegati nelle serie minori ai margini della ribalta. Come può essere “questa serie B”.
Capitolo Inzaghi
Indubbiamente Pippo Inzaghi per la Reggina è stata una risorsa. Una risorsa di visibilità, una risorsa di immagine, una risorsa di (rinnovato) entusiasmo, una risorsa capace di riportare allo stadio i molti che all’inizio guardavano con scetticismo questa nuova, ed ennesima proprietà. I risultati hanno sicuramente hanno fatto il resto. Oggi però anche Mister Inzaghi deve fare chiarezza, non fosse altro che al suo interno. Francamente non si possono imputare 17 sconfitte solo ed esclusivamente alle traversie societarie. Oppure c’è qualcosa che non sappiamo? Mister: dia anche a noi qualche certezza.
A Reggio nessuno ha dimenticato la precarietà e le macerie che lei e la società avete dovuto rimuovere per partire. Nessuno ha dimenticato la precarietà fisica e sotto certi aspetti di organico con cui è partita la stagione. Ma via via la Rosa è stata infoltita. E quella rosa a gennaio era seconda in classifica. Cosa è successo dopo. Abbiate il coraggio di dirlo. Se chiarezza e certezze ci devono essere, ci devono essere da parte di tutti, nessuno si senta esente da questo. Nemmeno se ti chiami Pippo Inzaghi. E la trasparenza vuole, Presidente Cardona, che all’indomani della fine della stagione (auguriamoci non da domattina) tutto venga tirato fuori da sotto il tappeto. Per ripartire.
Comprendiamo bene che le enormi difficoltà economiche non hanno reso possibile quello appena passato come l’anno “1” del famoso progetto triennale, ma piuttosto come l’anno 0. Cioè quello che ci ha riportato in superfice. Sulla linea di galleggiamento.
L’anno scorso si era partiti con delle premesse e promesse su cui si era in tessuto il rapporto con Pippo Inzaghi. Si era parlato di un progetto importante. Oggi Mister Inzaghi alla luce di quanto appena da tutti vissuto chiede certezze “certe”. E sicurezze. Impossibile anche per lui non sentirlo il canto delle numerose sirene (Modena e Spal su tutte) che ambiscono alla sua guida. Ma noi siamo convinti che Superpippo a Reggio abbia voglia di rimanere. Almeno ancora un anno. Non fosse altro per sgomberare la sua stessa immagine da quelle ombre che 17 sconfitte gettano sulla “sua” squadra e sulla “sua” guida tecnica. Un “bipolarismo” calcistico inspiegabile e tuttora inspiegato. Come se nella testa dei giocatori fosse rimbombato “un tutti a casa” drammatico e incomprensibile. Un sentore di “rompete le righe” più da “lettino psicanalitico” che fisico. Lavoro più per Sigmund Freud che per Luca Alimonta e Daniele Cenci.
Ma adesso non è più tempo di pensare a ciò che poteva essere e non è stato. Oppure pensare al passato, oppure al domani fatto di Tribunali e di omologhe.
Oggi è tempo di pensare a questa sera. E’ la sera di Reggina Ascoli. Oggi è la sera che vale una stagione. I conti si faranno da domani. Oggi deve essere la notte del coraggio.
Oggi è la notte che solo un parola conta. Una parola dal gusto forte e inebriante. VINCERE!

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