A CHI ESITA dico: sosteniamola comunque questa REGGINA

Oggi ho visto  una squadra che merita, una squadra a cui bisogna dare fiducia, un mister e uno staff tecnico del quale ci fidiamo. A San Siro ci andiamo perché noi continuiamo a sognare”.

Ecco sta tutta qui l’essenza di Felice Saladini un trentenne che dalla piccola Calabria con i sogni ma sicuramente con una forza innovatrice straordinaria ha saputo trasformare la sua piccola azienda in una realtà economica consolidata e quotata in Borsa.  Supportato in talune operazioni finanziarie da professionisti di livello internazionale come lo studio Thymos Business & Consulting oppure lo studio Gianni Origoni & Partners.

Ma torniamo a quelle parole. Parole che la dicono tutta sulla coerenza e l’impegno che il Patron Saladini (e l’intera dirigenza amaranto stanno profondendo in questa avventura). E cosa si può rimproverare oggi a Felice Saladini,  un ragazzo di nemmeno quarant’anni che pur con tutti i suoi limiti, in poco più di un mese la scorsa estate ha dato nuovamente un futuro alla Reggina ed ha permesso alla città di continuare a permanere nel calcio che conta. Un capolavoro, poi, la formazione della dirigenza e la scelta della guida tecnica.

In pochi avrebbero scommesso nella ripresa della Reggina con una squadra costruita in tutta fretta, e senza alcuna preparazione. Ma i risultati hanno sostenuto gli undici amaranto fin tanto che la voglia, l’amore per questi colori da parte dei ragazzi e la condizione atletica hanno tenuto. Fino a due mesi fa.

Foto Fabio Urbini / LaPresse 26 Dicembre 2022 Ascoli, Italia –

Oggi si sta pagando un po’ il prezzo di quei mesi straordinari e la città ne soffre, il tifoso me soffre. La squadra ne soffre.

Ma io credo che con strategia, umiltà e pazienza (da parte di tutti) i risultati non potranno tardare. Sia ben inteso: risultati che devono servire solo a garantire una conclusione di torneo senza patemi e forse senza “sogni”. Troppo forte la concorrenza per questa squadra. Forse.

Quello che invece auspico a tutti noi, dirigenza compresa, è che da oggi, quindi, si deve diventare grandi e progettare. In un calcio sempre più impresa, in un campionato di serie B dove quasi la metà delle squadre sono partecipate da forze economiche straniere cui la Reggina non può nemmeno lontanamente accostarsi.

Progettare quindi il futuro, progettare un disegno tecnico, strategico e finanziario che veda coinvolto anche il settore giovanile; progettare insomma non una squadra per la Serie A ma una squadra di….. Seria A

Oggi, quindi, è necessaria quella simbiosi tra la città, tutta la città, e la Reggina. Totale, senza timori o polemiche. La Reggina è di tutti, si sosteneva nelle calde giornate di giugno scorso

Lasciamo i molti, forse troppi, illividirsi e macerarsi nella rabbia e nel rancore per i successi si questi ragazzi fino al dicembre scorso. Ma con lo sguardo fiero di chi sta iniziando a scrivere una nuova e soprattutto più pulita pagina di calcio, facciamo quadrato attorno alla Reggina.

Chiudo dedicando  queste mie righe A CHI ESITA, a chi sta perdendo la fiducia, a chi con il cuore gonfio di amarezza vede il sogno sfumare. E dico loro

Dici:

per noi va male. Il buio

cresce. Le forze scemano.

Dopo che si è lavorato tanti anni

noi siamo ora in una condizione

più difficile di quando

si era appena cominciato.

E il nemico ci sta innanzi

più potente che mai.

Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso

una apparenza invincibile.

E noi abbiamo commesso degli errori,

non si può negarlo.

Siamo sempre di meno. Le nostre

parole d’ordine sono confuse. Una parte

delle nostre parole

le ha stravolte il nemico fino a renderle

irriconoscibili.

Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?

Qualcosa o tutto? Su chi

contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti

via dalla corrente? Resteremo indietro, senza

comprendere più nessuno e da nessuno compresi?

O contare sulla buona sorte?

Questo tu chiedi. Non aspettarti

nessuna risposta

oltre la tua.

…………………………………………………………………………………………………………………………..(B. Brecht)

e la nostra risposta deve essere una e soltanto una: con il cuore a riveder San Siro.

Foto tratta da il Fatto Quotidiano

Giuseppe Criaco

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