Il Proprietario della Reggina pensa oltre: con la testa è lì, al domani

di Giuseppe Criaco

Distratti dal big-match di questa sera con il Bari ai più sono sfuggite le parole di Felice Saladini riportate ieri (16 dicembre) dal Web magazine “Calcio e Finanza”.

La Reggina chiude i conti con il passato e guarda al futuro” ha dichiarato il patron amaranto, aggiungendo che la nuova gestione (quindi la sua gestione) “si è fatta carico di oltre 20 milioni di debiti pregressi per evitare di mettere in difficoltà fornitori e lavoratori che non percepivano compensi già da tempo”. Ossigeno e linfa vitale, sebbene magari non nella sua interezza, in un territorio dove sono ben note le fragilità economiche e sociali.

Ma quello che mi ha colpito e su cui vorrei soffermarmi con tutti voi sono i tre concetti fondanti della filosofia di questo giovane imprenditore (che è bene ricordare ogni giorno con il suo Gruppo MeglioQuesto Spa affronta in Borsa “competitor” di statura mondiale).

I concetti sono “Etica e trasparenza”, “Digitalizzazione” e “Sostenibilità” nella gestione aziendale (anche della Reggina calcio). Concetti ed idee rivoluzionarie per un territorio che ancora oggi, e più che mai in tempo di globalizzazione e dopo due anni di pandemia, sconta un deficit economico devastante.

Ma l’idea rivoluzionaria dell’imprenditore calabrese, perché mai immaginata prima è quella di mettere la Reggina al centro di un progetto non solo sportivo e aziendale, ma anche economico, politico e sociale come “simbolo della rinascita di un territorio”. Insomma la Reggina volano per il futuro di tutto il territorio. Quindi il calcio come “medium”, veicolo, per lo sviluppo di una città e del suo indotto e la squadra non più solo “passatempo domenicale” ma modello ed emblema di un “fare sistema” imprenditoriale. Parole coraggiose e mai sentite prima.

E per comprenderne la portata avvenieristica, quando parla di “digitalizzazione e sostenibilità” (di una impresa), è sentirlo fare in un territorio che ancora oggi presenta ataviche arretratezze anche infrastrutturali. Eppure lui con la testa è già lì, al domani.

Digitalizzazione e sostenibilità che non vuol dire “solo” di eliminare la carta dagli uffici, ma significa riorganizzazione aziendale riguardo i suoi processi produttivi, strategici, e quelli volti anche alla formazione “digitale” di un personale che sempre più dovrà confrontarsi con realtà ormai internazionali. Ed infine, ma non ultimo, è il concetto di sostenibilità aziendale vale a dire “l’impegno di un’impresa di fare un business responsabile” salvaguardando le esigenze del pianeta (minimizzando il consumo delle risorse, sviluppando una mobilità elettrica e/o integrata, ridurre via via il carbonio pe passare ad una energia green) ma con un occhio attento al benessere economico e sociale delle persone (all’interno dell’azienda). Verso quello che in maniera poco romantica fino a qualche tempo fa veniva definito il Capitale umano.

Insomma leggendo bene tra le righe del patron amaranto si scopre un “modello” sconosciuto oggi in città. Un nuovo paradigma organizzativo e strategico che oggi, in un’economia di scala (e globalizzata), non solo sembra essere quello vincente, ma potrebbe essere la condizione ideale per attrarre capitali “altri” e quelle risorse comunitarie oggi messe a disposizione degli enti regionali e locali.

Idea feconda di visioni, che guardano al futuro (imparando dal passato). Straordinario viatico per le future generazioni, che altro non sono che i nostri figli e i nostri nipoti.

C’è “anche” tutto questo “dietro quelle bandiere”. Teniamolo a mente anche dopo uno scialbo 0-0 casalingo.

Con il cuore amici, a riveder ….san Siro

Annunci pubblicitari

Rispondi

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

In primo piano

Scopri di più da Albamaranto

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere