di Giuseppe “Fossa” Criaco
REGGINA: la rabbia ed il coraggio (la rabbia per le accuse, il coraggio per vincere).
La notizia del secondo deferimento piombata in città nella serata di mercoledì ha suscitato l’ennesimo scoramento per molti e la serafica rassegnazione per altri. In città si attendeva questa nuova “scudisciata” della Procura federale.
Anche se non era irragionevole attendere, prima, il pronunciamento del Tribunale di Reggio Calabria sulla “omologa” della domanda di concordato (o gli accordi di ristrutturazione), oppure, diversamente, la sentenza con cui si aprirebbe l’apertura della liquidazione giudiziale per scrivere la parola fine su questa vicenda.
Sicuramente il caso Reggina ha messo in subbuglio i santuari del calcio italiano costringendoli a rivedere quel principio di autonomia (assoluto e intangibile fino ad oggi) di cui anche nel provvedimento sanzionatorio del Tribunale Federale se ne fa ampia e incontinente menzione “nel potere di dettare norme regolamentari, anche di portata più restrittiva (rispetto nds) all’ordinamento statale”, e quando si rimarca “la differenza, anche di essenzialità in termini di continuità aziendale, tra l’ambito sportivo e quello ordinario/statale”. Come se le società calcistiche vivano in una specie di “eden pedatorio” quando invece il Codice Civile equipara a tutti gli effetti la società calcistica a qualunque altra persona giuridica.
Oppure, e concludo, quando il Tribunale scrive, ammonendo la società amaranto (in merito al ricorso allo strumento della ristrutturazione del debito) “…essa ha indotto l’A.G. a considerare quella domanda come proveniente da una società appartenente al solo ordinamento statale, con la conseguenza di aver comportato una trascuranza delle regole dell’ordinamento sportivo”. Senza mezzi termini: la Reggina non avrebbe dovuto avere l’ardire di ricorrere a quell’istituto. Queste e non altre (forse) le colpe di Saladini e compagni, per cui poi si è colpita la società.
Il “lodo Reggina”, quindi – perché alla fine questo sarà, ha già determinato un effetto dirompente sul sistema calcio ed in tutto il mondo calcistico nazionale. Ma traccerà, anche, una strada maestra, forse rivoluzionaria: l’autonomia gestionale del mondo del calcio, da oggi, dovrà seguire sempre l’ordinamento statale. E le recentissime modifiche dell’art. 85 e 90 delle Norme Federali sono lì a dimostrarlo. A beneficio di tutti.
Parlo di “Lodo Reggina” perché è evidente, a mio avviso, che in questi mesi la società Reggina 1914 ha cercato un “vulnus” con cui aprire un confronto giuridico (anche se duro) con la Federazione, sfidando, sotto certi aspetti, quella vellicosa “portata più restrittiva” delle norme federali. Un assunto che la Federazione fa ancora oggi fatica ad abbandonare, mentre dall’altro un “all-in” da parte della società di via delle Industrie che sta provocando non poche trepidazioni in città.
Ripercorrere tutto l’iter giudiziale del Deferimento (o dei deferimenti) è esercizio retorico e inutile, ma una serie di punti vanno evidenziati e sottolineati stante il “perdurante silenzio” della società. Sacrosanto tra l’altro.
La prima cosa che appare dalle carte federali, è che la società Reggina non ha mai occultato nulla agli organi preposti, ed ha sempre agito con trasparenza e verità. Pagando tutte le pendenze fino al mese di ottobre 2022.
E’ inoltre vero che il Tribunale di Reggio Calabria ha in alcuni casi negato l‘autorizzazione al pagamento di certi debiti tributari e di specifici emolumenti. Autorizzandone altri. Ma non è peregrino affermare che fino al 13 gennaio la società ha onorato, come ratificato dal Tribunale reggino, una serie di pagamenti (e) di debiti pregressi: quelli “funzionali a garantire la continuità aziendale”.
Altro punto controverso sono i famosi emolumenti relativi alle mensilità di novembre e dicembre 2022 da corrispondere ad alcuni calciatori ed a personale tecnico non più in forza alla società Reggina.
Sgombriamo il campo dalle strumentalizzazioni e dalla lettura con la lente “pregiudiziale” della Procura federale. Non è vero che il Tribunale in data 15.02.2023 ha dichiarato “immediatamente” pagabili quegli emolumenti. Ma è invece vero che li ha ratificati e autorizzati come “pagamenti futuri” al pari di quei debiti correnti di natura ordinaria che si verificheranno alla luce della gestione “amministrativa ordinaria”. Quindi quelle somme in definitiva sono state riconosciute come somme legittime da corrispondere, debiti da pagare, ma lasciando una sorta di discrezionalità alla società amaranto sul “quando”.
Oggi però la scelta economica della società, in merito ai pagamenti, è quello di effettuare quelli “necessari e/o funzionali alla continuità aziendale”. Solo questo né più né meno. Nessuna menzogna, nessuna bugia.
Linea peraltro coerentemente seguita anche dal Tribunale reggino, che con provvedimento del 16 febbraio 2023, rigettava l’istanza della società, relativa al pagamento dei debiti tributari e previdenziali pregressi da pagarsi entro il 16 febbraio 2023, ritenendoli non essenziali per la prosecuzione dell’attività di impresa. Ed anche qui nessuna menzogna, nessuna bugia.
Ma anzi, il Tribunale, in chiara antitesi con i dettami normativi federali, rigetta l’istanza della società amaranto ed afferma con forza la supremazia dell’ordinamento statale e di conseguenza la sua stessa supremazia sugli apparati calcistici federali.
Basterebbe “questa semplice lettura per assolvere la società Reggina da ogni addebito” Invece è arrivato l’ennesimo deferimento.
Ed anche nelle scadenze di marzo (le più contestate) la strada imboccata dalla Reggina è quella di seguire l’ordinamento statale, nonostante i lai “federali” rimarcati con forza nel dispositivo “sanzionatorio” vecchio e nel deferimento nuovo.
Tutta la canea scatenatasi su queste scadenze ha dimostrato quanta mala fede alberghi nelle menti di tanti a Reggio Calabria. E’ vero che la società ha chiesto solo il giorno prima, al Tribunale, di pagare gli emolumenti e gli oneri tributari e contributivi relativi al bimestre gennaio-febbraio 2023 e quelli antecedenti non pagati. Ma è altrettanto vero che il Tribunale ormai aspetta solo il piano finanziario (il concordato) e pertanto orienta la sua decisione ancora sui pagamenti ritenuti “essenziali”. E gli emolumenti dove erano compresi quelli “altri” non lo erano.
Pertanto a mio avviso bisogna che qui si comprenda che non ci fu nessun cortocircuito tra il Tribunale reggino e la società amaranto. Ma il corto circuito è stato solo interpretativo da parte del Tribunale Federale ormai assolutamente adagiato sulla tesi accusatoria della Procura Federale che ha letto se questa ennesima ratifica come una seconda autorizzazione al pagamento. Ma non si poteva autorizzare ciò che era stato già stato autorizzato.
E’ palese a questo punto, nel processo decisorio federale, il convincimento del mancato adempimento da parte della società amaranto di “quei pagamenti”.
Quando invece la società amaranto seguiva con coerenza ciò che era già evidente e il secondo pronunciamento del Tribunale, quello del 15.3.2023, confermava l’autorizzazione dei pagamenti in favore dei componenti della “Prima Squadra Reggina” e dei tesserati federali nonché il Fondo di fine carriera relativo componenti della “Prima Squadra Reggina” per i mesi di gennaio e febbraio 2023. Rigettava per il resto” (respingendo quindi il pagamento, immediato, degli emolumenti “estranei”).
Pertanto è evidente e assolutamente condivisibile l’ultima istanza presentata dalla Reggina in data 14/03/2023 che invece ad oggi ha creato non pochi danni di immagine e sportivi alla stessa società. Società che con quella richiesta si è fatta “parte diligente” e “chiarificatrice” consentendo allo stesso (Tribunale) di comprendere quel “conflitto” tra i due pronunciamenti.
Quindi la Reggina che si fa al contempo autorità di Giustizia (G maiuscola) ed in un certo senso coadiuva la stessa Autorità Giudiziaria in un percorso coerente secondo i dettami legislativi, impedendo un colossale abbaglio interpretativo ed un imbarazzo assai maggiore da parte della stessa Autorità giudicante.
Altro che bugie e menzogne. Ma solo verità e trasparenza di fronte alla legge. E caparbietà. Tanta caparbietà nel tutelare i propri interessi, e se me lo consentite, di tutta la tifoseria reggina e della stessa città, le vere vittima di questa incredibile ma purtroppo attuale vicenda sportiva e giudiziaria. Che tanta rabbia ha generato e con tanto coraggio sarà affrontata dalla società amaranto in tutte le sedi. Per vincere.
Perché non può finire cosi, statene certi. Io da parte mia ho già scelto.
Io sto con la Reggina e la sua dirigenza.
#Fino alla fine.
Giuseppe “Fossa” Criaco






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