Un sorprendente Venezia fa piccola piccola la vittoria del Genoa
C’era un tempo in cui sui campi da gioco aleggiava “Eupalla”, una divinità generata dalla spumeggiante prosa dell’indimenticabile Gianni Brera. Oggi al Marassi però è stata di scena la sorella capricciosa, Dispalla (copyright di Stefano Benni) che con le sue sghembe traiettorie e beffarda mano ha annebbiato la vista al portiere Joronen e rallentato i riflessi della difesa veneta mettendo le ali ai piedi, invece, al redivivo Coda. Regalando questi tre punti insperati che permettono al Genoa di agganciare la seconda piazza (in coabitazione con la Reggina). Mentre condannano oltremodo un Venezia sfortunato prima e colpevolmente rinunciatario nella ripresa.
Eravamo stati facili profeti nello scrivere, la settimana scorsa, che il girone di ritorno sarebbe stato un altro campionato e difatti anche stasera i valori visti in campo non rispecchiano le posizioni di classifica.
L’unica novità in casa genoana, è il ritorno dell’inossidabile Mimmo Criscito. Nessun cambiamento di rilievo per l’undici neroverdearancio.
Di fronte ad un gremito ma non esaurito Luigi Ferraris il Genoa parte alla caccia ai tre punti. L’avvio di studio è lento e farraginoso da parte genoana, tattico ed attento quello lagunare.
Le squadre si equivalgono e il 3-5-2 di mister Vanoli imbriglia le punte genoane in un denso e lattiginoso anonimato, sbarrando corsie centrali e laterali e disimpegnando con ordine e senza barricate. Per circa venti minuti non si avvistano punte genoane nei paraggi dell’area veneta. Il tentativo di Aramu deviato bene in angolo da un attento Joronen, alla mezz’ora, illude tutti i presenti.
É il segnale, invece, per la carica veneziana che da ora in avanti comprendendo la difficoltà del Genoa comincia a spingere sul versante di sinistra dove Hefti e Frendrup faticano a contenere le cavalcate di Haps e Busio, in quella che sembra una terra abbandonata dai genoani (il Gila porrà rimedio nella ripresa affidandone, nella ripresa, il presidio a Sabelli ristabilendo una sorta di legale controllo del campo rossoblù).
L’affanno dei padroni di casa su un giro palla degli ospiti protratto per qualche minuto è il preludio al quarto d’ora incandescente dei ragazzi di Vanoli, dove prima con Crnigoi si divorano un gol fatto, poi lo stesso Crnigoi complice la “guantata” di Martinez” scuote la traversa genoana irraggiando brividi fin sulla schiena del Gila che assiste accigliato all’ennesimo abbordaggio portato da Hups dove Dragusin salva tutto con la difesa genoana in evidente “bambola”. Il fischio con cui l’arbitro Miele manda al riposo interrompe l’apnea rossoblu.
Venezia superbo e autorevole nella seconda parte di tempo Genoa frenato e impacciato.
Dopo un rimescolamento tattico da parte di Gilardino (difesa a tre e l’ingresso di Sabelli) il taccuino del cronista, in questa ripresa resta desolatamente bianco; sporcato solo da ghirori e ragnatele disegnate per noia al pari di quelle che invece in campo hanno imprigionato l’estro della squadra di casa costringendola ad una sterile supremazia. Ma nulla più, eccezion fatta per un gol annullato ad Aramu in evidente offside.
Così la partita si trascina fino al minuto settanta quando fa il suo ingresso in campo Coda (con Sturaro) mentre Vanoli manda sotto la doccia la sua coppia d’attacco (con Johnsen e Jajalo in campo) per irrobustire la diga a centrocampo.
L’ingresso di Coda ha il merito di ridare energie e inventiva alla squadra rossoblù, come riconoscesse adesso in campo il suo leader.
E dopo soli cinque minuti dal suo ingresso, al minuto 71, è proprio Coda che colpisce a volo imbeccato da Frendrup, facile presa di Joronen. Ma Coda c’è.
Il campo lentamente viene occupato dal Genoa ora con più convinzione e per il Venezia si entra nell’area maledetta degli ultimi 15 minuti.
Nove i gol presi dall’undici di Vanoli in questo campionato tra il 75° ed il 90° minuto.
Così dopo qualche disimpegno non precisissimo da entrambe le parti solo i più avvezzi alla “calata degli dei possono avvedersi della presenza maligna Dispalla tra le linee dei lagunari. E’ un lampo, un amen, e la capricciosa dea accompagna la traettoria della sfera, dal piede di Dragusin alla sponda di Yalcin fino alla zampata finale di Coda proteggendola da qualsiasi intrusione umana (soprattutto della difesa del venezia resa ferma nell’occasione). E’ il Gol del Genoa. È il Gol vittoria di un Grifone che vince ma non vola.
Chi vola via invece è la capricciosa Dispalla lasciandosi alle spalle due squadre che penseranno a litigare fino alla fine dei sei minuti di recupero.
Per il Venezia è una punizione eccessiva per non avere avuto il coraggio di provarci.
Per il Genoa una vittoria senza brillare ma ottenuta con cinismo e con il mestiere del suo attaccante più pregiato (follia anche solo pensare di metterlo sul mercato). Una squadra che ormai ha trovato la sua quadra e sa far valere la sua qualità ed i suoi campioni. E lo farà fino alla fine.
Dal Luigi Ferraris è davvero tutto buonanotte.







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