(Aspettando) REGGINA MODENA. Ovvero l’imprevedibilità del calcio e le storie comuni delle due squadre.

di Peppe “Fossa” Criaco

Nel mese di settembre la Reggina si presentò al Braglia da capolista. Arrivava con una striscia di quattro vittorie consecutive ed undici reti tra Sud Tirol, Palermo, Pisa e Cittadella

L’undici di Inzaghi esibiva un calcio bello e vincente, con Menezfalso nueve” nel ricordo di Ferenc Puskass e di quellla Ungheria che negli anni cinquanta per prima utilizzó questa formula tattica.

Di contro il Modena veleggiava in acque agitate ed occupava con tre punti la parte bassa della classifica. Solo Venezia e Pisa stavano facendo peggio. Lo stesso mister Tesser era in discussione

Finì 1-0 per i canarini con gol di Diaw. Nonostante una gran partita degli amaranto, Per i gialloblu ed il loro tecnico fu la svolta che lentamente partita dopo partita ha portato oggi la squadra gialloblù in piena zona SERIE A. 

E’ un vento favorevole quello che accompagna, evidentemente, Attilio Tesser con la Reggina

Nel 2011 alla guida del Novara, in semifinale playoff, ebbe la meglio sugli amaranto, al Piola, solo al 90* con il 2-2 finale siglato da Rigoni per gli azzurri crociati. Fu l’anno della storica promozione in serie A.

Ma la vita non scrive sempre la storia due volte allo stesso modo. E sabato scende al Granillo un Modena completamente diverso da quello di settembre, mentre ad annaspare questa volta sono gli uomini di Inzaghi, cui il 2023 ha riservato, nonostante gli aggiustamenti del mercato di gennaio, solo tre punti e cinque sconfitte su sei incontri.

Oggi è la squadra emiliana che parte quasi con il favore del pronostico dopo quanto di buono (ed in dieci uomini) ha fatto vedere domenica scorsa con il Genoa e due settimane prima con il Cagliari di “Sir Claudio”.

Attilio Tesser e Filippo Inzaghi si ritroveranno ancora di fronte e per l’allenatore degli emiliani quella del Braglia del settembre scorso è stata la prima vittoria.

Due mondi e due percorsi calcistici, che hanno avuto un solo punto di contatto con Tesser sulla panchina del Novara e Pippo Inzaghi alla sua ultima partita con il Milan. E segnò il gol del 2-1.

Il calcio di Tesser “calciatore” è stato quello che va dalla metà degli anni 70 agli inizi degli anni 90. Terzino fluidificante Attilio Tesser allora gia interpretava a suo modo il movimento degli esterni difensivi di oggi. Era l’epoca in cui il pallone nazionale era un mondo per lo più autarchico. In quegli anni eravamo una delle poche federazioni europee che non accettava ancora la presenza di calciatori stranieri nei campionati. Erano gli anni della Juventus di Boniperti e Trapattoni, del Torino di Pianelli e di Radice, del Milan di Buticchi ma anche di Berlusconi e dell’Inter di Fraizzoli ma anche di Pellegrini e Moratti. Un calcio ancora scevro da Procuratori e Veline. Ed il tecnico di Montebelluna proprio con il Napoli di Beppe Savoldi, “giaguaro” Castellini e lo storico Bruscolotti raggiunse l’apice della carriera. Ma non fece in tempo a veder Armando Maradona.

Pippo Inzaghi, invece, cominciava a calcare le scene nazionali negli anni 90 a Piacenza (proprio mentre “spirava” il tempo di Tesser a Trento) ma il vero proscenio per Super Pippo fu il Tardini di Parma. Il Parma delle meraviglie di Nevio Scala e Calisto Tanzi. Prima di approdare alla Juve e poi la Milan di Berlusconi dove ha vinto praticamente tutto in Italia ed in Europa. Oltre ad un mondiale con la nazionale del 2006 ed un Europeo con l’Under 21 in Francia nel 1994. 

Due stili e due carriere da calciatori inevitabilmente diverse: più operaia quella del tecnico modenese, costellata di successi internazionali quella del tecnico amaranto. Ma identico lo spirito portato in panchina. Identico il carisma esercitato sui propri ragazzi. Quasi speculare il modulo di gioco che porta entrambi gli allenatori a spingere tre attaccanti tra le line difensive avversarie. 

Ma le analogie tra le due squadre vanno ancora più nel profondo fino a toccare anche la filosofia delle due proprietà. Quella della famiglia Rivetti con il Patron Carlo presidente e direttore creativo di Stone Island, noto marchio della moda.

Quella amaranto invece è la storia di un ragazzo “lamentino” che la scorsa estate con un salvataggio in extremis permise alla Reggina di rimanere ancorata al calcio che conta,

Ma se sicuramente non può essere la storia ad accomunarli,  centenaria per discendenza quella di Carlo Rivetti, più attuale ai tempi, quella di Felice Saladini e la sua Meglio Questo Spa,  è la visione che li rende simili e sintonizzati sulla stessa frequenza: quella di due portatori di futuro.

Visionari quando parlano e progettano un nuovo stadio, un nuovo calcio e la valorizzazione del centro sportivo quindi dei settori giovanili ed un radicamento sul territorio.

Idee progetti che vogliono andare oltre i novanta minuti, oltre il breve e intenso spettacolo del match. Ma vogliono essere visioni che vogliono far decollare progetti che rimangano, per costruire due “club non da Serie A, ma di Serie A” (cit) .

E tutto questo lo vedono entrambi in quell’ambizioso progetto triennale di cui parla patron Rivetti ed a cui fa eco Felice Saladini.  

Progetti, visioni ed idee che a Modena hanno compreso perfettamente. A Reggio Calabria a quanto pare non tutti.

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